Sunday, June 27, 2021

COMUNICATO of proletari comunisti PCm Italia

The comrade leader of proletari comunisti PCm Italia had heart attack and underwent emergency surgery on Friday 25th of June. He is in intensive care now.

That day, as always, as every day, he was fully engaged in his militant activity, in particular in the struggle against suppression and dismissals on workers, and the political international battle against the bourgeoisie in which we face important challenges. A battle that, as communist, he lives with ideological and physical intensity, without sparing himself.

So it was last Friday too.

His serious condition will keep him from his outpost on all fronts of the class struggle for some time, but he’s doing his best to be back as soon as possible.

Proletari comunisti – Pcm Italia
27.06.2021

Thursday, June 24, 2021

19 june in Italy - very important speech of Soccorso Rosso Proletario and proletari comunisti


IL GIORNO DELL’EROISMO. PERU’, 19 GIUGNO 1986 / 19 GIUGNO 2021

Il 19 giugno del 1986, nelle carceri peruviane del Fronton, Lurigancho e Callao, centinaia di prigionieri politici e di guerra del Partito Comunista del Perù in rivolta contro i piani di trasferimento e concentramento portati avanti dal regime peruviano furono massacrati dalle forze armate peruviane.
Truppe d’assalto di tutte e tre le armi con armamento e mezzi da guerra assaltarono le carceri, bombardarono dall’alto i padiglioni in cui si erano asserragliati i prigionieri in rivolta, falciarono con mitraglia e granate i prigionieri.
In 300 morirono dopo aver rifiutato ogni falsa proposta di accordo, consapevoli del costo che il nemico gli avrebbe fatto pagare per la loro fermezza. Scelsero di dare la vita per il loro popolo, il partito e la rivoluzione, resistendo e combattendo fino all’ultimo, come poterono, con le armi rudimentali che erno riusciti a costruirsi in cella.
Da allora il Partito Comunista del Perù ha chiamato il 19 giugno “Giorno dell’eroismo” e, a livello internazionale, si è andata affermando la tradizione di rivivere in questa giornata la memoria di quella battaglia e sacrificio eroici in unità coi prigionieri che lottano oggi per trasformare le galere dell’imperialismo in “luminose trincee di combattimento”.
E, cioè, non solo trincee di resistenza contro la toruta, l’isolamento e annientamento dei rivoluzionari ad opera degli aguzzini al servizio degli imperialisti, ma avamposti di lotta contro gli stati dell’imperialismo per la rivoluzione proletaria, parte della lotta di classe, fusa e non separata da esse.
Il “Giorno dell’ Eroismo” non è la denuncia di uno dei più efferati crimini contro i rivoluzionari prigionieri da rinnovare nella solidarietà con chi ancor oggi vive la prigionia politica, ma la memoria di una vittoria morale, politica e militare che i comunisti in Perù conquistarono sul campo, incarnando il principio per cui, quale che sia il costo da pagare, i comunisti non smettono di combattare e di colpire come possono il nemico.

Anche nelle carceri dei paesi imperialisti la borghesia coltiva lo stesso spirito e illusione di “soluzione finale” contro i prigionieri rivoluzionari che muove la mano genocida dei regimi servi dell’imperialismo nei paesi oppressi. L’inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici con l’applicazione del 41 bis in Italia, la dispersione dei prigionieri, l’allontanamento dalle loro famiglie sono parte delle tecniche di annientamento psicofisico, teso a piegare e cancellare l’identità 

Viva il 19 giugno, Giorno dell’ Eroismo!

Viva la lotta internazionale dei prigionieri politici e di guerra!

Libertà per tutti i compagni arrestati!

 https://drive.google.com/file/d/1KLIGZQuUygtdTdbpUyR9jTym3XY6TtsU/view



il significato storico del 19 giugno e le campagne e iniziative in corso per i prigionieri politici nel mondo

la  criminalizzazione  degli anni 70... perchè temono che ritornino nelle forme indispensabili e necessarie oggi


stop criminalization of 'seventy' years in Italy 


Italy - Adil's murder and patronal violence do not stop class struggle .. at this antiworker's war we must oppose class'war, revolutionary's war, people's war


Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, in piedi e il seguente testo "SIAMO TUTTI ADIL SIAMO TUTTI SIAMO TUTTI ADIL ADIL PADRONI-GOVERNO. CONFINDUSTRIA RANDANTI SIETE VOI!ADIL VIVE"Giugno 21, 20210

19 GIUGNO:

ABBIAMO INVASO LE VIE DI ROMA CON LA NOSTRA RABBIA.

LE VIOLENZE E GLI OMICIDI PADRONALI NON FERMERANNO LA NOSTRA LOTTA.

IL SACRIFICIO DI ADIL NON SARÀ VANO!


 


19 GIUGNO:

ABBIAMO INVASO LE VIE DI ROMA CON LA NOSTRA RABBIA.

LE VIOLENZE E GLI OMICIDI PADRONALI NON FERMERANNO LA NOSTRA LOTTA.

IL SACRIFICIO DI ADIL NON SARÀ VANO!



pc 20 giugno - Il grande corteo di Roma nella valutazione dello Slai cobas per il sindacato di classe

 

Diverse migliaia di lavoratori in un corteo rosso e proletario che si è progressivamente ingrossato, con forte presenza di giovani e studenti e grande delegazioni di disoccupati in lotta di Napoli, ha dato una grande risposta all'assassinio di Adil, ai padroni assassini e al governo complice che ne sono corresponsabili.

Si è sentita forte e chiara e si è incarnata la parola d'ordine gridata: “Adil è vivo e lotta insieme a noi”, in cui si sono fuse commozione e rabbia, ma su una linea di lotta, determinazione che si è espressa prima nel lungo fronteggiamento con la polizia che voleva bloccare il corteo combattivo in direzione del Ministero e che poi è diventato un fiume che ha attraversato le strade di Roma fino alla grande assemblea finale in piazza Vittorio.

Un corteo in cui era importante esserci, fondersi con i lavoratori in lotta, perchè è una pagina importante e un segnale significativo per tutti i lavoratori della logistica e per tutta la classe operaia e gli sfruttati del nostro paese.

La repressione omicida, niente affatto casuale e frutto del clima di aggressione alla lotta dei lavoratori, che non ha esitato ad usare mazzieri del padrone con la polizia che stava a guardare, non ha fermato la lotta, anzi ha alimentato la ribellione, la chiarezza della posta in gioco e del valore generale per il movimento sindacale di classe nel nostro paese e per l'insieme dell'opposizione politica e sociale alla Confindustria, al governo e allo Stato del capitale che scaricano la crisi sui proletari e le masse popolari, e vogliono lo sblocco dei licenziamenti, l'intensificazione dello sfruttamento, lo schiavismo contro i nostri fratelli di classe migranti sui posti di lavoro come nei campi.

Per lottare contro tutto questo è morto Adil e giornalmente hanno rischiato anche la vita operai e attivisti sindacali Si.Cobas che stanno lottando e rispondendo alla FedEx e in tanti altri posti di lavoro.

Il corteo di ieri si è fuso con lo sciopero della logistica del 18 che si va estendendo, costituendo una risposta non solo ai padroni della logistica ma ai sindacati confederali che firmando il contratto della logistica e con il loro comportamento quotidiano complice sono coinvolti nella guerra ai lavoratori in lotta. E non saranno le parole ipocrite dopo la morte di Adil a cancellare questo dato di fatto.

L'assemblea finale di piazza Vittorio ha alzato il tiro della denuncia, della continuità della lotta, dell'appello alla lotta generale.

