L'azione estesa e articolata del MFPR di conoscenza/solidarietà alle prigioniere politiche dell'India
Nel meeting del Comitato Internazionale di sostegno alla guerra popolare in India di gennaio scorso avevamo annunciato, in vista innanzitutto dell’8 marzo imminente, la messa in campo di specifiche azioni/iniziative in varie città in merito alle prigioniere politiche indiane, che si inserivano nell’immediato nell’ambito della campagna specifica internazionale lanciata dal Comitato, a cui come MFPR aderiamo, per fermare l’operazione fascista e genocida del governo indiano di Modi, "stop Prahaar-3", finalizzata ad annientare la guerra popolare guidata dal PCI(M), e in solidarietà con le prigioniere e i prigionieri politici.
Abbiamo
quindi lavorato attivamente in tal senso, e a partire dall’8 marzo e
fino a questi ultimi mesi si sono messe in campo alcune importanti
iniziative.
Esse si sono fondate principalmente su una mostra fotografica caratterizzata da un duplice aspetto.
Da
un lato la denuncia delle condizioni terribili in cui versano le
prigioniere politiche indiane nelle carceri del regime di Modi dove
alle “normali” condizioni di repressione e di mancanza di diritti
basilari per tutti i prigionieri, si aggiungono per le donne pesanti
discriminazioni rispetto agli uomini per quanto riguarda l’accesso
all’assistenza sanitaria, al vitto carcerario qualitativamente e
quantitativamente inferiore, alle esigenze igienico-sanitarie legate per
esempio al ciclo mestruale, alla gravidanza, alla nutrizione dei figli
piccoli che vivono in carcere con le madri. Ma a tutto questo si
uniscono per le donne e in particolare per le prigioniere politiche, con
un odioso accanimento contro le compagne rivoluzionarie maoiste, le
torture sessuali, gli stupri, le violenze sessuali perpetrate delle
guardie carcerarie (le donne spesso restano incinte dopo essere state
stuprate dai poliziotti durante la detenzione nelle caserme o dalle
guardie nelle carceri).
Ma
con questa mostra accanto alla denuncia di questa odiosa realtà si
vuole trasmettere anche un messaggio importante alle donne che vivono
nei paesi imperialisti come il nostro. Attraverso delle immagini chiare
ed eloquenti si è voluto rendere reale e vivo il messaggio delle varie
forme della lotta di massa e rivoluzionaria delle donne indiane, delle
compagne maoiste che in India costituiscono più del 50% dell’esercito di
liberazione popolare, e mostrare come la terribile oppressione/violenza
che le donne subiscono in India, legata anche al sistema feudale, alla
questione religiosa, al sistema delle caste, alle misure di isolamento,
militarizzazione e pesante repressione imposte dal governo nazionalista e
integralista indù per sradicare i maoisti e schiacciare la guerra
popolare, non ferma ma alimenta la partecipazione della donne nella
guerra popolare.
A questa mostra abbiamo unito nelle iniziative la presentazione/diffusione di un ampio e dettagliato dossier,
a cura del Mfpr , sulla condizione delle donne nelle carceri indiane
con particolare riferimento alla prigioniere politiche e che anche
attraverso la documentazione della vita e militanza rivoluzionaria così
della detenzione di alcune importanti compagne dirigenti del PCI (m) e
di altre organizzazioni di donne in lotta, come per esempio quelle
legate al movimento rivoluzionario delle donne Dalit o Adivasi, che dà
un quadro dettagliato della faccia ultrareazionaria, fascista e sessista
della repressione dello Stato indiano a cui si contrappone però la
determinazione ferma e combattente della lotta delle donne, delle
compagne indiane anche dentro le carceri.
Mostra
e dossier si sono oggettivamente rivelati importanti e utili strumenti
per agire in questa campagna internazionale di solidarietà, per la
liberazione delle prigioniere politiche, in modo concreto e attivo e
per portare a conoscenza il protagonismo rivoluzionario delle donne e
compagne indiane che fa tremare il regime genocida di Modi asservito
all’imperialismo, e di conseguenza molto attivo nel censurarlo e
soffocarlo con ogni mezzo.
