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Indonesia Continua lo sciopero dei minatori iniziato il 15 settembre scorso. Un gruppo di uomini non identificato il 17 settembre ha aperto il fuoco verso alcuni scioperanti che si trovavano di fronte alla miniera d'oro e rame di Grasberg, uccidendo tre persone e ferendone un'altra. La miniera, che si trova nella parte est di Papua, è una delle più grandi del mondo ed è gestita dal gruppo Freeport-McMoran. I minatori hanno iniziato a scioperare il 15 settembre scorso: l'unione dei lavoratori ha dichiarato che lo sciopero verrà revocato solamente quando le sanzioni contro i lavoratori verranno eliminate. Inoltre, gli scioperanti chiedono un aumento di stipendio: al momento, i minatori indonesiano guadagnano 3.50 dollari l'ora, appena un quinto di quanto guadagnano i minatori delle miniere gestite dal gruppo Freeport-McMoran nel resto del mondo. I minatori chiedono di portare a 7 dollari la paga oraria.La Freeport offre un aumento del 30%. Ancora non si sa se la sparatoria che ha portato alla morte di queste tre persone sia collegata allo sciopero. lo scorso 10 ottobre, inoltre, altri due minatori in sciopero sono stati uccisi in seguito a degli scontri con la polizia. Il 31 ottobre è stata aperta una inchiesta per corruzione, grosse somme di denaro sarebbero state pagate dalla direzione della Freeport-McMoran alla polizia per portare avanti azioni violente per intimidire gli operai in sciopero.Cina Negli ultimi dieci giorni 29 minatori hanno perso la vita in seguito ad una esplosione in una miniera nel sud della Cina. Altri 50 minatori sono rimasti intrappolati in seguito ad un’altra esplosione e nonostante molti siano stati salvati c’è ancora molta confusione sul reale numero dei dispersi Il comunicato ufficiali parla di otto minatori morti,tuttavia le autorità cinesi non sembrano avere neanche molto chiaro l’esatto numero di operai presenti in miniera al momento dello scoppio. Egitto: legge antioperaia La rivoluzione egiziana avvenuta quest'anno ha fornito un barlume di speranza ispiratrice per consentire finalmente ai lavoratori di formare sindacati indipendenti e democratici e di aderirvi. Ma ora tutto ciò è a rischio. Il governo ad interim ha approvato un decreto che vieta gli scioperi, mentre ancora non è stata promulgata una legge sul lavoro che garantisca ai lavoratori i loro diritti alla libertà di associazione e alla contrattazione collettiva, in conformità con le norme internazionali del lavoro. Tale legge permetterebbe ai lavoratori egiziani di avere una voce in capitolo nella lotta ai salari bassi e alle pessime condizioni di lavoro che si trovano a vivere, e di chiederne conto al proprio governo. Per favore dedica un minuto per sollecitare il primo ministro egiziano a promulgare immediatamente una legge sul lavoro. Turchia: Lavoratori del cuoio licenziati per aver 'occupato' la fabbrica Savranoglu Leather and Kampana Leather sono due fabbriche di proprietà dello stesso imprenditore. La Savranoglu si trova a Smirne e la Kampana si trova a Istanbul. Per oltre 6 mesi il sindacato Turco Deri-Is ha portato avanti una lotta intensa contro gli atteggiamenti antisindacali del datore di lavoro. Nel maggio 2011 Deri-Is organizzò i lavoratori della fabbrica Kampana - e il datore di lavoro licenziò 16 lavoratori. I lavoratori avviarono quindi un picchetto che dura da oltre 220 giorni. In seguito, il datore di lavoro spostò la produzione a Smirne, ma il sindacato organizzò i lavoratori delle 3 diverse società che operavano contemporaneamente nella fabbrica. Allora il managemente della società licenziò 3 lavoratori che, anche lì, cominciarono un picchetto di resistenza. Successivamente il datore di lavoro decise di chiudere lo stabilimento di Smirne e invitò i lavoratori ad andare ad Istanbul. Pensava che i lavoratori non avrebbero lasciato la propria famiglia. Ma per salvare il loro potere organizzativo, 38 lavoratori accettarono l'esilio e arrivarono ad Istanbul il 3 ottobre. Il datore di lavoro lasciò loro nemmeno un giorno libero per trovare un posto dove abitare. Così i lavoratori furono costretti a non lasciare la fabbrica per una notte. Allora il management affermò che si trattava di un'occupazione e cercò di provocare l'intervento delle forze di polizia. Ma la polizia non intervenne, perché se l'avesse fatto ci sarebbe stato uno sciopero generale in tutto il Distretto. Il 13 ottobre il datore di lavoro ha licenziato 36 lavoratori senza indennità di fine rapporto sostenendo che avevano occupato l'impianto di Istanbul. Inoltre, ha cercato di riaprire l'impianto di Smirne, cambiando nome alla fabbrica. I lavoratori in esilio sono tornati a Smirne per continuare la resistenza e stanno impedendo la produzione della "new company". La situazione è gravissima. I lavoratori soffrono di malattie causate dalle sostanze chimiche, e non ci sono misure per la tutela di sicurezza e salute. L'orario di lavoro è lunghissimo, fino alle 2-3 del mattino. Percepiscono il salario minimo che è di 220 euro al mese. Inoltre il datore di lavoro avvelena l'ambiente versando prodotti chimici nel terrenoRussia Gli operai dello stabilimento automobilistico Ford, nei pressi di San Pietroburgo, sono scesi in sciopero contro i carichi di lavoro e la mancanza di un adeguato tempo di riposo. In particolare i pesanti carichi e i ritmi di lavoro hanno spinto il 75% dei 450 operai dello stabilimento della Ford Motor Company a scioperare nel turno notturno del primo novembre. Lo stabilimento ha aperto nel 2002 divenendo in Russia il primo stabilimento automobilistico completamente nelle mani di una multinazionale straniera.
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