I lavoratori vogliono giustizia per Adil e vogliono che le rivendicazioni per cui si batteva insieme ai suoi compagni di lavoro vengano accolte e diventino il segno di una vittoria di classe che in questi tempi così duri e difficili incida e indirizzi il cambiamento dei rapporti di forza.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha fatto ogni sforzo necessario per portare nei luoghi, dove non c'è il Si.Cobas e non c'è un adeguato livello di lotta, da Palermo, all'ex Ilva di Taranto, agli appalti comunali, a città come Ravenna, L'Aquila, dove il vento della lotta in corso è portato essenzialmente dallo Slai cobas per il sindacato di classe, alle fabbriche di Bergamo dove ha sostenuto, partecipato nei limiti delle sue forze allo sciopero generale della logistica.

Nella manifestazione la combattiva rappresentanza dell'assemblea donne/lavoratrici ha svolto un'azione visibile con il foglio, lo striscione/cartelli del ruolo che le lavoratrici stanno svolgendo nella battaglia generale per rompere le doppie catene perchè tutta la vita deve cambiare.

La rappresentanza di questa battaglia si è fusa con le migliaia dei lavoratori nella manifestazione; così come è stata una voce netta e chiara per la guerra di classe, la lotta per il potere operaio, che è l'unico sbocco inevitabile e necessario della battaglia dei lavoratori; così come abbiamo sostenuto che il fronte unico da realizzare è con gli operai delle fabbriche, le masse povere del sud e delle periferie, il movimenti di lotta per la casa, i lavoratori delle campagne in lotta, i movimenti di lotta sul territorio, dai No Tav ai No Tap fatti segni anch'essi della repressione di Stato. Questa è l'estensione che vogliamo e non i generici appelli a scioperi generali o ai Landini che dovrebbero scegliere da che parte stare.

La manifestazione di Roma è chiaramente solo una tappa. Lo sciopero dei lavoratori della logistica continua e va sostenuto fino a risultati concreti contro licenziamenti, repressione, condizioni di lavoro, per diritti e contratti veri.

Il contagio sociale di questo sciopero si deve estendere in tutti i luoghi dello sfruttamento, della precarietà.

La morte di Adil pesa come un macigno che dobbiamo scagliare contro il capitalismo, il suo Stato e il suo sistema.

Slai cobas per il sindacato di classe

coordinamento nazionale


Siamo a piazza della Repubblica in più di 5000. Il corteo pretende di arrivare ai ministeri. La rabbia e la spinta dei lavoratori ha costretto la polizia ad arretrare.

Adil è vivo e lotta insieme a noi!!!







¡CELEBRAR COMBATIVAMENTE EL DÍA DE LA HEROICIDAD! - Partito Comunista maoista Italia

 El Partito Comunista maoista Italia saluda Declaracion Internacional Comùn:

¡CELEBRAR COMBATIVAMENTE EL DÍA DE LA HEROICIDAD!

In esto historico Día Internacional nosotros habemos una sola discriminante:

supportar el Dia Internacional de los Prisioneros Políticos y de Guerra revolucionarios ; supportar el marxismo- leninismo- maoismo;

supportar la historica guerra popular del Partito Comunista del Perù, por lo que murieron despues la resistencia heroica las camaradas y los camaradas de las luminosas trincheras de combate de El Fronton, Lurigancho e Callao.

Por esto firmamos la Declaracion Internacional Comùn.

¡Honor y gloria eterna a los héroes caído! ¡Viva la revolución!

PERIÓDICO INTERNACIONAL COMUNISTA: 

Declaracion Internacional Comùn: 

¡CELEBRAR COMBATIVAMENTE EL DÍA DE LA HEROICIDAD!

¡Proletarios de todos los países, uníos!

la manifestacion pour la liberation de Georges Ibrahim Abdallah a Paris le 19 Juin


DéclarAtion de Georges Abdallah lue lors de la Manifestation nationale à Paris du 19 juin 2021 organisée par la Campagne Unitaire pour la Libération de Georges Abdallah

in via di traduzione

Cher·e·s Camarades, cher·e·s ami·e·s

Il y a moins d’un mois, on commémorait la Nakba dans une ambiance toute particulière. Les réactionnaires de tous bords ne juraient alors que par le “deal du siècle” et claironnaient sur tous les toits les soi-disant bénéfiques retombées pour la paix régionale de la normalisation des rapports entre l’entité sioniste et les régimes réactionnaires arabes. Ils répétaient à longueur de journée la fin de la cause palestinienne. 28 ans après les accords d’Oslo, l’entité sioniste a fini par croire avoir enterré réellement à tout jamais le peuple palestinien. La direction sioniste a toujours considéré qu’avec le temps “les vieux mourraient et les jeunes oublieraient”… C’est ainsi que cette direction a commis

l’erreur d’estimer qu’elle pourrait profiter de la confusion générale et en finir une fois pour toute avec Al Quds, en démantelant ses grandes agglomérations palestiniennes et chasser les familles de leurs maisons à Cheikh Jarrah, Silwan et Khan Al Ahmar pour être remplacées par des colons juifs suprémacistes.

Bolsonaro arma latifundiários e diz que polícia pode matar camponeses que ficará impune

 

Bolsonaro arma latifundiários e diz que polícia pode matar camponeses que ficará impune

Abaixo a criminalização da luta pela terra! Fim das perseguições, prisões e processos!

Liberdade imediata para os companheiros Ezequiel, Luis Carlos, Estefane e Ricardo!

Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro!

Conquistar a terra, destruir o latifúndio!

Terra para quem nela trabalha! Viva a Revolução Agrária!

LCP – Liga dos Camponeses Pobres de Rondônia e Amazônia Ocidental

No dia 15 de junho, em entrevista coletiva em Brasília, representante do ministério da justiça do governo federal, e o governo de Rondônia, representado pelo governador coronel pm Marcos Rocha, marionete dos latifundiários ladrões de terra da União, e pelo secretário de segurança, Helio Pachá, o carniceiro de Santa Elina, anunciaram a continuação da campanha de perseguição, repressão e criminalização dos camponeses em luta pela terra em Rondônia.

Chamada solenemente de “Operação Rondônia”, tal operação repressiva além das forças estaduais, terão reforço de mais efetivos federais, da Força Nacional, da Polícia Federal e Polícia Rodoviária Federal. Reforço e integração do que chamam de serviços de inteligência, ou seja, espiões da Abin, forças armadas, e outros aparatos clandestinos do velho Estado que nunca deixaram de monitorar a vida alheia, principalmente dos que lutam por direitos.

italy - class struggle in arcelor mittal Genoa

 Genova - Ex Ilva, sciopero e corteo a Genova che la lotta abbia inizio!


corteo ex ilva genova
La rabbia dei lavoratori contro la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte di Acciaierie d'Italia

GENOVA – Come era ampiamente nelle attese, l’assemblea in sciopero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia dello stabilimento di Genova si trasforma in corteo. Convocati da rsu e sindacati alle 7 davanti alla fabbrica di Cornigliano, i metalmeccanici hanno deciso all’unanimità di dar sfogo a preoccupazione e rabbia contro la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte dell’azienda andando a bloccare la strada a mare “, snodo viario fondamentale per collegare il ponente al centro città.  Impossibile uscire dal casello di Genova aeroporto e dirigersi verso il centro. I manifestanti lasciano passare solo ambulanze e vetture dirette agli ospedali. Fumogeni, cori contro i vertici aziendali e anche un falò improvvisato con alcuni copertoni bruciati, proprio sotto la fabbrica di Cornigliano.  “

“Che l’inse”, recita uno striscione nuovo di zecca, richiamando il grido del Balilla: “Che abbia inizio”. 

