Nelle bare ci sono 24 cadaveri ancora senza nome. L'unico segno di riconoscimento è un cartellino con un numero progressivo. Sette giorni sono trascorsi, dalla strage delle ragazze nel Mediterraneo, e i contorni del dramma delle giovanissime nigeriane inghiottite dal mare durante la traversata dalla Libia all'Italia si fanno più nitidi.
Solo in due sono state riconosciute, nell'obitorio di Salerno, dal marito e dal fratello, che si sono sciolti in un pianto dignitoso, pur fra tanta disperazione. Le altre, dunque, si erano messe in viaggio da sole, oppure chi era insieme a loro non ce l'ha fatta. Dall'autopsia non sono emersi segni di violenza sulle salme sbarcate domenica scorsa a Salerno dalla nave militare spagnola Cantabria insieme a 401 migranti sopravvissuti a quattro diversi naufragi. In qualche caso però le cicatrici sui corpi c'erano eccome. Segni di frustate, probabilmente. Non recenti, però, ma risalenti nel tempo e non riconducibili al viaggio sul gommone affondato. Due aspettavano un bambino. Una da un mese e mezzo, l'altra da tre. Molte erano infibulate.
Sono tutte morte per annegamento, in un solo caso la vittima ha subito anche un'emorragia, verosimilmente a causa di una caduta. Per accertare l'età bisognerà aspettare altri esami, ma le prime verifiche hanno confermato che avevano fra i 15 e i 25 anni. Chi le ha viste, assicura che erano "ragazze bellissime", nonostante le sofferenze. E dovevano avere anche una grande voglia di vivere, se è vero che una di loro indossava una maglietta colorata con scritto "I'm super happy", sono super felice.
"Mi vergogno che, nel 2017, ci siano ancora donne trattate in questo modo e persone costrette a viaggi allucinanti per sfuggire alla guerra e alla violenza - dice il professor Antonello Crisci, che guida l'equipe medico legale - come italiano invece sono orgoglioso di appartenere a un popolo accogliente, in prima linea in operazioni umanitarie che hanno lo scopo di restituire dignità e giustizia a queste persone così sfortunate".
.. il giudice Emiliana Ascoli nell'ordinanza parla della "la gravità della situazione" che si è verificata in quei giorni nelle acque al largo del canale di Sicilia e "lo stato disumano con il quale i migranti erano stati costretti a viaggiare, così da perdere la vita".
Il giudice ricorda che risultano ancora dispersi dei diversi naufragi: "Una decina, fra i quali anche bambini, caduti in mare", e forse addirittura "abbandonati per scelta di coloro che guidavano la nave". . I migranti sono partiti da un porto vicino a Tripoli la notte fra giovedì 2 e venerdì 3 novembre. Uomini, donne e bambini sono stati caricati a bordo dopo essere stati privati "di ogni bene, senza cibo né acqua" e solo un giubbino. Per partire, hanno pagato mille dinari "a un agente libico".
«La strage delle ragazze nel Mediterraneo è un evento drammatico, faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per accertare la verità», dice a Repubblica il procuratore di Salerno Corrado Lembo. Sulla scrivania dell'esperto magistrato, affiancato dal procuratore aggiunto Luca Masini, c'è l'indagine aperta dopo lo sbarco di 375 migranti sopravvissuti ai naufragi avvenuti nelle acque al largo del Canale di Sicilia. In mare hanno perso la vita 26 giovanissime nigeriane, partite dalla costa libica e annegate durante la traversata. Erano a bordo di due diversi gommoni, tre su uno che trasportava circa 150 persone, le altre 23 su un diverso natante sul quale viaggiavano 87 migranti.
.... Dalle indagini è emerso che almeno altri dieci persone, fra le quali anche bambini, erano sulla stessa imbarcazione e risultano tuttora disperse in mare.
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