Thursday, June 4, 2020

PCm Italy - draft for debate about Crisis and Pandemic


Questo periodo di pandemia nei movimenti, anche da parte di chi si dice rivoluzionario, come tra i lavoratori sono emerse alcune posizioni che mostrano un difetto proprio dell'analisi marxista del capitale e del sistema del capitale (ma chiaramente questo è un problema e un compito dei comunisti)
Si minimizza il coronavirus: in effetti non avrebbe questa capacità di uccidere migliaia di persone... in fondo chi è morto aveva già patologie, quindi soprattutto anziani... l'unico vero problema è lo stato della sanità, ecc. Da qui si mette l'accento sulle “strumentalizzazioni” dell'epidemia da parte di padroni, governo, Istituzioni, sulle “manovre” del governo che utilizza il coronavirus per distrarre il proletariato e le masse popolari dai “veri problemi”, ecc.; vedendo la questione coronavirus come una sorta di “complotto” tra capitale, governo, Stati per scaricare la crisi sui proletari e le masse.
Questo non ha niente a che fare con un'analisi scientifica, marxista del modo di produzione capitalista, che nella produzione/riproduzione/circolazione, mondiale nella fase imperialista, per il suo profitto, lo sfruttamento della forza-lavoro, va come un predone dove può mettere le sue grinfie, distruggendo ambiente, devastando territori, distruggendo le forze produttive che lo stesso capitale ha sviluppato, natura, sottomettendo alla sua legge popolazioni come territori incontaminati, e producendo in questa trasformazione forzata di habitat di animali, anche inevitabili pandemie, che, quindi, non sono un “complotto”, un “pretesto” ma l'inevitabile anello della voracità del capitale nella fase imperialista.

I “veri problemi” dei lavoratori, delle masse popolari prima della pandemia erano già scaricati su di loro, non c'era bisogno del coronavirus; oggi la pandemia è un “vero problema” delle masse, a livello mondiale, che hanno e continuano a pagare pesantemente in termini di vite umane e di nuovo peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro, di diritti fondamentali (sciopero, lotte, assemblee, manifestazioni) già attaccati.

Le potenze imperialiste hanno usato e continueranno ad usare la pandemia sul fronte della contesa/collusione interimperialista. Uno dei fronti è la sanità e le misure di intervento (una per tutte la contesa Usa/Cina, ma anche i rapporti Urss-Cina/Ue-tra gli imperialismi europei tra chi si conquista l'egemonia sulle misure sanitarie, vaccino, ecc.). (1
Quindi, la pandemia è un “vero problema” per i proletari e le masse.
Ma lo è molto anche per i capitalisti. Si parla della crisi più grave da quella del 29.

I capitalisti, quindi, non sono stati contenti del coronavirus, l'hanno anch'essi subito. Hanno cercato in tutti i modi di non interrompere le loro produzioni, e ora cercano, chiaramente, di far pagare agli operai, ai lavoratori il “danno” che hanno subito. Il capitale anche in questa crisi pandemica da un lato si è industriato: alcuni settori hanno avviato una riconversione momentanea della produzione (comprese le inevitabili speculazioni – vedi l'affare mascherine); hanno forzato verso governo, prefetture per mantenere aperte le fabbriche (siderurgiche, di produzioni belliche, ecc.); hanno dato una versione moderna del lavoro a domicilio con lo smart work; dall'altro non ha visto l'ora di tornare a produrre come prima e più di prima. Quindi non gli va affatto bene questa situazione (2). Cerca di trarne profitto sulla intensificazione dello sfruttamento degli operai, userà ora e dopo il coronavirus per trarre profitti dalla “ricostruzione” della sanità, ma vuole tornare a produrre pienamente. Se fosse tutto frutto della volontà cattiva del capitale che ha “trovato il modo per uscire dalla crisi” non premerebbe per il ritorno all'organizzazione del lavoro “normale”.