ABBAS GO OUT - rebellion in Palestine

L' Autorità Palestinese di Abbas arresta e uccide un esponente dell'opposizione, Nizar Banat. "Vattene Abbas" è la parola d'ordine nelle piazze della Cisgiordania e a Ramallah

L'unica sicurezza che l'ANP di Abbas è in grado di garantire è quella di Israele! L' ANP non solo non ha mosso un dito contro il recente attacco dell'occupante sionista, ma con il coordinamento della sicurezza con le forze di occupazione reprime per conto dell'occupante israeliano, è una direzione corrotta nata dal processo di "pacificazione" sionista/imperialista di Oslo che agisce contro il suo stesso popolo con arresti e assassinii. 

Contro le proteste immediate per l'uccisione di Banat, le forze dell'AP hanno colpito i manifestanti con manganelli e hanno sparato gas lacrimogeni e granate stordenti a Ramallah.



Banat è stato arrestato stamattina da almeno 25 agenti che hanno fatto irruzione nella sua casa nella città di Dura, a Hebron, nel sud della Cisgiordania, alle 3.30. Intorno alle 6:45 è stato trasferito all'ospedale di Hebron, dove è stato dichiarato morto. 

Le testimonianze dei famigliari denunciano che gli agenti hanno fatto irruzione nella stanza in cui stava dormendo Nizar e gli hanno immediatamente spruzzato spray al peperoncino sulla bocca e sul naso. Il cugino ha detto che hanno picchiato duramente Banat con bastoni di ferro e legno. Nizar essendo in uno stato semi-cosciente, Ammar ha detto che le forze di sicurezza lo hanno trascinato, spogliato dei suoi vestiti e portato via in un veicolo militare.

Banat era ben noto per le sue critiche alla leadership dell'AP ed era stato arrestato diverse volte in passato dalle forze di sicurezza palestinesi. Era anche un candidato nella lista elettorale Libertà e Dignità per le elezioni parlamentari dell'Autorità Palestinese, inizialmente previste per il 22 maggio, ma rinviate dall'Autorità Palestinese. All'inizio di questa settimana aveva criticato duramente l'Autorità Palestinese per il suo scambio di vaccini con Israele, ora annullato.

"L'arresto e poi l'assassinio di Nizar sollevano nuovamente interrogativi sulla natura del ruolo e della funzione dell'Autorità Palestinese e dei suoi servizi di sicurezza, e la sua violazione dei diritti democratici dei cittadini attraverso la politica del silenzio, dell'azione penale, dell'arresto e dell'omicidio", ha detto il FPLP.

Sami Abu Zuhri, membro dell'ufficio politico del movimento di Hamas, ha dichiarato: "Riteniamo che il primo ministro [AP] Mohammad Shtayyeh abbia la responsabilità principale per l'omicidio dell'attivista e candidato parlamentare Nizar Banat, e chiediamo che gli assassini siano perseguiti ."

Il settore della sicurezza palestinese che impiega circa la metà di tutti i dipendenti pubblici, rappresenta quasi 1 miliardo di dollari del bilancio dell'AP e riceve circa il 30% del totale degli aiuti internazionali erogati alla palestinesi. Il settore della sicurezza consuma più del budget dell'Autorità Palestinese rispetto ai settori dell'istruzione, della sanità e dell'agricoltura messi insieme.

Una nuova direzione, una nuova linea strategica per il popolo palestinese, per la gioventù, per i proletari e le masse povere è sempre più necessaria (abbiamo scritto nello speciale Palestina di proletari comunisti in diffusione): è l'indicazione che viene dalle masse palestinesi che resistono e lottano e la sua soluzione è decisiva per avanzare nella loro lotta per l'autodeterminazione nazionale

Brasil - AND - 19J: Atos nacionais rechaçam as 500 mil mortes e o governo militar genocida de Bolsonaro [Atualizado 22/06 15h21m]

 


O 19 de junho foi um histórico dia de luta. Em mais de 427 cidades brasileiras, centenas de milhares de trabalhadores, estudantes, camponeses, artistas e intelectuais atenderam ao chamado feito por movimentos populares, entidades de luta e sindicatos tomaram as ruas de cidades de todo o país em protesto contra o governo militar genocida de Bolsonaro.

Os gigantescos protestos foram ainda maiores do que os ocorridos em 29 de maio e cumpriram o papel de demonstrar o repúdio da imensa maioria do povo brasileiro ao governo militar genocida de Bolsonaro. Os manifestantes marcharam no mesmo dia em que o país chegou a marca oficial de 500 mil mortes.

Sudeste

São Paulo (SP):

Na capital paulista, mais de 100 mil manifestantes tomaram a avenida Paulista e a rua da Consolação, no centro de São Paulo. A manifestação da capital paulista contou com ainda mais presentes do que a do dia 29/05. 

Durante o ato, o Comitê de Apoio - São Paulo (SP) realizou uma brigada com centenas de exemplares da edição impressa de AND.


Manifestação de São Paulo percorreu ruas do Centro da cidade. Foto: Banco de Dados AND

Manifestação de São Paulo percorreu ruas do Centro da cidade. Foto: Banco de Dados AND

Faixa da Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) e do Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR) no bloco combativo. Foto: Banco de Dados AND

O ato contou com um grande bloco independente e combativo composto pelo Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR), Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) e outros movimentos populares. Puderam ser vistas faixas com os dizeres: Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro!, Greve Geral! e Por uma Nova Democracia!


Manifestação de São Paulo percorreu ruas do Centro da cidade. Foto: Banco de Dados AND

Faixa da juventude combatente durante o ato. Foto: Banco de Dados AND


Presença de policiais não intimidou o conjunto dos manifestantes, que seguiram com a marcha contra o governo militar genocida. Foto: Banco de Dados AND

Barricada erguida durante a manifestação. Foto: Banco de Dados AND

Bloco independente e combativo marcou presença na manifestação. Foto: Banco de Dados AND


Manifestantes rechaçaram a realização da Copa América. Foto: Banco de Dados AND

Os manifestantes entoaram as palavras de ordem Vacina para o Povo Já!, Chega de chacina, polícia assassina!, Chega de mentira, o povo quer emprego, vacina e moradia!, Trabalhador preste atenção a nossa luta é pela educação! e Fora de Gaza, Israel fascista!

No final do ato, os manifestantes quebraram duas agências bancárias e levantaram barricadas por toda rua da Consolação, em repúdio às constantes chacinas praticadas pelas Polícias Militar e Civil.

Campinas (SP):

Em Campinas, os manifestantes ergueram faixas e cantaram palavras de ordem, contra o genocídio do governo militar genocida de Bolsonaro, exigindo vacina para todo o povo, o fim dos cortes de verbas nas universidades, liberdade para os 4 camponeses presos políticos de Rondônia e prestando solidariedade ao acampamento Manoel Ribeiro. 


Na concentração do ato foram vendidos dezenas de exemplares e distribuídas outras edições do jornal AND. Foram recolhidas assinaturas em apoio ao acampamento Manoel Ribeiro e exigindo liberdade para os 4 camponeses presos políticos de Rondônia.

