1 maggio 2012 - Per uscire dalla crisi
del capitalismo la rivoluzione proletaria è l'unica
soluzione!
"Il sistema
borghese è diventato troppo stretto per contenere le ricchezze da esso create.
- In che modo la borghesia supera le sue crisi? Da un lato, distruggendo con la
violenza una massa di forze produttive; dall’altro, conquistando nuovi mercati
e sfruttando ancora più a fondo le
precedenti. A cosa conduce questo? A preparare crisi più generali e più
temibili e riducendo i mezzi per prevenirle. Le armi che la borghesia ha usato
per distruggere il feudalesimo si ritorcono oggi contro la borghesia stessa.
Ma la borghesia non ha
solo forgiato le armi che la porteranno alla morte, ha prodotto anche gli
uomini che impugneranno quelle armi, la moderna classe operaia, i
proletari."
Karl Marx e Friedrich
Engels, Manifesto del partito comunista, 1847
165 anni dopo la sua prima pubblicazione, questa citazione
oggi acquista il suo pieno senso. Essa ci permette di capire la situazione
nella quale si trovano il proletariato e in maniera più ampia gli strati
popolari in tutti i paesi, indipendentemente dal tipo governo: nascosto sotto
una dittatura dissimulata, una democrazia borghese o una dittatura brutale.
La borghesia imperialista ricerca il massimo tasso di profitto
e usa la crisi per ristrutturare il sistema di produzione a questo scopo.
All’interno di ciò, le classi dominanti nei paesi oppressi cercano di mantenere
e se possibile di aumentare la loro quota di surplus. Tali ristrutturazioni
colpiscono tutti i paesi e laddove sono delocalizzate le industrie per la
classe operaia e le masse popolari significano: chiusura degli impianti, tagli
salariali, disoccupazione, debito, povertà, ecc. Ma laddove si trovano le nuove
fabbriche, ristrutturazione significa: appropriazione di terre, espropriazione
degli agricoltori locali, sfruttamento frenetico, salari da fame, inquinamento
dei luoghi di vita, ecc.
Le classi dirigenti usano l'apparato dello Stato per
reprimere le lotte e impedire al proletariato e alle masse di passare alla
rivolta e di organizzarsi per la rivoluzione.
Ovunque lo Stato è sempre più uno stato di polizia, che
mette la popolazione sotto sorveglianza, la blocca, la reprime.
Che sia di "sinistra" o di destra, nessuna frangia
della borghesia è in grado di risolvere la crisi. Ciò sta allargando il passo
al fascismo che avanza in modo mascherato e si costruisce passo dopo passo con
forza demagogica populista, che si appoggia alla crisi economica per avanzare.
Quando arriverà il momento, mostrerà il suo vero volto e difenderà nella
maniera più aggressiva gli interessi del capitale finanziario. Inoltre, la
concorrenza tra i diversi blocchi monopolisti solleva la questione della
spartizione dei mercati e quindi in prospettiva di nuove guerre.
La natura di classe dello Stato è la questione centrale. La
forma che assume è solo una questione accidentale. Lo scopo dello stato è
quello chiaramente di servire gli interessi della classe dominante, vale a
dire, oggi della borghesia imperialista e/o della borghesia compra
dora-burocratica e dei latifondisti nei paesi oppressi - e cioè di una infima
minoranza rispetto alla stragrande maggioranza degli uomini, delle donne e dei
bambini sfruttati in tutto il mondo. Con la crisi, questo ruolo sta diventando
più chiaro agli occhi delle masse. La questione centrale di ogni rivoluzione è
dunque quella di distruggere "da cima a fondo" l'apparato statale e,
successivamente, di costruire sulle sue rovine un nuovo stato, radicalmente
diverso, con l'obiettivo di costruire il socialismo in direzione del comunismo.
In altre parole, l'unica risposta alla crisi è una rivoluzione!
Oggi, il proletariato e le masse popolari lottano e si
rivoltano nei diversi paesi del mondo. Questa rivolta si esprime in modi
diversi modi e assume forme differenti: scioperi generali, lotta contro il
carovita, contro i licenziamenti, per l'occupazione, contro la discriminazione
sindacale, per il diritto alla terra, per difendere l'ambiente, per
l'occupazione degli alloggi sfitti e delle terre, ribellioni dei giovani contro
la violenza della polizia e contro una vita senza lavoro e senza futuro, lotta
delle donne, ecc.
