pc 22 marzo - FORMAZIONE OPERAIA - 4° CAP. DE IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA: I comunisti lottano nel movimento presente per indicare il fine degli operai...
Nel quarto e ultimo capitolo de Il
Manifesto viene indicata la posizione dei comunisti di fronte ai
diversi partiti di opposizione.
E' chiaro a Marx ed Engels fin
dall’inizio che l’azione strategica del Partito comunista ha
bisogno di una tattica sul piano politico per tradurre i fini dei
comunisti nella realtà concreta.
Marx ed Engels sono contrari ad una
visione dogmatica dell’azione dei comunisti, ad un propagandismo
astratto, ad un attesismo, nel quale le masse arrivino spontaneamente
ad aderire ai fini dei comunisti.
“I comunisti lottano –
scrive Il Manifesto – per raggiungere gli scopi e gli interessi
immediati degli operai, ma nel movimento presente rappresentano in
pari tempo l’avvenire del movimento stesso”
Facendo, poi, riferimento alla Francia,
in cui all’epoca esisteva un partito socialista democratico, Marx
ed Engels indicano anche in che senso ogni appoggio non può essere
acritico.
Cioè, qui, la critica è rivolta sia
al riformismo che al massimalismo che caratterizza spesso le forze
socialdemocratiche. E’ una costante della socialdemocrazia di
sinistra seminare illusioni e parole d’ordini roboanti che però
nella sostanza non corrispondono ai fini obiettivi del movimento
operaio e al cammino che esso necessariamente deve intraprendere.
Nel capitolo vengono indicati esempi di
altre forme di partiti di opposizione.
La costante dell’indicazione de Il
Manifesto è quella di affiancare nella lotta i partiti di
opposizione ogni qualvolta questi partiti facciano della reale
opposizione, ma nello stesso tempo indicare in autonomia i fini
futuri, gli obiettivi finali dell’azione dei comunisti.
Questo rapporto critico è legato
all’analisi della base di classe delle forze di opposizione e al
ruolo
dei comunisti che è centrato sull’azione della classe operaia.
dei comunisti che è centrato sull’azione della classe operaia.
Il Manifesto scrive “Mai e in
nessun momento il Partito comunista tralascia di risvegliare negli
operai la coscienza, per quanto è possibile chiara, dell’antagonismo
ostile esistente tra borghesia e proletariato. Affinchè gli operai
sappiano convertire in armi dirette contro la borghesia le condizioni
sociali e politiche”.
A volte l’azione dei partiti di
opposizione influenza la classe operaia e in numerose occasioni
contribuisce anche al suo risveglio, al suo ingresso nella lotta
politica. Quando questo si realizza, giustamente Il Manifesto ci
indica che bisogna affiancare i partiti di opposizione, ma in questo
affiancamento l’obiettivo dei comunisti è sempre di chiarire
l’antagonismo esistente tra proletariato e borghesia, radicalizzare
questo antagonismo e volgerlo in lotta per rovesciare la borghesia.
Mentre è evidente che i partiti di
opposizione hanno uno scopo differente, quello di utilizzare il
risveglio operaio per candidarsi come alternativa al partito
dominante senza contemplare il rovesciamento della borghesia come
classe dominante.
Il Manifesto ribadisce l’appoggio dei
comunisti ad ogni movimento rivoluzionario contro le condizioni
sociali e politiche esistenti, ma mette in luce che non si tratta di
un rovesciamento solo politico ma di un rovesciamento sociale, un
rovesciamento di sistema.
Il Manifesto segnala che i comunisti in
tutti questi movimenti mettono in rilievo come problema fondamentale
la questione della “proprietà”, qualunque sia la forma più o
meno sviluppata che possa avere assunto. Quindi, lottano per
eliminare alla radice la base economica del dominio della borghesia,
perché il proletariato è portatore di un cambio di sistema fondato
sull’abolizione della proprietà privata, nel senso già chiarito
in un altro capitolo de Il Manifesto.
In sostanza i comunisti nella loro
azione agiscono per sviluppare in termini di classe il conflitto
politico tra borghesia e proletariato, per radicalizzare
l’antagonismo tra borghesia e proletariato; e rispetto agli scopi
che hanno invece gli altri partiti di opposizione, i comunisti si
battono per un programma differente da quello di ogni partito di
opposizione, compreso quelli che influenzano la classe operaia o che
riescono a trascinare la classe operaia nel movimento di opposizione.
Nel movimento presente i comunisti
partecipano e appoggiano la lotta perché essa si acutizzi e, in
questo senso, nell’immediato lavorano per il futuro. Il sostegno
alle rivendicazioni immediate che possano portare all’azione comune
con gli altri partiti di opposizione si combina con la
rivendicazione dell’abolizione del sistema basato sulla proprietà
privata.
Non partecipare ai movimenti immediati,
non sviluppare l’unità con i partiti di opposizione è un errore
di estremismo, dottrinarismo, che isola i comunisti dal movimento
reale e li rende incapaci di svolgere il ruolo che ad essi compete.
Ma essere solo l’espressione più
radicale della opposizione senza porre in essa l’antagonismo di
classe e il suo programma è opportunismo, economicismo, riformismo
anche nella sua variante massimalista.
Le frasi finali de Il Manifesto pongono
il cuore della contraddizione con gli altri partiti di opposizione e
il concentrato della funzione dei comunisti nel movimento reale.
“I comunisti
sdegnano - dicono alla
fine Marx ed Engels - di nascondere le loro opinioni e le
loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono
essere raggiunti solo col rovesciamento violento di tutto l'ordine
sociale esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero di una
rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere fuorchè
le loro catene. Hanno un mondo da conquistare”
Nel Manifesto, quindi, indicato
chiaramente che i comunisti puntano alla “sovversione violenta di
tutto l’ordinamento sociale esistente”.
La radicalizzazione dell’antagonismo
di classe che i comunisti realizzano elevando la coscienza operaia
nel movimento reale deve porre apertamente la necessità verso la sovversione violenta;
l’indicazione del fine ultimo della lotta nell’abolizione della
proprietà privata sarebbe pura esposizione della società futura
senza indicare in modo netto e chiaro che questa società è
possibile ottenerla solo con il rovesciamento violenta dell'ordinamento
sociale esistente.
E' questo che i comunisti sdegnano di
nascondere nelle loro opinioni e che dichiarano apertamente. Senza
non vi è un’effettiva posizione comunista.
Essere seguaci, applicatori de Il
Manifesto del Partito comunista ieri come oggi significa organizzare
il Partito comunista come partito della classe per il rovesciamento
della borghesia e la sovversione violenta dell’ordinamento sociale
esistente.
E’ questo che fa tremare le classi
avverse, è questo lo “spettro” che la borghesia continuamente
evoca e teme, è questa la condizione determinante per rompere le
catene di questa società e conquistare un mondo nuovo.
Senza l’azione di sovversione
violenta i comunisti non sono tali, ma, comunque si definiscano,
rientrano nelle correnti “socialiste” che Marx ed Engels
criticano ne Il Manifesto.
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