Abbiamo esposto la mostra e diffuso il dossier in tutte le manifestazioni e assemblee dell’8 marzo
con le lavoratrici che hanno rilanciato da Palermo, a Taranto, a
l’Aquila, a Milano… un ponte solidale con le donne/compagne che
combattono nel mondo contro il doppio sfruttamento e la doppia/tripla
oppressione di questo putrido sistema capitalista e imperialista e in
particolare con la parola d’ordine “Libertà per tutte le prigioniere
politiche dall'India alla Turchia e in ogni parte del mondo” con le
donne/compagne rivoluzionarie che combattono, avendo un ruolo
determinante nelle guerre popolari, per una vera trasformazione sociale
e che per questo sono imprigionate, torturate, stuprate, uccise dalla
borghesia dominante al potere.
Successivamente
siamo intervenute con la mostra e il dossier nella prima grande
manifestazione contro la guerra imperialista nel nostro paese a Firenze il 26 marzo,
lanciata dagli operai in lotta della fabbrica GKN, raccogliendo tra le
donne, lavoratrici, compagne un positivo interesse e condivisione del
messaggio di denuncia, controinformazione e di solidarietà
internazionalista su una questione che la borghesia dominante di paesi
imperialisti come il nostro, che stringe accordi politico-economici per i
profitti del Capitale con il governo Modi (vedi il G20 di Roma), tiene
nel quasi totale silenzio massmediatico a livello di massa.
Ma
l’azione messa in campo si è arricchita nei mesi successivi con alcune
importanti presentazioni del dossier unitamente alla esposizione della
mostra in grandi città come a Bologna durante la presentazione di un libro di una intellettuale italiana, in due librerie a Milano, all’Università a Palermo nell’ambito di una assemblea promossa dalle studentesse e studenti contro la guerra interimperialista in Ucraina e a l’Aquila.
Queste
presentazioni del dossier e della mostra stanno assumendo un valore
particolare: attraverso di esse si è allargato l’interesse di altri
settori di donne, compagne di alcune aree femministe, donne
intellettuali. Sulla scia di queste presentazioni per esempio donne
democratiche dopo l’incontro fatto il 3 maggio alla libreria Les Mots di
Milano sulla Campagna internazionale di solidarietà e per la
liberazione delle prigioniere politiche in India, “si sono sentite in
dovere”, come ci hanno poi scritto, di scrivere una lettera/appello ad
alcuni ministri, tra cui il ministro degli Esteri; così una giornalista
indipendente ha scritto un ampio articolo sul tema valorizzando il
dossier e la mostra presentate dalle compagne Mfpr.
Queste
iniziative si mettono in pratica cogliendo l’orientamento che proviene
dall’India, dal PCI (M), e cioè quello di lavorare per estendere i
riferimenti, per ampliare i fronti. Certamente non è una pratica né
scontata né facile ma essa si inserisce anche in un terreno di reale
lotta. Non si tratta, infatti, solo di “ordinaria” denuncia e
controinformazione ma anche di lotta ideologica/politica. Per fare un
esempio, qui in Italia nel campo femminista piccolo borghese anche di
aree più ribelli è sicuramente terreno più noto e più facile la
solidarietà legata alla lotta delle donne curde; pertanto le iniziative
che si sono messe in campo sulla questione delle donne in India sono in
questo senso da considerarsi come delle conquiste sul campo d'azione.
Questo
percorso sta continuando all’interno della campagna generale e
prolungata del Comitato e si sta aprendo a nuove tappe, come una
prossima iniziativa verso settembre all’Università in Calabria, centro
di intellettuali di sinistra, e un intervento al campeggio estivo del Movimento NoTav, e al campeggio No Muos in Sicilia a Niscemi,
uno dei territori “occupati” dagli USA con una delle più grandi basi di
telecomunicazioni al servizio della guerra imperialista, dove ci sarà
una giornata specifica sul tema “donne e guerra” organizzato dalle donne
No Muos che ci hanno invitato nel corso di una assemblea nazionale
delle donne/lavoratrici sul tema della guerra.
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