A concentração teve início às 10 horas no Largo do Rosário e terminou próximo às 14 horas. A manifestação saiu em marcha fechando algumas ruas centrais da cidade e retornou para o ponto de partida, encerrando o ato que contou com uma ampla participação popular. Ao longo do percurso foram encontradas pichações com os dizeres Abaixo o Governo Militar Genocida de Bolsonaro, Fora Bolsonaro e Viva a LCP!

Um bloco independente e combativo se destacou. A Alvorada do Povo (AP) esteve presente nesse bloco, que representou a decisão da juventude combatente pelo caminho da luta ao invés da conciliação. Os presentes entoaram palavras de ordem, como Rebelar-se é Justo! rompendo com as amarras do oportunismo. 

Estudantes também divulgaram um panfleto elaborado pela Executiva Nacional de Estudantes de Pedagogia (ExNEPe), que defendia a universidade pública e gratuita.

Rio de Janeiro (RJ):

Na cidade do Rio de Janeiro, os manifestantes se reuniram no monumento Zumbi do Palmares, no centro da cidade, por volta das 10 horas da manhã. Mais de 100 mil trabalhadores, estudantes, professores, integrantes de sindicatos e de movimentos populares e democráticos tomaram as ruas da avenida Presidente Vargas e caminharam até a igreja Candelária. 

O protesto no Rio de Janeiro também foi maior do que o anterior, ocorrido no dia 29 de maio.

Durante o percurso, a massa presente apontou o governo militar genocida de Bolsonaro como principal responsável pelos 500 mil mortos pela Covid-19 no Brasil.


Um bloco combativo formado pelo Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR), pela Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) e pelo Movimento Feminino Popular (MFP) chamou a atenção no ato por sua organização e combatividade. Seus militantes enfileirados carregavam faixas, bandeiras e cartazes em apoio a LCP e contra o governo militar. 

Em duas grandes faixas podia-se ler as consignas Abaixo o Governo Militar e Genocida de Bolsonaro e Liberdade imediata para os 4 camponeses de Rondônia! Terra para quem nela vive e trabalha!


A atriz Soraya Ravenle esteve presente no ato e prestou seu apoio à imprensa popular e democrática. Foto: Banco de Dados AND


Minas Gerais (BH):

Em Belo Horizonte, manifestantes levam grande faixa em apoio ao acampamento Manoel Ribeiro, em Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Na capital de Minas Gerais, Belo Horizonte, milhares de pessoas se reuniram no ato, que contou com ainda mais manifestantes que o anterior. Os manifestantes rechaçaram o governo militar de Bolsonaro e os generais e exigiram vacina para o povo.

Milhares de pessoas percorreram as ruas da capital mineira durante o protesto do dia 19 de junho. Foto: Banco de Dados AND

Na manifestação estavam presentes as entidades democráticas Executiva Nacional dos Estudantes de Pedagogia (ExNEPe) e o Sindicato dos Trabalhadores nas Indústrias da Construção de Belo Horizonte e Região, Marreta (STIC-BH) e a organização democrático-revolucionária Liga Operária. Além das demandas já mencionadas, as entidades e organizações democráticas exigiram um auxílio emergencial de R$ 1.000 durante a pandemia da Covid-19.

Manifestantes mineiros repudiam o Governo Militar e Genocida de Bolsonaro: Foto: Banco de Dados AND

Povos indígenas também demarcaram sua presença no ato. Ânghó, vice-cacique da aldeia Caturama, comunidade que foi atingida pelo crime da barragem de Brumadinho, estava representando a comunidade indígena. “Minha comunidade está até hoje sem reparação, tem 22 pessoas sem vacina e estamos enfrentando grileiros que estão invadindo toda a mata de reserva ‘Mata do Japonês’. Então estou no ato hoje contra esse fascista que está acabando com o nosso povo. E não estou falando só do povo indígena, estou falando de todo o povo brasileiro”.

Estudantes da Executiva Nacional de Pedagogia carregam faixa no ato do dia 19 de junho, em Belo Horizonte, Minas Gerais. Foto: Banco de Dados AND


Milhares se manifestam em Belo Horizonte, Minas Gerais, exigindo o fim do governo militar de Bolsonaro. Foto: Banco de Dados AND

Montes Claros (MG)

Manifestação contra o governo militar genocida de Bolsonaro levanta alto campanha pela liberdade dos camponeses presos em Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Em Montes Claros, maior cidade do Norte de Minas Gerais, mais de 200 manifestantes participaram do ato repudiando o governo militar genocida de Bolsonaro e suas políticas anti-povo e anti-nação. O Comitê de Apoio - Montes Claros (MG) fez a cobertura do ato.

Afora o comportamento barulhento e festivo com tambores e apitos de alguns oportunistas eleitoreiros, que não deixou nenhum orador ser ouvido do carro do som, um conjunto de ativistas da luta pela terra, da LCP , FNL, MFP atuaram com vigor levantando alto a justa bandeira da luta dos camponeses pobres.

Um bandeirão vermelho com as palavras Liberdade para os camponeses presos em Rondônia” foi sustentado durante todo o trajeto. As consignasAbaixo o governo militar genocida de Bolsonaro” e cartazes com Viva a LCP, também foram vistos.

Em direta menção aos ataques sofridos pela LCP, no último período, milhares de panfletos denunciando a criminalização da luta pela terra e convocando o povo e os verdadeiros democratas a apoiarem o acampamento Manoel Ribeiro foram distribuídos, recebendo grande adesão da população que manifestava, além de grande solidariedade e interesse em saber quem são os jovens das fotos que foram presos.

Foram feitos adesivos da campanha de liberdade aos camponeses presos e recolhidas assinaturas na nota do Cebraspo. Também foi divulgada uma campanha de finanças para continuarem as atividades. O balanço realizado constatou uma grande vibração entre ativistas e massas durante o protesto popular. 

Ato do dia 19 de junho em Montes Claros, norte de Minas Gerais. Foto: Banco de Dados AND

Cartaz contra a criminalização da luta pela terra no ato em Montes Claros, norte de Minas Gerais. Foto: Banco de Dados AND

Vitória (ES):

Em Vitória, a manifestação contra o governo de Bolsonaro/generais e sua política genocida começou na Universidade Federal do Espírito Santo (UFES) às 15 horas. O Comitê de Apoio -Vitória (ES) distribuiu exemplares do jornal AND.

O ato, que contou com cerca de 5 mil pessoas, dentre estudantes, professores e trabalhadores, além da participação de sindicatos, partidos, centrais sindicais e organizações populares e antifascistas, seguiu até a frente da Assembleia Legislativa. 

Os manifestantes exigiam a vacinação em massa para todo povo, auxílio emergencial digno até o fim da pandemia, saúde e educação públicas e rechaçaram o genocídio do povo brasileiro.


Em Vitória, milhares marcham contra o governo militar genocida de Bolsonaro.

Sul

Curitiba (PR):

O 19 de junho em Curitiba iniciou-se com um fechamento da Rodovia Régis Bittencourt (BR-116). Manifestantes atearam fogo em pneus e bloquearam uma das pistas que liga São Paulo à Curitiba, no bairro Atuba. No local podia ser vista uma faixa que dizia: Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro!. A via ficou bloqueada por cerca de uma hora, conforme informações da Rádio Difusora Curitiba.

Milhares marcham em Curitiba contra o Governo Militar Genocida de Bolsonaro. Foto: APUFPR-SSIND.


Manifestantes exibem faixas em favor da educação e por vacina.  Foto: APUFPR-SSIND.

