Il 12 ottobre scorso i compagni di
proletari comunisti PCm Italia di Palermo, come preannunciato, hanno organizzato
una iniziativa in occasione del XX anniversario del “discorso della
gabbia” del 24 settembre 1992 tenuto dal Presidente Gonzalo,
dirigente del Partito Comunista del Perù, dopo la sua cattura da
parte del regime peruviano avvenuta il 12 settembre 1992.
L'iniziativa è stata introdotta
brevemente con un saluto particolare ai compagni dell'Associazione
Nuova Democrazia venuti per l'occasione in Italia, all'interno di un
più ampio giro di iniziative simili in Europa: Svezia, Germania...
E' stato ricordato che questa
iniziativa, che parte dal “discorso della gabbia”, era una
occasione per ragionare su una “esperienza viva”, quella della
guerra popolare in Perù durata 12 anni... e che per i compagni di
proletari comunisti/Pcm i contributi di questa gp e della sua massima
direzione, il presidente Gonzalo appunto, sono così importanti che
sono stati inseriti nelle tesi. Contributi da affermare, ma niente si
afferma senza lotta, tutto quello che serve alla lotta del
proletariato, l'insieme delle nostre conoscenze nel mondo utili alla
rivoluzione si deve conquistare con battaglie quotidiane e si devono
difendere i risultati ottenuti, tanto più perché la borghesia
quotidianamente combatte per farli dimenticare, perché ha sempre
paura del proletariato organizzato e con le idee chiare; si tratta in
questo caso di un contributo concreto per la lotta anche contro i
paesi imperialisti.
E la raccolta e la condivisione
dell'informazione che la borghesia non dà e non ha interesse a dare
fa parte di questa battaglia ed è un'arma per i proletari: per fare
solo un esempio, non solo riguardo al Perù, ma di ciò che succede
in India, un paese di più di un miliardo di persone dove la guerra
popolare dilaga non si sa praticamente niente.
Il compagno di Nuova Democrazia ha
innanzi tutto valorizzato le dichiarazioni che ci sono state in
questa occasione del XX... Colombia, Ecuador e il lavoro in sintonia
con il Pcm come sempre al servizio della rivoluzione mondiale... e ha
iniziato l'intervento con un excursus della storia della battaglia in
Perù per la costruzione del partito della rivoluzione, a partire dal
suo fondatore, Mariategui e poi con il suo continuatore, il
presidente Gonzalo e ha inserito questa iniziativa all'interno di
quella più ampia della campagna a sostegno della guerra popolare in
India, affermando che la chiave per la comprensione di tutto questo è
la guerra popolare.
A proposito del discorso della gabbia
il compagno ha ricordato che il 1992, l'anno della cattura del
presidente Gonzalo, è l'anno in cui la controffensiva reazionaria
raggiunge livelli alti, l'imperialismo era all'attacco dei paesi del
terzo mondo per spartirsi il bottino e il presidente Gonzalo diceva
che “il bottino siamo noi”, i paesi del “terzo mondo”, e
quello che devono fare i popoli è respingere questo attacco.
Nel 1996, infatti, anche grazie ai
contributi della guerra popolare in Perù, si scatena la guerra
popolare in Nepal. Nel 2004 in India, con l'unificazione di diversi
gruppi, nasce il Partito Comunista dell'India-maoista e la guerra
popolare si infiamma ancora di più.
La borghesia tenta di nascondere la
concezione delle guerre popolari che il presidente Gonzalo invece
riafferma proprio nel suo discorso perché sono le masse che fanno la
storia e il peso dei paesi oppressi nel mondo è quello decisivo: a
proposito dell'India in questo senso il presidente Gonzalo già nel
1980 sottolineava l'importanza della guerra popolare vista
l'immensità della popolazione. Il compagno ha continuato
sottolineando alcuni dei più importanti contributi del presidente
Gonzalo che ha sempre dichiarato che la rivoluzione in un paese
particolare si deve pensare al servizio della rivoluzione mondiale; e
in questo senso anche il significato di questa iniziativa di oggi sta
proprio in questo concetto, qui a Palermo come altrove la lotta
particolare è legata alla lotta mondiale...
