(da blog proletari comunisti - Italia)
Lo ha fatto in un momento in cui la Turchia non sta affatto abbandonando la lotta contro il popolo curdo, continuando a bombardare strutture militari e civili e a sostenere le milizie islamiste in Siria del Syrian national army. "Gli ultimi morti risalgono appena a mercoledì scorso quando 12 persone tra cui sei civili e sei soldati sono stati colpiti dai bombardamenti aerei a sud della città di Hasakah" (Il Manifesto 28/2); lo ha fatto senza che vi sia stata una contropartita da parte di Erdogan, neanche a parole; e con alle spalle i negoziati falliti del 2013 e 2015 per niente rispettati dalla Turchia e pagati pesantemente dal popolo curdo con la perdita di tante vite umane.
Noi pensiamo che anche questa volta non si aprirà affatto una fase di reali accordi, di "democrazia". Siamo tra l'altro in una fase in cui anche l'imperialismo Usa, oggi con Trump, Israele vogliono mano libera nell'area e l'abbandono della lotta armata da parte del Pkk, toglie ai macellai, ai genocidi dei popoli un grosso problema. Su questo effettivamente, come ha detto Ocalan, il capo del Pkk si assume una "responsabilità storica" per le drammatiche conseguenze che potrà subire il popolo curdo e per l'abbandono definitivo della lotta per un Kurdistan libero.
Siamo fiduciosi che il popolo curdo, i combattenti curdi, le donne combattenti che hanno dato un esempio al mondo con Rojava, non potranno accettare questa resa.
Ma dobbiamo anche dire che questa capitolazione l'avevamo indicata/denunciata già nel 2015, quando tutto il movimento in Italia, in Europa esaltava le idee, posizioni "innovative" di Ocalan, in particolare sul ruolo delle donne/combattenti curde e sull'esperienza del confederalismo democratico in corso a Rojava - parlammo allora di "capitolazione affascinante". Oggi purtroppo dobbiamo anche togliere l'aggettivo "affascinante"
Facemmo su questo un opuscolo - di cui riprendiamo la presentazione e che è disponibile in italiano e in inglese:
"PRESENTAZIONE
Di seguito abbiamo riportato degli stralci di due degli interventi fatti al Convegno dell’11 ottobre a Roma delle donne curde, di Havin Guneser, giornalista e portavoce dell’Iniziativa Internazionale ‘Libertà per Abdullah Öcalan – Pace in Kurdistan’ e di Dilar Dirik (Ricercatrice Università di Cambridge).
Sono interventi importanti che spiegano bene quali analisi, quale politica, quali principi vi siano dietro il ruolo, l’organizzazione molto avanzata delle donne e combattenti curde facenti riferimento al PKK. Il primo intervento, in particolare, è una sorta di “manifesto” del pensiero che ispira la lotta delle donne curde, espressione delle teorie di Ocalan del PKK.
Diciamo subito che noi consideriamo queste teorie di Ocalan anti mlm, democratico-libertarie.
Pertanto, il rispetto profondo che abbiamo nei confronti della battaglia che il PKK sta portando avanti e del ruolo fondamentale in questa battaglia delle donne a tutti i livelli: militare, politico, ideologico, di realizzazione sul campo di una nuova società (Rojava) che pone al centro non solo idealmente ma praticamente con concrete misure la questione della liberazione delle donne; proprio questo rispetto e solidarietà non ci può esimere dall’esprimere chiaramente le nostre divergenze profonde, strategiche rispetto alle analisi e teorie di Ocalan e delle rappresentanti delle combattenti curde che ad esse si rifanno.
Chiaramente possiamo anche capire - e qui sarebbero soprattutto i nostri partiti fratelli turchi/curdi maoisti che possono aiutarci nel comprendere bene - le ragioni storiche, legate alla realtà del kurdistan, alla condizione coloniale/feudale in cui il popolo e le donne in particolare sono tenute, a come nei decenni si è manifestato lo scontro per la liberazione del popolo curdo, di queste teorie di Ocalan.
Chiaramente si tratta di tesi non banali, che possono sicuramente affascinare, soprattutto i movimenti femministi, ecologisti, libertari, ecc., e che, quindi, non vanno criticate con superficialità.
Nello stesso tempo sembra che la pratica, la battaglia che stanno portando avanti eroicamente a Kobane in questa fase, così come la realizzazione di una nuovo ordine sociale a Rojava con l’applicazione del principio della libertà, con misure concrete per affermare il ruolo discriminate e dirigente delle donne in tutti gli aspetti economico, politici, ideologico, siano molto meglio e sono nella pratica anche diverse dalle teorie di Ocalan. Questo è un aspetto importante.
Ma, ripetiamo, i comunisti mlm non si nascondono, dicono chiaramente ciò su cui sono d’accordo e ciò su cui non sono d’accordo. Noi, poi, siamo leninisti e con Lenin sappiamo quanto sia importante la lotta/critica verso altre tendenze, e che l’affermazione in teoria e in pratica del mlm è sempre in stretto legame con un lavoro di distinzione dalle altre teorie.
Infine, voglio sottolineare positivamente il legame organico, molto evidenziato dalle compagne curde, tra movimento/organizzazione delle donne e Partito, in cui l’organizzazione delle donne è frutto dell’applicazione della linea, strategia, concezione del partito di cui le compagne sono parte determinante. Questo “metodo”, nel senso non banale ma leninista del termine, che è, questo sì, il metodo del mlm, e del nostro partito in particolare, della nostra concezione e pratica di partito comunista di tipo nuovo, e che noi portiamo coerentemente in Italia e a livello internazionale, deve essere da noi valorizzato nel movimento delle donne, femminista in Italia per combattere, criticare le concezioni anti partito fortemente presenti.
In questa sede, ci limitiamo a tracciare brevemente alcune questioni – sicuramente da approfondire".
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