Bloco combativo durante o ato em Curitiba, no Paraná. Foto: Banco de Dados AND

Já ao longo do dia, cerca de 2 mil pessoas reuniram-se na praça Santos Andrade, no centro de Curitiba, para a manifestação. Os presentes exigiam o fim do governo militar de Bolsonaro/generais e a vacinação em massa para todo o povo.

O Comitê de Apoio de Curitiba realizou uma brigada de vendas de edições de AND, e recebeu grande apoio e entusiasmo da população.

Os trabalhadores, estudantes, professores, coletivos, organizações e torcidas organizadas traziam faixas, cartazes e outros materiais para denunciar os crimes do governo. O ato ocorreu mesmo sob forte chuva durante toda a tarde.


 Cartaz colado em defesa da Revolução de Nova Democracia. Foto: Banco de Dados AND


Manifestante exibe cartaz em apoio à Liga dos Camponeses Pobres. Foto: Banco de Dados AND

Um vigoroso bloco combativo foi composto pela ExNEPe, com organizações como a Frente Estudantil contra a Educação a Distância (FECEaD) e Alvorada do Povo (AP). Os participantes traziam faixas em defesa da universidade pública e gratuita e pela vacina para o povo.

Ativistas da UV-LJR traziam faixas em apoio ao acampamento Manoel Ribeiro e à Liga dos Camponeses Pobres (LCP). Uma colagem de cartazes também foi executada por manifestantes. 

Manifestantes exibem faixa em apoio ao acampamento Manoel Ribeiro. Foto: Banco de Dados AND

Maringá (PR):

Centenas de pessoas saíram às ruas de Maringá para rechaçar o governo genocida de Bolsonaro e generais. A manifestação teve início na praça Raposo Tavares e terminou em frente à prefeitura. Durante o protesto, os manifestantes expressaram sua revolta através de faixas, cartazes, panfletos e palavras de ordem, como: Vacina já!, Abaixo o governo militar e genocida de Bolsonaro! e Avante, avante, avante juventude! A luta é o que muda! O resto só ilude!, rechaçando também o caminho eleitoreiro.

 Massas tomam as ruas de Maringá contra o governo genocida de Bolsonaro e os generais. Foto: Banco de Dados AND

Na concentração do ato, estudantes distribuíram vários panfletos da ExNEPe, fazendo a defesa da universidade pública, gratuita e à serviço do povo. O panfleto denunciava os cortes na educação e também a perseguição ao acampamento Manoel Ribeiro e à LCP, realizada pelo fascista Bolsonaro e seus cupinchas. 

Manifestantes também entregaram panfletos chamando a população à luta contra o governo militar genocida de Bolsonaro.

Porto Alegre (RS):

Na capital do Rio Grande do Sul (RS), em Porto Alegre, mais de 30 mil pessoas se reuniram em frente à Usina do Gasômetro e tomaram toda a Avenida Mauá. 

Além das demandas gerais do protesto, como o fim do governo de Bolsonaro e generais e a vacinação massiva para o povo, os manifestantes em Porto Alegre colocaram em alto, ainda, temas como a reforma administrativa em tramitação, as privatizações em curso (inclusive no próprio estado do RS) e outros ataques dos governos federal e estadual.

Indígenas em Porto Alegre se manifestam pela demarcação de suas terras, contra o governo militar de Bolsonaro e contra a PL 490, no ato de 19 de junho. Foto: Iury Casartelli

Santa Catarina:

Em Santa Catarina, houve atos em Rio do Sul e Blumenau, no Vale do Itajaí, em São Cristóvão do Sul, na Serra catarinense, e Caçador, no Oeste, e em Araranguá, no Sul do estado.

Os protestos exigiam também o fim do sucateamento do Sistema Único de Saúde (SUS) e a saúde pública, contra os cortes no setor da educação, e demandando a criação de novos empregos.

Cascavel (PR):

Em Cascavel, foi organizada uma carreata em frente ao Tuiuti Esporte Clube, com destino à Prefeitura. O ato, além de expressar total repúdio ao governo genocida de Bolsonaro e generais com faixas e cartazes, também teve como objetivo arrecadar alimentos em solidariedade às famílias mais afetadas pela pandemia.

Manifestação em Cascavel, no Paraná. Foto: Banco de Dados AND

Norte

Manaus (AM):

Em Manaus o ato iniciou-se por volta das 15h (no horário local) na Praça da Saudade, no centro de Manaus. Os manifestantes seguiram pela avenida Epaminondas, avenida Sete de Setembro e avenida Eduardo Ribeiro até o Teatro Amazonas.

O protesto na cidade de Manaus também contou com um aumento no número de participantes em comparação ao último ato (19 de maio). Cerca de 6 mil pessoas estiveram presentes. Movimentos democráticos e organizações populares estiveram presentes. 

 Massas e Povos Indígenas se unem contra PL490 e pelo direito da demarcação de terras indígenas. Foto: Rebeca Beatriz

Com faixas e palavras de ordem, o ato denunciava a falta de vacinas para o povo, os cortes de verbas das universidades e institutos de pesquisas federais e a falta de auxílio emergencial.

A Associação dos Docentes da Universidade Federal do Amazonas (Adua) estava mais uma vez presente no ato. Diversas lideranças dos povos indígenas também estiveram presentes denunciando os ataques do latifúndio e exigindo a demarcação das Terras Indígenas, além dos ataques da Fundação Nacional do Índio (Funai).

O Movimento Amazonas Vermelho (MAV) também esteve no ato denunciando a prisão ilegal e arbritária de camponeses da LCP em uma faixa que estampava a consigna Liberdade aos presos políticos do acampamento Manoel Ribeiro!


Movimento Amazonas Vermelho ergue faixa em solidariedade aos camponeses presos da Liga dos Camponeses Pobres. Foto: Banco de Dados AND


Integrante do Movimento Amazonas Vermelho realiza ação de panfletagem com as massas presentes em ato. Foto: Banco de Dados AND

Ativistas realizaram panfletagem convocando para a luta contra o latifúndio e exigindo a libertação dos 4 camponeses presos em Rondônia.

Foram realizados também atos nas cidades do interior do Amazonas. Em Humaitá o ato iniciou às 17h na Praça da Matriz. Em Parintins ocorreu por volta das 16h partindo do Mercado Municipal na Av Paraíba. Em Itacoatiara o ato iniciou às 16h em frente ao campi da UFAM. Em Tefé o ato foi realizado pela manhã por volta das 9h saindo da Feira Municipal. Em Manacapuru o ato saiu às 16h da Praça da Matriz.

Belém (PA):

Dando continuidade às manifestações que ocorreram no dia 29 de maio, o povo de Belém mais uma vez tomou as ruas para que seus gritos fossem escutados. As 8 horas da manhã, trabalhadoras e organizações populares se reuniram no Mercado de São Brás.

Em torno de 7 mil pessoas marcharam por uma das avenidas mais movimentadas e de maior fluxo da cidade: a Rua Governador José Malcher, em direção à Praça da República. 

Executiva Nacional de Pedagogia protesta por uma educação pública gratuita e de qualidade, e solidarizando-se à LCP. Foto: Banco de Dados AND

Entre as reivindicações da massa, estavam a vacinação para o povo já, a educação pública, gratuita, científica e de qualidade, o rechaço ao despejo de famílias e povos nativos em meio a uma pandemia, ao massacre do povo no campo que luta de forma legítima pela terra, e também o repúdio à matança de camponeses pelos latifundiários no campo e de jovens pretos e favelados pelas polícias nas cidades.