Nei paesi arabi, dopo le rivolte senza direzione
rivoluzionaria, le classi dominanti e l'imperialismo in nome della
"democrazia", recuperano la situazione e continuano lo sfruttamento
del popolo contrastando la continuazione del processo rivoluzionario. La
protesta è stata sia deviata dagli interventi imperialisti, dalle forze
reazionarie, dai riformisti laici o religiosi, sia repressa nel sangue.
Nei paesi oppressi del mondo arabo, così come in tutti i
paesi coloniali e semicoloniali, è diventato sempre più importante sviluppare
la rivoluzione di nuova democrazia, come parte della rivoluzione socialista.
Il movimento degli indignati e quello "Occupy" nei
paesi imperialisti è il riflesso delle massicce “scatole piene” della
popolazione, ma non mette in causa il sistema per distruggerlo.
Queste lotte proletarie, queste rivolte non sono
rivoluzionarie in sé, ma sono un primo passo nel progresso delle masse verso la
necessità della rivoluzione. Ma è importante smascherare la via e l’illusione
di un cambiamento pacifico, alternanza, elezioni truccate.
I comunisti di oggi, i maoisti, devono partecipare e
gradualmente assumere un ruolo guida del movimento, costruendo la forza
rivoluzionaria del proletariato sul piano ideologico, politico e organizzativo,
vale a dire i tre strumenti indispensabili della rivoluzione: il Partito
Comunista maoista, il Fronte Unito Rivoluzionario, la forza armata, secondo la
specifica situazione.
Bisogna lottare contro i riformisti, i revisionisti e gli
opportunisti che portano avanti lotte e rivendicazioni con uno spirito
conciliatorio nei sindacati e nelle organizzazioni di massa esistenti e offrono
solo "soluzioni" nel quadro del sistema capitalista e imperialista,
seminando l'illusione tra le masse che la via elettorale, la via pacifica,
possa essere la via per il proletariato e le masse popolari per uscire dalla
crisi. Si presentano come un ostacolo allo sviluppo della lotta di classe,
all'organizzazione della classe operaia e delle masse popolari per la
rivoluzione.
Dal lato del potere, i reazionari utilizzano le differenze
di origine, di religione, il razzismo, per dividere il proletariato, la classe
operaia e le masse popolari al fine di mantenere il potere.
Nel mondo è necessario far conoscere e sostenere le guerre
popolari, come punta avanzata della lotta contro l'imperialismo in crisi.
La guerra popolare in India guidata dal partito comunista
maoista resiste con successo ai potenti attacchi del nemico e riesce ad
espandersi e progredire. La Guerra popolare si sviluppa nelle Filippine sotto
la guida del PCF che si richiama al maoismo. In Perù, continua nonostante
l'attuale corrente liquidazionista. In Turchia, la lotta rivoluzionaria guidata
dai maoisti avanza in conformità con la strategia della guerra popolare. In
altri paesi, si sta preparando per nuove iniziative e nuovi avanzamenti.
Bisogna lottare in un processo di sviluppo ineguale per
porre fine al sistema capitalistico su tutta la terra e costruire un nuovo
mondo libero dallo sfruttamento, dall'oppressione dei popoli, dalle guerre
assassine, per un mondo socialista e comunista.
Bisogna lavorare per ricostruire l'organizzazione
internazionale dei comunisti nel mondo, sulla base del
marxismo-leninismo-maoismo applicato alla concreta realtà di oggi, per
sviluppare insieme la lotta per la rivoluzione e marciare verso
un’Internazionale comunista di nuovo tipo.
Viva il 1° Maggio Internazionalista!
Viva l'internazionalismo proletario!
Partito Comunista dell’India (M-L) [Naxalbari]; Partito
Comunista (maoista) di Afganistan; Partito Comunista maoista – Francia; Partito
Comunista maoista – Italia; Partito Comunista Maoista di Manipur; Partito
Comunista Maoista – Turchia e Nord Kurdistan; Partito Comunista Rivoluzionario,
Canada; Comitato di Lotta Popolare Manolo Bello, Galizia (Spagna); Comitato per
la Fondazione del Partito Comunista (Maoista), Austria;
Marxisti-leninisti-maoisti di Marocco; Movimento Comunista Maoista, Tunisia; Organizzazione
Comunista Maoista, Tunisia; Organizzazione degli Operai di Afganistan (M-L-M),
Revolutionary Praxis, Gran Bretagna; Servire il Popolo, Occitania (Francia);
Democracy and Class, Galles (Gran Bretagna)
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