Dire che è un “pretesto” porta, invece, non ad elevare la denuncia e l'analisi, ma a nascondere le leggi del capitale e la necessità della lotta rivoluzionaria per porvi fine; porta a normalizzare, a non vedere la strage planetaria in corso, la portata del fenomeno e la necessità di fare un salto nella lotta contro il sistema capitalista/imperialista.
Il coronavirus come pretesto, la sua banalizzazione è la posizione dei Bolsonaro, di Johnson all'inizio, di Trump. Certamente, lo stato disastroso della sanità ha trasformato il coronavirus in una strage, ma chi produce le pandemie, che diverranno sempre più cicliche e ravvicinate, è, ripeto, il modo di produzione capitalista.

A volte, poi, nelle denunce vi è una visione enfatica della forza del capitale che porta inevitabilmente al pessimismo anche nell'azione. Non si vede la debolezza, la contraddizione intrinseca del modo di produzione capitalista, e non si vedono le crisi come espressioni nello stesso tempo di forza e di debolezza. Non è vero che il capitale dalle crisi esce sempre più forte – se mai più “selezionato”. Lenin spiega ne “L'imperialismo” come nel momento più alto, supremo, espansivo del capitale corrisponde anche la fase della putrescenza.

La lettura della pandemia come una sorta di “complotto pianificato”, arriva a dire che essa sarebbe stata usata per rispondere alla questione della sovrappopolazione: anziani soprattutto, ma anche popolazione non produttiva, migranti, ecc.
La sovrappopolazione è una inevitabile conseguenza della legge dell'accumulazione del capitale. Paradossalmente - ma non è così – è la popolazione operaia che produce i mezzi che rendono sé stessa eccedente, Il proletariato produce la ricchezza altrui e la miseria propria.
La sovrappopolazione è un problema dei governi che devono fare ogni tanto dei provvedimenti per ridurre l'impatto “eversivo” che potrebbe avere una sovrappopolazione senza lavoro, senza reddito; non è invece un problema per il capitale che anzi usa la sovrappopolazione sia come riserva, bacino di una forza-lavoro fluttuante, a disposizione a basso costo, sia come pressione per abbassare il salario e aumentare lo sfruttamento degli operai occupati.
E' il governo che ha dovuto fare la sanatoria per i migranti perchè l'industria dell'agricoltura ora ne ha bisogno.
Per il capitale l'asse non è “produci-consuma-crepa”, altrimenti non avrebbe più forza lavoro, ma “produci-consuma-torna a produrre”. Se in questo ciclo crepi, è un “incidente di percorso” per il capitalista, non perchè è cattivo ma perchè il modo di produzione capitalista ha come scopo solo il profitto e lo sfruttamento della “merce” forza-lavoro.
Non dobbiamo confondere la teoria della sovrappopolazione con una sorta di teoria per cui sembrerebbe che il capitale pianifichi la morte degli anziani da coronavirus. Innanzitutto, il sistema capitalista di fronte alle pandemie è incapace e impossibilitato a fronteggiarle, perchè esso ne è la causa, perchè il capitale è da circa 150 anni che non è più fattore progressivo ma distruttivo; quando comunque le deve fronteggiare si regola come sempre, secondo le regole del profitto e del minor danno. E chiaramente per come affronta le epidemie, per il disastro apportato alla sanità, per la indicibile speculazione con costi al minimo e grandi utili con cui fronteggia la questione degli anziani, la maggiorparte dei morti sono gli anziani (ma anche qui senza unilateralismi). Questo da un lato gli può anche andare bene, dall'altro no, perchè vengono meno le pensioni degli anziani che sostengono più persone, viene ridotto l'affare delle badanti, i grandi affari delle industrie farmaceutiche, ecc, Ma la morte degli anziani non sta in una sorta di “elenco” fatto, tra chi sacrificare e chi no, come una “soluzione” per regolare la sovrappopolazione.

Per concludere. I comunisti non sono allarmisti, né minimizzatori, né stanno sulla montagna a predicare: “vedete che avevamo ragione noi...?”. I comunisti sono scienziati della rivoluzione, ma scienziati agenti che vogliono, come dice Marx, trasformare il mondo. Non vedono il sistema come un molock, ma ne analizzano le contraddizioni e ne fanno punto utile per la lotta economica, politica e rivoluzionaria dei proletari e delle masse popolari.

Proletari comunisti_PCm Italy



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