PALERMO 8 MARZO ROSSO E DI LOTTA
Ieri pomeriggio, 8 marzo giornata internazionale di lotta delle
donne, compagne del Mfpr, lavoratrici, precarie, disoccupate dello
Slai Cobas per il sindacato di classe, una delegazione dell'Usb,
studentesse di alcune scuole superiori di Palermo, compagne e
studentesse del Collettivo Anillo de Fuego, e altre donne... hanno
animato un bel corteo a Palermo lungo le strade del centro.
Il concentramento a p.zza Politeama è stato arricchito dalla
presenza di tanti striscioni con i quali si è voluta denunciare
l'ampia condizione di doppia oppressione, di doppio sfruttamento, da
moderno medioevo della maggioranza delle donne nel nostro paese e la
necessità della risposta di doppia lotta in quello che è
l'intreccio della lotta di classe con la lotta di genere
sono state salutate le iniziative di lotta delle donne, compagne,
lavoratrici... nelle altre città da Milano, a Taranto, Roma, Napoli,
delle donne No Tav, No
Muos ecc
ma anche in questa giornata di lotta abbiamo voluto creare un"
PONTE" con le donne, lavoratrici, operaie... in lotta nel
mondo come in Bangladesh o in Cina e con le donne e compagne in
prima linea nelle guerre popolari dall'india alle Filippine,
alla Turchia...
Percorrendo la via principale della città tanti gli slogan
scanditi durante il corteo , "contro l'8 marzo della borghesia
ribellione e lotta contro l'ipocrisia",” l'8 marzo non è una
ricorrenza, ora e sempre resistenza”,”dalla scintilla dello
sciopero delle donne ad un 8 marzo rosso e di lotta”, “il corpo
delle donne non si tocca lo difenderemo con la lotta”,
“femminicidi, violenza sessuale è questo il sistema del capitale”,
“per ogni donna uccisa non basta il lutto pagherete caro pagherete
tutto”, "padroni governi ma che rivoluzione! la vostra è solo
rapina e corruzione”, “precarietà, miseria e carovita con
questi governi facciamola finita”...
le lavoratrici e precarie hanno anche intonato una canzone di
denuncia sulla condizione delle donne in famiglia
per ribadire con forza:
contro l'ipocrisia della "festa" borghese ... è
necessario riaffermare la dignità storica e la verità di classe
della giornata dell'8 marzo rosso e di lotta
basta alla barbarie sociale dei femminicidi stupri e violenza
frutto più marcio di questa società capitalista che diffonde a
piene mani, a cominciare dall'alto dei governi al potere al servizio
della classe borghese dominante, un humus sessista e reazionario...
il “nuovo” governo Renzi dietro l'ipocrita messa in campo di
diverse donne ministre non riesce a celare il vero volto maschilista,
vedi la questione della loro legge elettorale... o l'ipocrisia di
Alfano che in occasione dell'8 marzo presenta un 'opuscolo “No
more feminicide” quando i femminicidi non diminuiscono affatto nel
nostro paese e le misure repressive del governo non risolvono perchè
questo stato borghese è la vera causa della emergenza sociale delle
uccisioni e violenza sulle donne
contro il profondo attacco al diritto di aborto e alla libera
scelta delle donne sulla propria vita, è stata rilanciata la
solidarietà alle donne spagnole attaccate pesantemente dal governo
ma è stato detto che anche nel nostro paese ci sono diversi aspetti
sia pratici che ideologici che attaccano e ostacolano le donne, le
proletarie, le giovani, le immigrate... (vedi per esempio la
crescente obiezione di coscienza negli ospedali pubblici, la presenza
dei movimenti per la vita nei consultori, l'attacco ideologico della
chiesa...) che in diversi casi si ritrovano costrette a ricorrere
alle mammane.
contro la precarietà del lavoro, a cassa integrazione infinita,
la disoccupazione, i tagli ai servizi sociali e sanitari... siamo le
prime ad essere licenziate, discriminate... non vogliamo essere
ammortizzatori sociali viventi come invece questa società, questo
Stato ci vuole imporre
contro la cultura sessista e a misura dei padroni che questo
sistema sociale usa per soffocare il sapere critico, che sin dal
primo giorno di vita divide i ruoli tra ragazze e ragazzi, che
inculca alle giovani il culto dell'apparenza e del modello di
donne/veline della tv, una società che dopo gli studi riserva loro
un futuro precario o addirittura un non futuro...