Os manifestantes defenderam também a Liga dos Camponeses Pobres (LCP) em Rondônia. Também foi feita a exigência de soltura dos quatro camponeses, Ezequiel, Luís Carlos, Estefane e Ricardo presos políticos desde o dia 14 de maio. Uma faixa podia ser vista exigindo Liberdade para os 4 presos políticos de Rondônia! Viva a LCP!

Integrantes do Grupo de Estudos Ao Povo Brasileiro erguem faixa, com palavra de ordem "Liberdade para os quatro camponeses presos!". Foto: Banco de Dados AND

Foram distribuídos panfletos contra o corte de verbas e a implementação do Ensino a Distância (EaD) nas universidades públicas. O abaixo assinado do Centro Brasileiro de Solidariedade aos Povos (Cebraspo) e da Associação Brasileira de Advogados do Povo (Abrapo) em apoio à luta e contra a perseguição da LCP também foi distribuído para a população pelos manifestantes.

Também foram registrados atos nas cidades do interior do Pará. Em Santarém o ato foi realizado na Praça São Sebastião. Em Bragança, na Praça das Bandeiras. Em Castanhal, na Praça da Igreja Matriz. Em Marabá, no Ginásio da Folha 16.

Rio Branco (AC):

Em Rio Branco, o ato iniciou-se por volta das 16h (horário local) saindo da Gameleira e percorrendo demais ruas do centro em direção ao Palácio Rio Branco, sede do governo.

Com faixas e palavras de ordem, o ato denunciava a falta de vacinas para o povo, os cortes de verbas das universidades e institutos de pesquisas federais e a falta do auxílio emergencial, além das queimadas intensificadas pelo latifúndio durante o verão amazônico.

Em Cruzeiro do Sul o ato iniciou-se por volta das 8 horas em frente à escola São José, no Morro da Glória, seguindo pela avenida 28 de setembro e avenida Rodrigues Alves até a catedral Nossa Senhora da Glória.

Manifestação em Rio Branco, no Acre. Foto: Agatha Lima

Porto Velho (RO):

Ato do dia 19 de junho nas ruas de Porto Velho, em Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Em Rondônia, manifestantes marcham contra governo militar. Foto: Banco de Dados AND

Os protestos de 19 de junho, em Rondônia, mobilizaram milhares de pessoas que foram às ruas protestar contra o capitão falastrão Bolsonaro, Mourão e generais genocidas. Os atos foram realizados em Porto Velho, a capital, Ariquemes, Guajará-Mirim, Ji-Paraná, Cacoal e Rolim de Moura. Nas diversas cidades participaram inúmeras organizações estudantis, de trabalhadores do serviço público e privado, camponeses e povos indígenas.

As principais bandeiras de luta dos protestos foram contra Bolsonaro, Mourão e generais do alto comando das Forças Armadas reacionárias; a denúncia pelo genocídio arquitetado de meio milhão de brasileiros que perderam a vida com a pandemia; a exigência de vacina para o povo já; contra o desemprego, a carestia e a fome; em defesa da luta camponesa e indígena; contra os cortes de direitos dos trabalhadores; em defesa da educação pública, laica e socialmente referenciada; e em defesa do Sistema Único de Saúde (SUS).

Grande ato em Porto Velho contra o Governo Militar Genocida de Bolsonaro. Foto: Banco de Dados AND


Estudantes com faixa em defesa da educação pública. Foto: Banco de Dados AND

Em Porto Velho, o ato concentrou-se na Praça das Caixas D´água às 08h. Por volta de 09h os manifestantes saíram em passeata pelas principais ruas do centro da capital rondoniense e encerraram o protesto no prédio histórico da Universidade Federal de Rondônia (UNIR), na avenida Presidente Dutra, no centro. O protesto foi dirigido pelo Sindicato Nacional dos Docentes das Instituições de Ensino Superior - ANDES, Diretório Central dos Estudantes – DCE/UNIR, Executiva Rondoniense de Estudantes de Pedagogia (ExROPe), Sindicato dos Trabalhadores da Fiocruz – ASFOC/SN e Sindicato dos Professores e Professoras de Rondônia – SINPROF/RO e o Movimento Classista de Trabalhadores em Educação (Moclate). Somaram-se à manifestação o Movimento dos Atingidos por Barragens – MAB, Centrais Sindicais, indígenas, organizações classistas e do movimento estudantil.

Além disso, estiveram presentes organizações democrático-revolucionárias de camponeses, mulheres e estudantes. Foram elas a Liga dos Camponeses Pobres (LCP), o Movimento Feminino Popular (MFP) e o Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR).

No ato, viam-se grandes faixas escritas Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro! e Eleição é farsa! Não votar! Viva a Revolução Agrária, Democrática e Antiimperialista!.

Os manifestantes exigiam, também, vacina para o povo, sendo que Rondônia é líder no país em mortes por milhão da doença Covid-19. 

Manifestantes concentrados em frente a Unir. Foto: Banco de Dados AND

Faixa em defesa do acampamento Manoel Ribeiro e pela libertação dos 4 camponeses presos nas masmorras do velho Estado. Foto: Banco de Dados AND

Os manifestantes exigiam, também, vacina para o povo, sendo que Rondônia é líder no país em mortes por milhão da doença Covid-19. 

A juventude combatente organizou a agitação do ato, coletivos de defesa sanitária e autodefesa. Provocadores foram postos para correr, um inclusive, se abrigou na 17ª Brigada de Infantaria de Selva do Exército. Outro protesto com carros se juntou aos manifestantes em parte do percurso.

Os manifestantes denunciaram a marca de meio milhão de mortos pela Covid-19 no Brasil, o processo crescente de reacionarização do velho Estado brasileiro, a escalada fascista e o golpe militar preventivo em curso. Além das denúncias da pauta geral, os manifestantes também denunciaram a perseguição ao movimento camponês combativo e a prisão política de 4 ativistas no acampamento Manoel Ribeiro, dirigido pela LCP. Muitas intervenções feitas durante o ato, convocaram as massas para intensificar o processo de mobilização popular, uma vez que só o povo organizado e em luta, sem ilusões eleitoreiras, garantirá o acesso do povo à direitos sociais, à emprego, terra e moradia.


Em Porto Velho, manifestantes exibem bandeiras da Palestina e da LCP. Foto: Banco de Dados AND


Milhares marcharam pelas ruas de Porto Velho, capital do estado de Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Rondonienses carregam faixas com a palavra de ordem “Eleição é Farsa! Não votar! Viva a Revolução Democrática Agrária e Anti-Imperialista!” e “Abaixo o governo militar e genocida de Bolsonaro!”. Foto: Matheus Gama

Interior de Rondônia

Os atos reuniram centenas de pessoas em Ariquemes, Cacoal, Ji-Paraná, Guajará-Mirim e Rolim de Moura. Em várias dessas cidades há forte reduto de bolsonaristas e negacionistas. Mesmo assim, o movimento estudantil e indígena, somados a iniciativa de professores e organizações classistas deixaram também seu recado nas ruas destas cidades. Em Ji-Paraná, segunda maior cidade de Rondônia, à dianteira da passeata estavam guerreiros indígenas do povo Arara (Karo). Em Cacoal, estudante ergueram faixas e cartazes em solidariedade à LCP e ao acampamento Manoel Ribeiro denunciando a política de genocídio praticada contra camponeses e povos originários.

A combatividade de estudantes e indígenas nos recentes protestos e a resistência dos camponeses em Rondônia contra toda operação de guerra e ódio orquestrada pelos latifundiários juntamente com o velho Estado apontam o caminho da luta popular combativa e consequente como sendo inevitável.

