Wednesday, July 6, 2022

Italy - the solidarity with political prisoners in India of the women worker of MFPR Italy continue diarly and in all demostration in Italy

 

L'azione estesa e articolata del MFPR di conoscenza/solidarietà alle prigioniere politiche dell'India


Nel meeting del 
Comitato Internazionale di sostegno alla guerra popolare in India di gennaio scorso avevamo annunciato, in vista innanzitutto dell’8 marzo imminente, la messa in campo di specifiche azioni/iniziative in varie città in merito alle prigioniere politiche indiane, che si inserivano nell’immediato nell’ambito della campagna specifica internazionale lanciata dal Comitato, a cui come MFPR aderiamo, per fermare l’operazione fascista e genocida del governo indiano di Modi, "stop Prahaar-3", finalizzata ad annientare la guerra popolare guidata dal PCI(M), e in solidarietà con le prigioniere e i prigionieri politici.
Abbiamo quindi lavorato attivamente in tal senso, e a partire dall’8 marzo e fino a questi ultimi mesi si sono messe in campo alcune importanti iniziative. 
Esse si sono fondate principalmente su una mostra fotografica caratterizzata da un duplice aspetto.
Da un lato la denuncia delle condizioni terribili in cui versano le prigioniere politiche indiane nelle carceri del regime di Modi dove  alle “normali” condizioni di repressione e di mancanza di diritti  basilari per tutti i prigionieri, si aggiungono per le donne pesanti discriminazioni rispetto agli uomini per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria, al vitto carcerario qualitativamente e quantitativamente inferiore, alle esigenze igienico-sanitarie legate per esempio al ciclo mestruale, alla gravidanza, alla nutrizione dei figli piccoli che vivono in carcere con le madri. Ma a tutto questo si uniscono per le donne e in particolare per le prigioniere politiche, con un odioso accanimento contro le compagne rivoluzionarie maoiste, le torture sessuali, gli stupri, le violenze sessuali perpetrate delle guardie carcerarie (le donne spesso restano incinte dopo essere state stuprate dai poliziotti durante la detenzione nelle caserme o dalle guardie nelle carceri).
Ma con questa mostra accanto alla denuncia di questa odiosa realtà si vuole  trasmettere anche un messaggio  importante alle donne che vivono nei paesi imperialisti come il nostro. Attraverso delle immagini chiare ed eloquenti si è voluto rendere reale e vivo il messaggio delle varie forme della lotta di massa e rivoluzionaria delle donne indiane, delle compagne maoiste che in India costituiscono più del 50% dell’esercito di liberazione popolare, e mostrare come la terribile oppressione/violenza che le donne subiscono in India, legata anche al sistema feudale, alla questione religiosa, al sistema delle caste, alle misure di isolamento, militarizzazione e pesante repressione imposte dal governo nazionalista e integralista indù per sradicare i maoisti e schiacciare la guerra popolare, non ferma ma alimenta la partecipazione della donne nella guerra popolare. 
A questa mostra abbiamo unito nelle iniziative la presentazione/diffusione di un ampio e dettagliato dossier, a cura del Mfpr , sulla condizione delle donne nelle carceri indiane con particolare riferimento alla prigioniere politiche e che anche attraverso la documentazione della vita e militanza rivoluzionaria così della detenzione di alcune importanti compagne dirigenti del PCI (m) e di altre organizzazioni di donne in lotta, come per esempio quelle legate al movimento rivoluzionario delle donne Dalit o Adivasi, che dà un quadro dettagliato della faccia ultrareazionaria, fascista e sessista della repressione dello Stato indiano a cui si contrappone però la determinazione  ferma e combattente della lotta delle donne, delle compagne indiane anche dentro le carceri. 
 
Mostra e dossier si sono oggettivamente rivelati importanti e utili strumenti per agire in questa campagna internazionale di solidarietà, per la liberazione delle prigioniere politiche, in modo  concreto e attivo e per portare a conoscenza il protagonismo rivoluzionario delle donne e compagne indiane che fa tremare il regime genocida di Modi asservito all’imperialismo, e di conseguenza molto attivo nel censurarlo e soffocarlo  con ogni mezzo. 