Per la
doppia lotta rivoluzionaria della maggioranza delle donne che non può
e non deve delegare ma prendere in mano la lotta per cambiarla
davvero questa società che fa della doppia oppressione un suo
cardine/base e che pertanto non può essere riformata ma
rovesciata...
Al megafono si sono susseguiti gli interventi di compagne,
lavoratrici... alle commesse che si affacciavano sulla soglia dei
negozi abbiamo dato la nostra solidarietà per le condizioni di
sfruttamento a cui sono sottoposte, le donne che ci hanno
seguito ai lati del corteo condividendo in generale quello che
veniva detto ci ha dato e ci dà la forza di rafforzare le nostre
denunce e lotta, dai balconi alcune ragazze si sono affacciate
e hanno applaudito ai nostri slogan e alle nostre parole d'ordine,
così donne della via popolare Bandiera si sono avvicinate prendendo
i volantini e dandoci ragione nella denuncia contro i governi, contro
il presidente della regione, il sindaco che lasciano la città nel
degrado, loro che si sono fatti le campagne elettorali sulle
"rivoluzioni" che non hanno cambiato proprio
nulla ma solo peggiorato la nostra condizione di vita
Il corteo si è quindi concluso a piazza pretoria al Palazzo
del Comune dove nonstante il Sindaco fosse come al solito
latitante quando si tratta di misurarsi con le donne proletarie e
con le giovani mentre è molto presente nei convegni al chiuso dei
palazzi fatti di mere premiazioni a donne borghesi che si parlano
addosso, abbiamo trovato uno schieramento di polizia con relativi
furgoni blindati a tutela del palazzo del potere che
all'arrivo del corteo si è messo subito a protezione del palazzo
chiudendo il portone... anche qui abbiamo lanciato alcuni slogan e
fatto alcuni interventi, in particolare una compagna lavoratrice del
Comune ha denunciato le condizioni fatiscenti in cui lavora
all'interno di una delegazione comunale, un'altra lavoratrice
della Gesip ha denunciato la condizione di lavoro in cui versano
tutti i lavoratori Gesip di continua cassa integrazione, una giovane
ex universitaria ha parlato contro la condizione di esasperante
disoccupazione in cui si ritrovano i giovani in generale ma in
particolare tante giovani in una città come Palermo ad alto tasso di
disoccupazione femminile, della difficoltà che si incontra anche
quando si va a fare un colloquio di lavoro in cui le donne sono
sottoposte a veri e propri interrogatori sulla loro condizione
familiare, sessuale ecc, una precaria delle Coop Sociali ha messo in
guardia il Sindaco e il Comune "che nessuno pensi di toglierci il lavoro
se il servizio di assistenza agli studenti disabili, a seguito riforma
delle province passerà, come si ventila alla vostra gestione... ve la
vedrete con noi!", una compagna ha denunciato la politica
repressiva del Comune di Palermo come unica risposta alle legittime
proteste di lavoratrici, precarie, senza casa, studentesse...
Dalla scintilla dello sciopero delle donne all'8 marzo rosso e di
lotta la nostra doppia lotta continua!