E, per riprendere l'excursus storico,
il compagno ha detto che proprio qui in Italia José Carlos
Mariátegui, il fondatore
del Partito Comunista del Perù, ha sposato una italiana e anche le
idee rivoluzionarie del proletariato italiano e ha dato le basi alla
costruzione del partito in Perù, dove infatti cominciò, una volta
tornato, una lotta attraverso la rivista Amauta per sconfiggere tutte
le altre posizioni non rivoluzionarie presenti nel movimento
peruviano, fondando il PCP nel 1928: purtroppo subito dopo il
compagno muore e il partito cade nelle mani dei revisionisti e ci
resta fino all'incirca agli anni '60, quando con una dura lotta nel
partito, maneggiando correttamente la lotta tra le due linee il
Presidente Gonzalo guida la frazione rossa e nel 1964 insieme alla
maggioranza riesce ad espellere i revisionisti dal partito. Gonzalo
pratica ciò che ha appreso dalla rivoluzione culturale di Mao contro
il partito revisionista di quegli anni che cerca di separare i
principi ideologici da quelli organizzativi e si divide in varie
frazioni: Gonzalo dirige la frazione rossa, ricostruisce il partito
comunista del Perù riprendendo Mariátegui
come base proprio in dura lotta contro il revisionismo e il
liquidazionismo.
Questa base di analisi era la
concezione della funzione dei contadini già analizzata da Mariátegui
ma che non era riuscito a sviluppare anche perché non c'era ancora
la conoscenza della lotta di Mao. Gonzalo riprende Mariátegui,
ricostruisce il partito e sviluppa la concezione di Mao su questo
punto.
Nel 1966 quando ancora si parlava di
“pensiero di Mao”, la frazione rossa guidata da Gonzalo assume il
maoismo e nel 1979 decide l'inizio della guerra popolare.
Nel maggio 1980 il PCP dà inizio alla
guerra popolare, iniziando a lottare per distruggere il vecchio
potere e instaurare il nuovo potere attraverso i comitati popolari
per la rivoluzione di nuova democrazia, per il socialismo e il
cammino fino al comunismo.
Per il presidente l'inizio della guerra
popolare ha un significato fondamentale dato che significa
l'applicazione del maoismo, ma anche di un nuovo partito e della
lotta fra le due linee all'interno di questo partito. Contro i
revisionisti che fanno di proposito confusione tra revisionismo e
rivoluzione pensando che possano coesistere differenti frazioni: il
partito è la contraddizione vivente e deve superarla, non può
essere revisionista e marxista allo stesso tempo.
Con la guerra popolare dunque il
maoismo ha piena valenza e vigenza; essa mostra l'universalità del
maoismo: dopo l'Urss revisionista e la Cina revisionista appare la
guerra popolare in Perù (e i compagni dell'allora organizzazione
Rossoperaio hanno sostenuto e condiviso questa impostazione) Il
presidente Gonzalo dopo due anni di guerra popolare lancia la
campagna per il riconoscimento del maoismo come terza tappa del
marximo-leninismo. Tutto questo viene approvato nei documenti del
partito di allora (III Plenum): universalità del maoismo, della gp
anche nelle metropoli; questa affermazione è invece negata da
Avakian.
Un altro concetto, affermato dal
presidente Gonzalo in contrasto con i revisionisti, è quello del
capitalismo burocratico, la cui analisi era già in parte stata
iniziata da Mariategui ma perfezionata da Mao. In Perù i riformisti
partono dalla riforma agraria come risolutrice dei problemi dei
contadini, ma ci sono state ben tre riforme agrarie prima della
guerra popolare, e non hanno risolto niente.
L'analisi del Perù come paese
semifeudale e semicoloniale è fondamentale, dice il presidente
Gonzalo, per comprendere fino in fondo lo sviluppo del Perù aspetto
importante per definire il tipo di guerra da sviluppare.
Il nostro impegno, ha concluso il
compagno, sta nel continuare la lotta tenendo conto del fatto che il
problema della guerra popolare è il problema del partito.