Abbiamo esposto la mostra e diffuso il dossier in tutte le manifestazioni e assemblee dell’8 marzo con le lavoratrici che hanno rilanciato da Palermo, a Taranto, a l’Aquila, a Milano… un  ponte solidale con le donne/compagne che combattono nel mondo contro il doppio sfruttamento e la doppia/tripla oppressione di questo putrido sistema capitalista e imperialista e in particolare con la parola d’ordine “Libertà per tutte le prigioniere politiche dall'India alla Turchia e in ogni parte del mondo” con le donne/compagne rivoluzionarie che combattono, avendo un ruolo determinante nelle guerre popolari, per una vera trasformazione sociale  e che per questo sono imprigionate, torturate, stuprate, uccise dalla borghesia dominante al potere.
Successivamente siamo intervenute con la mostra e il dossier nella prima grande manifestazione contro la guerra imperialista nel nostro paese a Firenze il 26 marzo, lanciata dagli operai in lotta della fabbrica GKN, raccogliendo tra le donne, lavoratrici, compagne un positivo interesse e  condivisione del messaggio di denuncia, controinformazione e di solidarietà  internazionalista su una questione che la borghesia dominante di paesi imperialisti come il nostro, che stringe accordi politico-economici per i profitti del Capitale con il governo Modi (vedi il G20 di Roma), tiene nel quasi totale silenzio massmediatico a livello di massa. 
Ma l’azione messa in campo si è arricchita nei mesi successivi con alcune importanti presentazioni del dossier unitamente alla esposizione della mostra in grandi città come a Bologna durante la presentazione di un libro di una intellettuale italiana, in due librerie a Milano, all’Università a Palermo nell’ambito di una assemblea promossa dalle studentesse e studenti contro la guerra interimperialista in Ucraina e a l’Aquila

Queste presentazioni del dossier e della mostra stanno assumendo un valore particolare: attraverso di esse si è allargato l’interesse di altri settori di donne, compagne di alcune aree femministe, donne intellettuali. Sulla scia di queste presentazioni per esempio donne democratiche dopo l’incontro fatto il 3 maggio alla libreria Les Mots di Milano sulla Campagna internazionale di solidarietà e per la liberazione delle prigioniere politiche in India, “si sono sentite in dovere”, come ci hanno poi scritto, di scrivere una lettera/appello ad alcuni ministri, tra cui il ministro degli Esteri; così una giornalista indipendente ha scritto un ampio articolo sul tema valorizzando il dossier e la mostra presentate dalle compagne Mfpr. 
 
Queste iniziative si mettono in pratica cogliendo l’orientamento che proviene dall’India, dal PCI (M), e cioè quello di lavorare per estendere i riferimenti, per ampliare i fronti. Certamente non è una pratica né scontata né facile ma essa si inserisce anche in un terreno di reale lotta. Non si tratta, infatti, solo di “ordinaria” denuncia e controinformazione ma anche di lotta ideologica/politica. Per fare un esempio, qui in Italia nel campo femminista piccolo borghese anche di aree più ribelli è sicuramente terreno più noto e più facile la solidarietà legata alla lotta delle donne curde; pertanto le iniziative che si sono messe in campo sulla questione delle donne in India sono in questo senso da considerarsi come delle conquiste sul campo d'azione. 

Questo percorso sta continuando all’interno della campagna generale e prolungata del Comitato e si sta aprendo a nuove tappe, come una prossima iniziativa verso settembre all’Università in Calabria, centro di intellettuali di sinistra, e un intervento al campeggio estivo del Movimento NoTav, e al campeggio No Muos in Sicilia a Niscemi, uno dei territori “occupati” dagli USA con una delle più grandi basi di telecomunicazioni al servizio della guerra imperialista, dove ci sarà una giornata specifica sul tema “donne e guerra” organizzato dalle donne No Muos che ci hanno invitato nel corso di una assemblea nazionale delle donne/lavoratrici sul tema della guerra.

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