Cettina
per Movimento femminista proletario rivoluzionario Palermo
pc 9 marzo - MILANO 8 MARZO PRESIDIO CONTRO LA REGIONE E LA SUA LA POLITICA RAZZISTA E DI ATTACCO ALLA SANITA' PER LE DONNE
(da Il Fatto Quotidiano): A Milano l’8 marzo è di lotta, le femministe: “Dignità storica e verità di classe”
"Un 8 marzo di lotta “per ridare dignità storica e verità di classe” alla ricorrenza. Questa mattina un gruppo di donne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno manifestato sotto al Pirellone a Milano, distribuendo volantini e scandendo slogan, per affermare quello che, secondo loro, dovrebbe essere il vero spirito della causa femminista “contro stupri, femminicidi e contro tutti gli attacchi ideologici e pratici alla condizione di vita e lavoro delle donne”. Un modo “per dire No alle frasi ipocrite dei rappresentanti istituzionali e conquistare risultati concreti”, sostengono".vedi video su http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/03/08/a-milano-l8-marzo-e-di-lotta-femministe-dignita-storica-e-verita-di-classe/269018/
Dal resoconto delle compagne
A Milano un presidio
davanti alla Regione Lombardia è stato animato dalle compagne del
mfpr, da lavoratrici di varie realtà sindacali e non. Con volantinaggio, striscioni contro i
femminicidi e violenza sulle donne, gli attacchi al diritto di aborto
e “Dalla scintilla dello sciopero delle donne al nostro otto marzo
rosso, di lotta -Tutta la vita deve cambiare!
Al megafono sono stati
denunciati i molteplici attacchi che quotidianamente le donne, le
lavoratrici subiscono a partire proprio dalla Regione che negli anni
di Formigoni si era contraddistinta, per gli attacchi ideologici e
pratici a cui, oggi, con Maroni si aggiunge anche il razzismo verso
le immigrate, "ree", perché più povere, di accedere più delle
italiane ai “fondi di sostegno alla maternità”, puri strumenti
ideologici per ricacciare indietro le donne; si è denunciata la trasformazione
dei Consultori in “Centri di sostegno alla famiglia”, i tagli ai
servizi che finiranno con lo scaricare ulteriormente sulle donne il
peso della cura e dell’assistenza, oltre ai tagli di posti di
lavoro, carichi di lavoro sempre più insostenibili. A cui si
aggiunge l'ipocrita campagna per la riapertura delle case chiuse.
Nei megafonaggi è stato
mandato un saluto alle tante donne che hanno promosso le
manifestazioni che oggi stanno attraversando tante città da Torino a
Roma, Padova, Bologna, Lecce, Firenze, Taranto, Palermo, ma anche
abbiamo voluto creare un ponte con le donne che in tutto il mondo
oggi sono in prima fila, nella ripresa dell’8 marzo rosso, di
lotta, per cambiare l’intera società: dalle donne spagnole che stanno
fronteggiando un durissimo attacco frontale al diritto d’aborto, ad
Istanbul dove sfidano il divieto di scendere in piazza, in
India dove le donne scelgono di unirsi alla rivoluzione.
Le
lavoratrici dell’Mfpr- Milano
pc 9 marzo - NUOVI PROCESSI NELLA CASERMA-FOGNA SESSISTA DI ASCOLI. MA SONO TUTTE LE CASERME IMPREGNATE DI MASCHILISMO-FASCISMO
Rinviati a
giudizio Sesso e avances, molestie e ingiurie: nell’aula gup del
Tribunale militare va in scena la Caserma Clementi di Ascoli, quella
di Salvatore Parolisi e di altri dieci suoi colleghi. È una storia
"a luci rosse" nata dopo il delitto della moglie Melania
Rea... Ci sono rapporti sessuali che vengono consumati negli ambienti
della caserma, soprusi, prevaricazioni. Parolisi c’è dentro e
finisce coinvolto in questa nuova vicenda giudiziaria. A lui viene
contestato il reato di violata consegna, perché - ritengono il
procuratore militare Marco De Paolis e il pm Antonella Masala,
titolari dell’inchiesta - si intratteneva con le allieve a bere,
chiacchierare, e chissà che altro ancora. E ieri il gup militare ha
deciso di rinviarlo a giudizio disponendo il processo per il 27
maggio davanti alla II sezione penale...
