Questo libro è nato per dare un volto e un perché a una congiunzione. Nel commando c’era anche una donna, titolavano spesso i giornali qualche decennio fa. Anche.
Un mondo intero racchiuso in una parola. A sottolineare l’eccezionalità
ed escludere la dignità di una scelta. Sia pure in negativo. Nel
sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per
cattive conoscenze. Mai per decisione autonoma. Al genere femminile
spetta un ruolo rassicurante. In un’epoca in cui sembra difficile
persino schierarsi «controcorrente», le «streghe» delle quali si
racconta nel libro emergono dal recente passato con la forza delle loro
scelte. Dieci militanti politiche (Elena Angeloni, Margherita Cagol,
Annamaria Mantini, Barbara Azzaroni, Maria Antonietta Berna, Annamaria
Ludmann, Laura Bartolini, Wilma Monaco, Maria Soledad Rosas, Diana
Blefari Melazzi) che dagli anni Settanta all’inizio del nuovo millennio,
in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali
all’interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra
rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno. Non volevano
essere eroine. Forse, avevano messo in conto la morte, come chiunque
quando fa una scelta radicale. Dare e ricevere sofferenza. Non è
semplice. Lo si fa perché si è convinti sia una necessità storica. Lo si
fa per amore. Amore per la giustizia, per la libertà. Amore per la
rivoluzione.
Paola Staccioli Sebben che siamo donne. Storie di rivoluzionarie
DeriveApprodi 2015, 256 pagine, 16 euro
ISBN 978-88-6548-114-1
DeriveApprodi 2015, 256 pagine, 16 euro
ISBN 978-88-6548-114-1
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