Wednesday, April 16, 2014

Rome 12 avril - PCm Italy declaration

pc 14 aprile - sul 12 aprile, comunicato proletari comunisti - PCm Italia

La manifestazione, l'assedio, gli scontri del 12 aprile hanno aperto la lotta effettiva contro il nuovo governo Renzi, ma non solo, contro Stato e padroni.
L'hanno aperta sui problemi reali delle masse: case, reddito, No Tav, No Muos, e contro quello che appare oggi il problema dei problemi, il jobs act del governo che vuole dare un colpo finale ai diritti dei lavoratori e instaurare una precarietà permanente fusa con la disoccupazione di massa.
L'hanno aperta con le forze per prime disponibili a scendere in piazza in una manifestazione nazionale, le forze già in campo con diverse iniziative di lotta a Roma ma non solo, rispetto al più ampio fronte sceso in piazza il 18 e 19 ottobre scorso.
Una manifestazione giusta e necessaria e anche tempestiva per fronteggiare la sfrenata demagogia, occupazione dei media di stampo totalitario, del nuovo governo del “giovane” Renzi al servizio della vecchia politica di sempre ed enfant prodige dei padroni di sempre, Confindustria, finanza, Coop, troika europea, ecc. Un governo che sta provando ad accreditarsi come governo “nuovo”, “veloce”, capace di cambiare, di liberarsi dalle pastoie parlamentari e partitiche e dalle concertazioni sindacali per rivolgersi direttamente alla gente cercando di usare i bisogni urgenti delle masse, prima di tutti il lavoro, la casa, un reddito per vivere.
Bisognava dargli subito un “pugno in faccia”. Senza aspettare i riti e miti della sinistra attendista o del sindacalismo di base così come lo conosciamo - e qui non parliamo delle lotte in corso sui territori, importanti e tenaci, come quelle degli operai della logistica da Milano, a Bologna a Bergamo, dei precari della scuola, dei disoccupati di Taranto, dei precari di Palermo, dei focolai operai da Piaggio a Termini Imerese, ecc., ma di quei gruppi dirigenti di “una manifestazione nazionale all'anno”, che ora santificano il 18 e 19 ottobre per rimandarci, caso mai, al 18 e19 ottobre di chissà quando.
Il “pugno in faccia” ci voleva ora come primo passo effettivo a cui ne potessero seguire altri (e non il primo passo strumentale, ipocrita di chi non vedeva l'ora di passare oltre per archiviare la manifestazione del 12 aprile ancor prima di farla).
La manifestazione come pugno in faccia a Renzi c'è stata eccome. Forse più di 20mila si sono ritrovati a Roma e sono partiti da Porta Pia, dove ci eravamo lasciati il 19 ottobre. Certo, in gran parte il movimento romano per la casa e il reddito, ma delegazioni piccole e grandi sono pur sempre venute da tutt'Italia, e non certo con la volontà di fare una “passeggiata” testimoniale ma per fare un passo avanti anche rispetto al 19 ottobre, se non nei numeri, nell'azione.
E questo c'è stato: la scelta del movimento di forzare piazza Barberini, di andare all'assedio tutti insieme del Ministero del Lavoro, di non accettare divieti e campagne di intimidazione, schieramento e blindatura della città stile G8, per arrivare dove bisognava arrivare.
Questo è il passo avanti rispetto al 19 ottobre, che bisogna salvaguardare come giusto e necessario per fare altri e meglio di passi avanti.
Il lancio di ortaggi, uova, oggetti non era neanche diretto ai vigliacchi in divisa che blindavano il Palazzo e che difendono ministrucoli come Poletti che santificano e vogliono esercitare la violenza sistemica della precarietà, del ricatto, dello schiavismo, ma proprio verso il Ministero come istituzione.
Certo, l'assedio aveva dei limiti, più in là non si poteva andare con le attuali forme di organizzazione di massa disponibili, ma bisogna continuamente che energie ribelli dentro la manifestazione possano complementarsi con l'azione di massa, possano far sentire che comunque le masse vogliono attaccare i Palazzi e che gli schieramenti di polizia non possono e non devono farci paura, perchè noi abbiamo ragione e loro hanno torto, noi dobbiamo vincere e loro prima o poi devono perdere.