GLI ABUSI
...dai
racconti di alcune allieve si respirava un clima da "Full metal
Jacket". Tra maltrattamenti e bacchettate di qualche istruttore
- «vi faccio sputare sangue, mi fate schifo, tornate a casa a fare
le casalinghe, con quei prosciutti» - alle violenze vere e proprie,
come obbligare le allieve a mimare un rapporto sessuale con i pupazzi
utilizzati per gli addestramenti. Uno spaccato militare dove c’era
molto di più di Parolisi. C’erano, a esempio, il maresciallo
Antonio Di Gesù e il caporal maggiore Giancarlo Mosca, che verranno
giudicati dal gup il 10 aprile prossimo, ma per violenza sessuale.
Mentre un altro soldato, questa volta donna, dovrà presentarsi dal
gup l’8 maggio per violata consegna.
I RACCONTI
Di Mosca,
il soldato Enza racconta vari episodi. «Mi si è rivolto - dice -
chiedendomi cosa gli potevo dare per sapere la mia destinazione. E io
ho risposto: "nulla, aspetto altri due giorni e lo saprò"».
L’altro, invece, è andato oltre. «Devi offrire te stessa a me e
poi agli altri istruttori - è ancora la sua testimonianza - Mi devi
dire se sei vergine o meno, perché se lo sei devo prendere delle
precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini».
Secondo la procura «il caporal maggiore dopo il contrappello
riceveva alcune allieve con cui si intratteneva per scambiarsi
effusioni. Le contattava via sms chiedendo loro di raggiungerlo in
ufficio per chiacchierare e avere un rapporto sessuale». Non tutte,
però, ci stavano, e molte neanche sapevano di quegli incontri a luci
rosse. Gaia, invece, veniva presa di mira per il suo décolléte.
«Una sera Mosca ha detto - ricorda la giovane - che avrebbe
preferito entrare nelle camerette e trovare le volontarie in
biancheria intima invece che in uniforme. E alla fine ha espresso
apprezzamenti sulla mia scollatura».
sabato 8 marzo 2014
pc 8 marzo - A TARANTO LE DONNE PROLETARIE HANNO TRASFORMATO UN 8 MARZO GRIGIO, ISTITUZIONALE, COMMERCIALE IN UN 8 MARZO ROSSO E DI LOTTA
Dopo essere andate stamattina presto a due scuole in prevalenza femminili: Vittorino e il Cabrini, per incontrarsi con le studentesse e chiamare all'unità nella lotta contro chi uccide il nostro futuro - un incontro bello, allegro, salutato da uno slogan: "E' sempre più bella chi si ribella!"...,
il presidio itinerante con il rosso delle bandiere e del colore della lotta e il giallo delle mimose, è partito da p.zza Ramellini e ha attraversato tutte le strade del centro, fino a p.zza Castello
"NON SIAMO "VITTIME" MA DONNE IN LOTTA!"
Due striscioni dicevano:
"Senza lavoro nè futuro, la nostra lotta sarà sempre più dura!"
"Scateniamo la nostra ribellione!"
Poi tanti pannelli sì di denuncia su tutta la condizione delle donne ma che soprattutto mostravano con foto, scritte, le forti lotte, con blocchi, occupazioni dei Palazzi che già le disoccupate e le lavoratrici stanno facendo a Taranto. Ma anche foto contro i femminicidi e violenza sessuale, legando le due cose.
Era un colpo d'occhio di donne ribelli, in una città in cui l'8 marzo passa come al massimo un giorno di festa.
La piazza iniziale si è subito trasformata, i canti hanno via via coinvolto tutte le persone presenti, con un episodio simpatico: un ambulante con i mazzetti di mimosa destinati alla vendita, ad un certo punto ha donato tutti i mazzetti alle disoccupate e lavoratrici ed è andato via...