Ao menos quatro cidades de Rondônia registram manifestações. Na capital, em Porto Velho, a manifestação massiva contou com a presença das entidades democráticas Executiva Nacional de Estudantes de Pedagogia (ExNepe) e o Movimento Classista de Trabalhadores em Educação (Moclate).

Cacoal (RO)

Ato do dia 19 de junho na cidade de Cacoal, no interior de Rondônia. Foto: Banco de Dados AND


Faixa em apoio a LCP durante protesto em Cacoal. Foto: Banco de Dados AND


Em Cacoal, manifestante exibe cartaz exigindo a libertação dos 4 camponeses presos políticos em Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Ji-Paraná (RO):

Em Ji-Paraná, povos indígenas realizaram uma manifestação contra o Projeto de Lei (PL) 490, que pretende dar fim a demarcação de terras indígenas sob o “Marco Temporal”.

Eles também exigiram a saída dos fascistas presidente Jair Bolsonaro e o governador de Rondônia, Marcos Rocha, além do prefeito de Ji-Paraná, Isaú Fonseca.

Indígenas em Ji-Paraná, Rondônia, se manifestam pela demarcação de suas terras, contra o governo militar de Bolsonaro, e contra a PL 490 do "Marco temporal", no ato de 19 de junho. Foto - Iury Casartelli 

Boa Vista (RR):

Em Roraima, no período da manhã, manifestantes realizaram um protesto em rechaço ao governo militar de Bolsonaro e generais e aos ataques contra os povos indígenas realizados pelos grandes garimpeiros.

Macapá (AP):

Na capital do Amapá, Macapá, centenas de pessoas se juntaram às manifestações que ocorriam nacionalmente.

Palmas (TO):

Em Palmas, Tocantins, manifestantes marcharam no período da manhã pela principal avenida da cidade.

Nordeste

Recife (PE)

Na manhã do dia 19 de junho, milhares de pessoas marcharam pelas ruas de Recife e levantaram a consigna: "Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro".

Um bloco combativo foi organizado pela juventude combatente. Nele, estavam presentes ativistas do Coletivo Mangue Vermelho (MV) e do MEPR. Os ativistas demonstraram apoio à luta pela terra. Foi observado também palavras de ordem em apoio à Liga sendo puxadas do começo até o fim do ato.

Os ativistas do bloco empunhavam escudos para a autodefesa dos manifestantes. Artes e mensagens em apoio à LCP eram vistas na face dos escudos. No ato do dia 29 de maio, policiais tentaram reprimir brutalmente o ato. Essa ação deixou como saldo dois trabalhadores cegos com tiros de bala de borracha.

A juventude combatente puxava a pleno pulmão a palavra de ordem Polícia Militar, inimiga do povo! Cegou trabalhador, nós vamos dar o troco!

No decorrer da marcha, os ativistas do bloco perceberam dois agentes da reação filmando o rosto dos manifestantes de perto,a reação foi prontamente expulsa da manifestação pelo bloco combatente de Recife.

Ativistas na manifestação em Recife (PE) carregam faixas, bandeiras e empunham escudos. Foto: Banco de Dados AND


Ativistas na manifestação em Recife (PE) carregam faixas, bandeiras e empunham escudos. Foto: Banco de Dados AND

No fim do ato, organizações oportunistas impediram o prosseguimento da manifestação. Foi observado os quadros do oportunismo entregando flores à Polícia Militar (PM).

Petrolina (PE)

Em Petrolina, manifestantes marcham contra o governo militar e genocida de Bolsonaro. Foto: Banco de Dados AND

Em Petrolina, trabalhadores e estudantes saíram às ruas novamente para posicionar-se contra o genocídio do governo militar de Bolsonaro/generais. Centenas de pessoas ergueram faixas e cartazes de repúdio ao governo e exigindo vacina para todo o povo. Demonstrando convicção de que só a luta e organização do povo pode transformar essa realidade o bloco combativo de estudantes, professores e outros trabalhadores distribuiu cerca de 400 panfletos pelo percurso da manifestação além de levar a faixa com as consignas: “Abaixo o governo Militar Genocida de Bolsonaro!”. Em uníssono, durante todo o ato se exigia “Vacina para o povo já! e "Abaixo Bolsonaro e o Governo Militar".

A defesa de trabalho para as massas e educação presencial e de qualidade para os filhos dos trabalhadores, com as medidas sanitárias asseguradas, também foram pautadas. Por onde passava, a passeata foi recebida entusiasticamente por trabalhadores e pela população que estava no comércio, que encorajada, gritava também exigindo vacina e denunciando o governo. 


Ato do dia 19 de junho em Petrolina, estado de Pernambuco. Foto: Banco de Dados AND

Fortaleza (CE)

Em Fortaleza, as ruas foram tomadas pelos manifestantes em protesto contra o Governo Militar Genocida de Bolsonaro. Em passeata manifestantes percorreram a Avenida 13 de Maio, no bairro Benfica.  As principais palavras de ordem giravam em torno do auxílio emergencial, emprego, vacina e contra os cortes na educação.

Durante o ato, a conformação de um bloco independente e combativo demarcou a linha revolucionária. Em certo trecho do ato, quando os manifestantes encontravam-se em frente ao quartel do exército (23° batalhão de caçadores), ecoaram palavras de ordem contra o assassinato de Evaldo dos Santos Rosa com 80 tiros de fuzil em 2019 no Rio de Janeiro.

A atuação do bloco, como no último ato do dia 29 de maio, conquistou a simpatia das massas presentes, com palavras de ordem em denúncia a farsa eleitoral e conclamando o povo para uma grande Revolução. O Coletivo Carcará demarcou com uma grande faixa a posição dos verdadeiros democratas e revolucionários, na faixa lia-se a palavra de ordem: Abaixo o governo de Bolsonaro e generais! Por uma Revolução de Nova Democracia!

Faixa carregada por manifestantes durante o protesto do dia 19 de junho. Foto: Coletivo Carcará

São Luís (MA)

A manifestação em São Luís iniciou-se às 8 horas, com concentração na Praça Deodoro e foi finalizada às 11:30 na Praça Maria Aragão, Centro Histórico da cidade. O ato contou com uma firme atuação da juventude combativa.

Durante o ato, o Comitê de Apoio - São Luís (MA), junto a apoiadores do jornal, dialogaram com a população e distribuíram panfletos prestando apoio e solidariedade LCP e exigindo a liberdade imediata dos camponeses presos políticos: Ezequiel, Estefane, Luis Carlos e Ricardo. 

Ativistas do movimento Combate(r) carregam faixa e bandeira. Foto: Banco de Dados AND

O movimento Combate(r), ao lado da juventude combatente, organizou um bloco na marcha. Foram puxadas palavras de ordem e levantada uma faixa exigindo Fora Bolsonaro, Mourão e Forças Armadas ReacionáriasVacina para o Povo Já! e Auxílio emergencial de mil reais até o fim da pandemia, além de cartazes com consignas em chamamento à luta combativa. 

O movimento também prestou solidariedade à heroica resistência Palestina com cartazes, agitando sua bandeira e no fim da manifestação realizaram um ato simbólico, queimando as bandeiras de Israel e dos EUA.

Manifestantes protestam em São Luís, Maranhão, e carregam faixa escrita Nem Bolsonaro, nem Mourão. Fora Forças Armadas reacionárias! Vacina para o povo já! Auxílio emergencial de 1.000 até o fim da pandemia! Foto: Banco de Dados AND

João Pessoa (PB)

Em João Pessoa, o ato contra o governo militar de Bolsonaro e o genocídio imposto ao povo do Brasil iniciou-se com a concentração, às 9 horas da manhã, no Lyceu Paraibano, centro da cidade. 


