Sunday, November 4, 2018

Italy - against international conference in Palermo for Libia


 
Cartel Joseph Renau

Contro la Conferenza Internazionale imperialista sulla Libia, 12/13 novembre a Palermo

Il 12 e il 13 novembre si terrà a Palermo la Conferenza internazionale sulla Libia. L’imperialismo italiano lavora da tempo con incontri “frenetici e forsennati” per organizzare questo evento.
Infatti, gli attuali esponenti del governo fasciopopulista, e cioè il finto presidente del Consiglio Conte e il viceministro Salvini in particolare hanno viaggiato in Libia in questi mesi sulla scorta delle iniziative intraprese dall’ex ministro imperial/fascista Minniti del governo precedente, incontrando esponenti del governo libico riconosciuto dall’Onu, quello di Serraj, definito governo legittimo e che occupa la Tripolitania, ma anche Haftar, che occupa l’altra metà del Paese, la Cirenaica.
La mossa pressante del governo italiano, dopo il fallito tentativo della Francia di imporre la sua “road map”, il suo piano, è fatta per provare a diventare il “rappresentante” ufficiale nel Mediterraneo, e nel mondo, della Libia, (“Ed è chiaro che il ruolo da protagonista lo deve tenere l'Italia” ha detto Di Maio) considerandola di fatto propria colonia, e da questo punto di partenza, “trattare” con tutti i paesi imperialisti, e con i governanti della Libia per assicurarsi il controllo del Paese, nella sostanza per il controllo degli enormi giacimenti di petrolio e gas del paese.
Per l’imperialismo italiano è così chiaro che si tratta di colonia che Conte, per darsi una parvenza di correttezza, ha sentito la necessità di affermare che si tratta di una "Conferenza per la Libia e non sulla Libia"!
Ma non bastano certo le parole a nascondere i veri motivi di urgenza di questa Conferenza per l’imperialismo italiano  che è legata a diversi fattori:
- nella sua ricerca spasmodica di un “posto al sole”, dentro l’attuale crisi economica mondiale in cui
si acuiscono le contraddizioni tra i diversi paesi imperialisti, in cui ogni paese deve allargarsi quanto più possibile a scapito degli altri per conquistare materie prime, sbocco per le proprie merci e
influenza politica e militare, l’imperialismo italiano ha bisogno di consolidare le proprie posizioni allargando il controllo su questa area, e in questo si sente agevolato dalla storia delle relazioni con la Libia, dalla sua vicinanza.
L’imperialismo italiano è già pesantemente presente in Africa: investimenti diretti passati da 13 a 23 miliardi nel giro di pochi anni; nel 2017 altri nuovi investimenti per 10,3 miliardi (la metà di tutti gli investimenti dell’Unione Europea, 22 miliardi); in Libia c’è l’Eni, l’Unicredit, Leonardo, Retelit, Ubae (Unione delle banche arabe ed europee di diritto italiano)… e il ministro fasciorazzista Salvini dice infatti che sarà l’economia a Palermo la questione principale e “sviluppo economico, antiterrorismo, contrasto all’immigrazione clandestina e cooperazione tra i due Paesi”.
Economia e contrasto all’immigrazione! Senza tanti giri di parole!