Ma anche durante tutto il percorso alle parole d'ordine, ai brevi comizi, si univano i canti di "Bella ciao", "ma che ti lamenti..."; lo slogan più gridato/cantato è stato "A casa non ci torneremo, più forte lotteremo!"; poi, "violenza sul lavoro, violenza familiare questo sistema dobbiamo rovesciare", "è ora è ora di lottare la furia delle donne si deve scatenare", e tanti altri.
Appena partito da p.zza Ramellini il presidio ha invaso il vicino grande mercato rionale - con grande piacevole sorpresa della gente che stava al mercato - chiamando le donne ad unirsi alla lotta, e gridando: "Noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo", "donne venite a lottare, tutta la vita deve cambiare", "la precarietà ci stronca la vita con questo sistema facciamola finita", ecc.
Durante il percorso uno stupido stronzetto maschilista che aveva tentato di fare un gesto offensivo verso le donne, si è trovato investito dalla rabbia delle donne e ha dovuto penosamente ripiegare.
Un altro momento bello è stato l'incontro in via D'Aquino con le studentesse, cammellate dagli insegnanti, che venivano da un convegno "ingessato" sui diritti delle donne. Qui si è assistito al fatto che mentre buona parte delle studentesse volevano unirsi a noi, le insegnanti (donne) non glielo hanno permesso; ma ugualmente sono rimaste per più di un quarto d'ora a sentire quello che dicevamo al megafono, unendosi alle nostre canzoni.
Sul ponte girevole un altro momento di sosta... mentre il traffico veniva rallentato dal volantinaggio abbiamo affisso alla ringhiera due striscioni, che sono tuttora lì..
In tutto il percorso la digos ha cercato di intimidire le donne, minacciando denunce per il fatto che andavamo in corteo da un presidio all'altro; ma poi si è dovuta rassegnare di fronte alla nostra determinazione.
A piazza Castello vi è stato un altro momento di tentativo di contenimento, quando l'incontro da noi richiesto con un'assessora, per pretendere fatti e non parole da parte del comune su lavoro, reddito, case, servizi sanitari, diritto d'aborto delle donne, si voleva risolvere con un brevissimo approccio nella stessa piazza.
Abbiamo detto NO e quindi tutte siamo salite al Comune, dove vi è stato un incontro interlocutorio con l'assessora, in cui tutte le donne hanno parlato denunciando vari aspetti di vita, di mancanza di lavoro, di reddito, di oppressione e violenze familiari, ma soprattutto denunciando le false e miserrime risposte del Comune su questo e denunciando l'atteggiamento dello Stato, della polizia che di fatto protegge gli uomini violenti e non le donne che li denunciano. Queste denunce di oppressione/violenza familiare, "un fiume in piena", hanno mostrato anche che è soprattutto la lotta che le donne stanno facendo che le dà coraggio e che ora può e deve trasformare un problema individuale in un problema da affrontare insieme, anche con la durezza necessaria; e dimostrano come per le donne sempre in ogni lotta, anche per il lavoro, reddito, ecc., si intreccino le ragioni di classe e le ragioni di genere.
La stessa assessora ha dovuto capire che si trovava di fronte non a "povere donne vittime", da trattare al massimo caso per caso, ma a donne che già lottano unite e lotteranno sempre di più, pretendendo risposte per tutte le donne. Questo ha fatto cambiare un pò il suo atteggiamento ed è stato fissato un altro incontro per mercoledì 12 marzo alle 10 all'assessorato ai servizi sociali.
QUINDI UN NUOVO, BELLO, ROSSO E RIBELLE 8 MARZO
CHE COME LOTTA PROSEGUIRA' GIA' DALLA PROSSIMA SETTIMANA!
Le disoccupate, le lavoratrici del MFPR - TARANTO
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