L'attacco poliziesco, violento, volto a colpire tutta la massa della manifestazione, volto a calpestare le persone che cadevano, in maniera come sempre vigliacca, volto a cercare di fermare i compagni così come capita, ha trovato una buona resistenza con un elemento di aggiornamento, che non è per il folklore dei mass media ma per la funzionalità nello scontro con la polizia.
Questa manifestazione senza questa pagina non avrebbe raggiunto il suo scopo, non sarebbe stata un segnale forte e chiaro che il governo Renzi, Stato e padroni dovranno fronteggiare un'opposizione ancora più dura dei precedenti governi e che i loro provvedimenti non passeranno e, se passeranno, dovranno pagare un alto costo politico.
Per questo per noi la manifestazione è andata bene e serve per andare avanti, per costruire la continuità della lotta, per far crescere numeri, partecipazione, organizzazione – l'organizzazione è importante anche per resistere meglio a livello di massa alle cariche, cosa che questa volta non si è riusciti a fare, anche se il corteo si è comunque ricomposto ed è giunto alla fine.
Nessuno sottovaluti la nostra debolezza su questo fronte; non ci piace l'autoesaltazione dell'azione per l'azione che non comprende l'organizzazione e il coinvolgimento di massa come protagonisti nella lotta e nello scontro; è sbagliato essere autoreferenziali, nessuno di noi ha diritto di esserlo quando è dentro la costruzione di un movimento di massa e di un combattimento proletario con lo Stato.
Certo, ci serve un piano di lotta articolato per richiamare in servizio tutte le anime dell'opposizione; anche se non proprio tutte, è bene che qualche opportunista di troppo, qualche denigratore e liquidatore della prima ora si perda.
Ma soprattutto ci serve irradiare su tutti i posti di lavoro, sui territori, nei movimenti la necessità di porsi all'altezza dello scontro con il governo che “non vuole mediazioni” che non siano la demagogia para-dittatoriale messa in mostra tutti i giorni, mentre non solo ci tolgono le case, ma tolgono, come barbari criminali con l'odioso “decreto Lupi”, luce, acqua a chi occupa, come vile violenza quasi razzista verso le masse senza casa che sono molto spesso masse immigrate; o che pretende di ridurre il reddito a chi non ne ha e vuole trasformarci tutti in una massa di precari e disoccupati in lotta tra di noi; che a chi chiede case e lavoro risponde che la “democrazia” è la polizia.
Non è dato a chi lotta realmente, a chi vuole fino in fondo rovesciare il jobs act, il governo e lo Stato, crearsi falsi problemi e immergersi in un autodibattito o in una riflessione fatta spesso di presunti “massimi sistemi” - tanta parte del dibattito su “l'Europa” e “fuori dall'Europa” è aria fritta.
Proletari e masse combattono nell'Europa imperialista contro il governo imperialista italiano al servizio dello “spazio al sole” dei padroni italiani e contro il loro Stato.
E' questo che dobbiamo spazzare via con la lotta di classe, la rivolta proletaria e popolare, la rivoluzione proletaria e socialista nel nostro paese.
Le elezioni europee devono essere occasione per “disturbare il manovratore”, la nostra campagna elettorale è il boicottaggio attivo, “la lotta e non il voto”, contro tutti i difensori dell'Europa imperialista e contro tutti i partiti che si presentano per disputarsene la rappresentanza.
Non sono “NO euro”, “No Europa” le nostre parole d'ordine, queste le lasciamo alla destra reazionaria e alle chiacchiere di chi si dissocia poi dagli scontri, ma lavoro, case, reddito, diritti, No Tav, No Muos, No Taranto inquinata e sfruttata da padron Riva, ecc., come parte del ”programma” della lotta per il potere proletario, unico in grado di garantirli realmente.
Che l'assedio continui e si estenda dovunque.
Che ognuno dia il massimo per fare più e meglio di Roma 12 aprile nella partecipazione di massa e nello scontro.
Verso Torino e ben oltre.
Libertà per tutti i compagni arrestati del 12 aprile come di tutte le altre battaglie: “insieme si parte insieme si torna!”.

aprile 2014

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