Il governo Meloni rinnova la crociata razzista e imperialista anti-migranti per affermare gli interessi italiani nel Mediterraneo ed in Tunisia in particolare
Il ministro dell’interno Piantedosi in visita ad Agrigento, partecipando alla riunione del “comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica” avente all’ordine del giorno lo “stop agli sbarchi” è ritornato a chiarire la linea razzista del governo in merito alla propria politica migratoria.
Il governo Meloni continua infatti a trattare il fenomeno migratorio con un approccio securitario ed emergenziale, in piena continuità con tutti i governi succedutisi negli ultimi 30 anni del resto, ma nel contesto attuale in cui il Mediterraneo è diventato teatro di manovre navali nel contesto della guerra, la politica migtatoria diventa ancor più funzionale al controllo di quest’area geografica.
Il ministro ha innanzitutto presentato dei numeri che dovrebbero “far colpo” in sede di conferenza stampa parlando di 1.250 “ospitati” nella “sola provincia di Agrigento”. Adesso se consideriamo la popolazione totale di mezzo milione ce costituisce tale provincia, i migranti non rappresentano che lo 0,25% della popolazione! Piantedosi invece ha definito la Sicilia come un “campo profughi” europeo! Da ciò deriverebbe la scelta di assegnazione di Ancona a “porto sicuro” dove far sbarcare i migranti salvati dalla nave ong Ocean Viking…
Ovviamente il ministro non ha neanche lontanamente ricordato che le braccia di gran parte di questi “ospti” sono funzionali all’agricoltura locale e che ancora oggi sono impiegate tramite il caporalato facendo la fortuna di padroncini e malavita locale.
In meno di un un anno di guerra l’Italia ha accolto 100.000 profughi ucraini senza gridare all’emergenza campo profughi, è quanto mai evidente l’approccio ideologico e razzista che produce la politica dell’accoglienza differenziata e subordinata agli interessi politici dell’Italia e non al mero senso umanitario.
L’incontro ha confermato ancora una volta la linea del governo Meloni che strumentalizza il fenomeno migratorio al servizio della politica espansionistica ed imperialista italiana nello spazio Mediterraneo: il ministro non solo ha confermato la linea di sostegno alle milizie libiche (o il governo libico che dir si voglia) che gestiscono i campi di detenzione per migranti in cui avvengono stupri, uccisioni e commercio di schiavi… ma ha anche annunciato che si recherà in visita in Turchia il prossimo 16 gennaio, a cui probabilmente seguirà la Tunisia: “con il mio omologo tunisino ho avuto già ripetuti scambi telefonici e ci vedremo a breve”. Il governo tunisino presieduto de facto dal presidente della repubblica Saied, nonostante le frasi di rito che quest’ultimo ripete dalla sua elezioni che “il fenomeno migratorio non deve essere trattato con un approccio securitario”, continua a svolgere il ruolo di guardia coste dell’Italia e dell’Ue godendo di finanziamenti in danaro e materiali con mezzi operativi ed equipaggiamenti per le proprie forze armate.
Intanto nella città meridionale di Zarzis, da mesi le famiglie dei dispersi in mare e la cittadina tutta organizza mobilitazioni settimanali chiedendo che il regime Saied si assuma le proprie responsabilità e che emerga la verità sulla sorte dei propri figli e figlie.
Piantedosi come i suoi predecessori, a partire dal suo “collega” di governo Salvini, sembra voler proseguire con le visite nel paese nordafricano con l’obiettivo di sostenerne il regime, finanziariamente e politicamente, in cambio di un maggior asservimento da parte di quest’ultimo agli interessi strategici italiani che passano per il controllo del Mediterraneo e delle coste nordafricane.
Anche in questo l’attuale governo si colloca in piena continuità con i governi di centro-destra e centro-sinistra passati, ma considerata la storia politica dei suoi esponenti, sicuramente questa linea sarà applicata pedissequamente e con nostalgia del ventennio in cui il regime mussoliniano perseguiva il sogno di un Mare Nostrum e di una “Tunisia italiana terra irredenta”, certo nelle forme attuali dei rapporti semicoloniali già in atto tra Italia e Tunisia di cui l’attuale governo si farà interprete in maniera moderno fascista.
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