Ma la complessità della gestione di questa situazione, che ha tirato in ballo l’Onu, con un suo piano, prevede l’intervento di tutti i paesi “interessati” alla “stabilità” e alla “sicurezza” nel mondo, con la conseguente scelta più o meno palese del “cavallo” su cui puntare, Serraj o Haftar (questo sostenuto apertamente da Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, e in maniera "sotterranea" dalla Francia). Alla Conferenza sono stati infatti invitati: Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Francia, Germania, Spagna, Marocco, Tunisia, Gran Bretagna, Canada, Ciad, Algeria, Cina, Giordania, Malta, l’Unione Europea, rappresentanti dell’Onu, della Lega araba e dell’Unione africana, e ognuno vorrà il proprio tornaconto.
I paesi imperialisti che fanno parte dell’elenco sono il fior fiore di paesi assassini, impegnati in nuove corse agli armamenti e aumento delle spese militari, in guerre non dichiarate in cui muoiono milioni di persone, e milioni vengono costrette all’emigrazione, e si perdono in nuovi campi di concentramento, sono i diretti responsabili della distruzione della Libia ridotta a brandelli dal 2011: non si può pensare nemmeno per scherzo che possano dare una “soluzione” positiva… ogni “equilibrio”, ogni “stabilità”, ogni “avvio del processo di pace e democratizzazione del paese con nuove elezioni” è impossibile sotto il dominio della borghesia imperialista.
In questo momento l’Africa, forse più di altre aree del mondo, è più sensibile di altre visto che si tratta di un continente verso cui tutti gli imperialismi stanno elaborando teoria e pratica di azione, un continente ricco di materie prime, di una enorme popolazione giovane, di aree da trasformare in fonti di produzione agricola o in nuovi distretti industriali di lavoro a basso costo.
E la Conferenza, visti gli attuali assetti e l’attuale contesto mondiale non produrrà assolutamente nulla di quello che viene sbandierato perché ognuno proverà a trarre il massimo per sé, per il proprio imperialismo, o per un aiuto sostanziale a consolidare le proprie posizioni nell’area.
Fino a questo momento si procede spesso con “guerre per procura”, sostenendo i propri referenti, cioè, per esempio per la Libia le diverse tribù di cui è composta, ma niente esclude che in caso di necessità si mettano gli “stivali sul terreno” con un intervento  militare diretto, come è stato nel 2011 o come per esempio fa la Francia da sempre.
In questo senso, la scelta di Palermo, della Sicilia, conferma, ancora una volta, la sua centralità nel Mediterraneo. La Sicilia è progressivamente diventata una grande piattaforma militare piena di armi convenzionali e nucleari, di basi militari, Sigonella e aeroporti civili trasformati in militari come Trapani e Palermo, strumenti di controllo delle telecomunicazioni militari come il radar di Marsala e il Muos di Niscemi. Insomma, un’isola, che mentre viene stretta dai gravissimi problemi della disoccupazione, della povertà, dell’emigrazione, dello Stato-mafia, dell’inquinamento, della mancanza di servizi, dalla sanità alla scuola, si riempie di armi, di morte e distruzione e dalla quale partono azioni di guerra con e senza droni.
La Conferenza (per la cui “riuscita” e “messa in sicurezza” saranno utilizzati 10.000 militari armati di tutto punto, per cui sarà sequestrata una intera città per due giorni, limitando diritti e libertà di movimento) quindi approfondirà lo scontro in atto, sia a livello di superficie o profondo tra i vari “partecipanti”, che davanti al bellissimo mare di Palermo si stringeranno le mani tra sorrisi, che si tradurranno in più dolore e oppressione per le masse libiche innanzi tutto e africane più in generale, per le masse di migranti che continueranno a trovare la morte lungo le vie, in mare o nei “moderni” campi di concentramento in Libia o in Italia.
In nome della “stabilità” dell’area, e degli eventuali “accordi” saranno chiesti ulteriori sacrifici alle masse dei paesi imperialisti: si dovranno restringere ancora di più alcune “libertà democratiche”, avanzerà ancora di più il moderno fascismo, e in termini finanziari soprattutto per le necessità imposte dalla guerra.
È necessario mostrare tutta l’opposizione possibile a questa Conferenza il cui esito non farà altro che approfondire guerra sfruttamento disastri umanitari sociali e ambientali.

Contro l'intervento imperialista in Libia del governo fascio-razzista italiano, e di tutti i paesi imperialisti
Solidarizziamo con i proletari e popoli in lotta
Lottiamo per la chiusura di tutte le basi Usa Nato sul territorio
Sosteniamo i migranti con l'accoglienza: per la libertà di circolazione, per la chiusura di tutti i nuovi campi di concentramento per migranti

Circolo proletari comunisti Palermo

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