A questo punto i compagni in sala hanno
fatto domande tra cui ne citiamo una sulle circostanze dell'arresto
del Presidente, che si trovava in quel momento a Lima: se questo non
potesse essere addebitato anche a una lotta interna al partito, ad
una specie di “tradimento”. La risposta piuttosto articolata si è
centrata sulle difficoltà logistiche in cui ci si trova quando si è
in simili circostanze e, all'interno di quella che viene definita una
“guerra di bassa intensità” che vede l'utilizzo di tutti gli
strumenti controrivoluzionari nelle mani della borghesia, sulle
“normali” pressioni che dall'esterno possono esserci state nei
confronti del partito.
Un'altra domanda di una giovane
studentessa ha riguardato la violenza dello Stato con i suoi
massacri, ma anche quella dei ribelli riportata dalla stampa e poi
“parlate di rivoluzione culturale, certo la cultura ci vuole...”
La risposta si è incentrata sulla
società divisa in classi che genera violenza e su questa base sulla
differenza tra violenza reazionaria e violenza rivoluzionaria: la
borghesia porta avanti una costante guerra di classe e di guerra si
tratta che deve sfociare in guerra militare, guerra di massa.
Un'altra compagna dalla sala ha
risposto alla questione della violenza affrontando la questione della
violenza subita dalle donne in questa guerra di classe tra oppressori
e oppressi; inevitabile opporre alla violenza reazionaria la violenza
rivoluzionaria, e per quanto riguarda il cambiamento “culturale”
è stato fatto l'esempio di una lotta nel campo di ciò che si
intende per cultura nei paesi imperialisti nei quali le donne vengono
considerate “emancipate” mentre subiscono continua oppressione in
forme diverse rispetto ai paesi oppressi... vedi l'uccisione delle
donne arrivata ad altissimi livelli... non si può cambiare sistema
con la “cultura” “insegnata ai bambini già nelle scuole”,
con modi “civili”... ogni giorno il sistema imperialista dimostra
tutta la sua barbara “civiltà”... e quando si parla di guerra
popolare di parla di popolo non di gruppo isolato... e la
“rivoluzione culturale” di Mao viene dopo l'instaurazione della
repubblica democratica ottenuta con la violenza rivoluzionaria.
A questo proposito il compagno
peruviano riprendendo questo ultimo intervento dice che il potere
borghese genera violenza e la questione è proprio quella
dell'oppressione e cita Marx: da un lato c'à il potere organizzato
della reazione e dall'altro il potere disorganizzato delle masse: è
questo potere che bisogna organizzare.
A chiusura il compagno del circolo in
riferimento alla “globalizzazione” odierna dove “tutto il mondo
è paese” cita una notizia che mette in collegamento l'Italia e il
Perù da un altro punto di vista: in Italia il figlio di un mafioso
stragista come Riina chiede “clemenza” per il padre perché
soffre dato che da tempo non riesce a vederlo; in Perù i 4 figli di
Fujimori (il presidente mafioso genocida del Perù in carica nel
momento della cattura del presidente Gonzalo, attualmente in carcere
condannato a 25 anni per corruzione) hanno chiesto lo stesso tipo di
“clemenza” per il padre...
Mentre il presidente Gonzalo, 78 anni,
in isolamento da 20 anni, sconta il carcere a vita per aver diretto
una rivoluzione che ha fatto tremare la borghesia compradora e
l'imperialismo, principalmente quello degli Stati Uniti... il
presidente Gonzalo mette paura alla borghesia ancora oggi visto che
essa non osa presentarlo in pubblico affinché dica liberamente
quello che pensa... una richiesta, questa, fatta oramai da anni da
tutti coloro che sostengono la lotta per la sua liberazione.
Alla riunione, che abbiamo qui molto
sintetizzato, hanno partecipato giovani, lavoratori, lavoratrici e
militanti politici in un clima caloroso e con lo spirito giusto di
chi vuole conoscere e approfondire i fatti che riguardano il
proletariato e le sue lotte attuali.
I compagni si sono intrattenuti in
discussioni anche durante la cena sociale che ha concluso la serata
durante la quale sono stati fatti brindisi al presidente Gonzalo,
alle guerre popolari... dandosi appuntamento alla prossima conferenza
di Amburgo.
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