Manifestantes concentrados na frente do Lyceu Paraibano, antes do início da marcha. Foto: Banco de Dados AND

Os manifestantes saíram em marcha por volta de 10 horas com destino ao ponto de Cem Réis, também no centro. Milhares de pessoas levaram cartazes, banners, bandeiras e palavras de ordem ecoando dizeres contra o governo militar e o genocídio impetrado contra a população brasileira.

Durante o trajeto, que ainda passou pelo parque da lagoa, cartão postal da cidade, podiam ser vistas manifestações dos presentes em favor de comida, vacina, auxílio emergencial digno, em favor do SUS, dos camponeses pobres, contra a sanha do latifúndio, pelo fim da Polícia Militar e também em favor da democracia/autonomia estudantil, exigindo que se cessasse a intervenção do Governo Federal na Universidade Federal da Paraíba (UFPB) e em outras universidades, que tiveram seus reitores impostos por Bolsonaro, assim se destacava uma enorme faixa escrito: Fora Interventores.

No centro de João Pessoa, manifestantes exigem o fim das intervenções federais nas universidades. Foto: Banco de Dados AND

Apoiadores do AND divulgaram algumas edições do jornal para os presentes no ato.

Salvador (BA):

O ato em Salvador iniciou às 14h com os manifestantes marchando do Campo Grande até o Farol da Barra e contou com dezenas de milhares de pessoas indo às ruas. Durante o ato, Ativistas da Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) levaram uma faixa com a consigna: "Abaixo o Governo Militar Genocida de Bolsonaro".


Ato do dia 19 de junho em Salvador, na Bahia. Foto: Banco de Dados AND

Ato do dia 19 de junho em Salvador, na Bahia. Foto: Banco de Dados AND

Maceió (AL):

Em Maceió (AL), a mobilização reuniu mais de 10 mil trabalhadores do campo e da cidade. A manifestação se concentrou as 9 horas na Praça Centenário e seguiu pela Avenida Fernandes Lima.

Os manifestantes afirmavam que o governo genocida de Bolsonaro e generais é mais letal do que a Covid-19. Em relação à última manifestação, a capital alagoana também presenciou um aumento na quantidade de presentes.

Salvador (BA):

O ato em Salvador iniciou às 14h com os manifestantes marchando do Campo Grande até o Farol da Barra e contou com dezenas de milhares de pessoas indo às ruas.

Teresina (PI):

Milhares de pessoas marcharam pelas ruas de Teresina, no Piauí, entre as 8 horas da manhã e meio dia, com os manifestantes fechando uma importante via de uma avenida da cidade. Os manifestantes, além das exigências colocadas nacionalmente de vacina para o povo e contra o governo de Bolsonaro e generais, denunciaram a fome brutal que hoje, pela primeira vez em 17 anos, mais da metade da população brasileira passa fome.

Natal (RN):

Mais de 8 mil pessoas se reuniram em Natal no segundo dia de manifestações nacionais contra o governo de Bolsonaro e os generais. A marcha, que começou no cruzamento das avenidas Senador Salgado Filho e Bernardo Vieira, se prolongou por pelo menos três horas, seguindo pela BR-101 até a altura do Natal Shopping.


Manifestação massiva em Natal, Rio Grande do Norte, no dia 19 de junho. Foto: Vlademir Alexandre

Também houve manifestações em Mossoró, Parnamirim, Caicó, Pau dos Ferros e Tibau do Sul.

Centro-oeste

Campo Grande (MS):

Na capital sul-matogrossense, Campo Grande, no período da manhã do dia 19/06, centenas de manifestantes realizaram uma marcha no centro da cidade, na Praça Antônio João.

Dourados (MS):

Movimentos combativos e independentes estiveram presentes, somando-se aos atos nacionais contra esse governo militar genocida de Bolsonaro e generais. As palavras de ordem Nem Bolsonaro, Nem Mourão o povo quer vacina e educação!, Vacina, Vacina para o povo já abaixo o governo genocida militar!, Sem vacina não haverá paz, fora Bolsonaro, fora generais! e 1,2, 3… 4,5 mil ou param os cortes ou paramos o Brasil! tomaram a manifestação das ruas de Dourados. 

Na concentração do ato foram feitas falas saudando a luta da LCP, junto da da faixa pedindo a liberdade imediata para os presos políticos do acampamento Manoel Ribeiro.

Em Dourados, estudantes levaram uma grande faixa em defesa da educação. Foto: Banco de Dados


Manifestantes marcham pelas ruas de Dourados (MS) durante ato do dia 19 de junho. Foto: Banco de Dados AND

Mato Grosso (MT):

Em Cuiabá, capital do Mato Grosso, centenas de pessoas realizaram uma marcha e uma carreata pela cidade, até a prefeitura, onde realizaram um ato.

Goiânia (GO):

Durante o ato em Goiânia, manifestantes exigem a liberdade dos 4 camponeses presos políticos em Rondônia

Faixa contra o Governo Militar Genocida de Bolsonaro, em Goiânia, estado de Goiás. Foto: Banco de Dados AND

Em Goiânia, manifestantes caminharam cerca de 3 km da Praça Cívica até a região da Rua 44 carregando faixas e cartazes. O protesto começou por volta das 9h30m e durou cerca de três horas.

Várias faixas e cartazes exigiam vacina para o povo; auxílio emergencial de 1000 reais até o fim da recessão; pão e teto para os famintos e desabrigados; emprego; contra os cortes de verbas na educação; contra a continuidade de anos da deterioração do SUS; terra para quem nela vive e trabalha; o fim da criminalização da luta no campo de na cidade; e liberdade para os 4 presos políticos do Acampamento Manuel Ribeiro em Rondônia.

A cavalaria da PM tentou dispersar o ato, porém foi contida pelo bloco combativo. As principais palavras de ordem entoadas foram: "Nem Bolsonaro, Nem Mourão, o povo se levanta e vai ter rebelião"; "Vacina Para o Povo Já, “Abaixo o Governo Militar Genocida de Bolsonaro" e "Servir ao povo de todo coração, tropa de choque da revolução".

Também ocorreram manifestações em Jataí e Anápolis.


Ativistas do MEPR exigem a liberdade dos camponeses presos em Rondônia. Foto: Banco de Dados AND

Manifestação do dia 19 de junho em Goiânia. Foto: Banco de Dados AND

Brasília (DF):

A concentração para o ato convocado em Brasília se deu às 9 horas. Um bloco autônomo de manifestantes que discordam da direção majoritária do ato se conformou, organizando sua saída da Biblioteca Nacional.

No trajeto para o Congresso Nacional, na altura da Catedral, todos os manifestantes presentes foram submetidos a uma revista policial, devido a um acordo das organizações que convocaram o ato com a Polícia Militar. Os presentes tiveram os mastros de suas bandeiras retirados, além de bolsas e mochilas revistadas.

Durante a manifestação, ativistas distribuíram panfletos rechaçando o governo de Bolsonaro, alertando sobre as ilusões do oportunismo eleitoreiro e convocando para uma plenária aberta, a ser realizada na Praça Zumbi dos Palmares, dia 23 de junho.

Estima-se que estiveram presentes no ato cerca de 40 mil pessoas.

No Distrito Federal, manifestantes levantam faixa em repúdio a governo de Bolsonaro e generais e conclamam: Viva a LCP!. Foto: Banco de dados AND