Migliaia di minatori e operai siderurgici della CSN scendono in lotta in Brasile
La CSN (Companhia Siderúrgica Nacional lit) è il più grande
produttore di acciaio completamente integrato in Brasile e uno dei
più grandi in America Latina in termini di produzione di acciaio
grezzo, con un fatturato di 6 miliardi $ USA(2018) impiega oltre
19mila dipendenti.
Circa 20.000 operai del gigante
minerario e siderurgico CSN (Companhia Siderurgica National) sono
scesi in sciopero contemporaneamente venerdì 8 aprile in tre città
(Porto di Itaguaí, Volta Redonda e Congonhas) del settore minerario.
Anche lo stabilimento del settore siderurgico di Volta Redonda (Rio
de Janeiro) è stato bloccato da 12 mila operai che hanno aderito
compatti allo sciopero.
Gli operai rivendicano un adeguamento
salariale del 30%, che equivale alla perdita del potere d’acquisto
dei salari accumulata negli ultimi tre anni. Durante questo periodo,
i dipendenti non hanno avuto aumenti salariali. La direzione
aziendale come ritorsione ha licenziato alcuni dei capi operai del
comitato di sciopero (11 di aprile). Nonostante l’intimidazione gli
operai e i minatori continuano lo sciopero.
“La direzione
vuole spaventare e intimidire gli operai in sciopero per imporre
condizioni di aumenti salariali inferiori alle perdite subite,
“sostiene un minatore che aderisce allo sciopero. Gli operai
affermano che CSN ha aumentato i suoi profitti del 217%, solo
nell’anno 2021, che gli azionisti guadagnano miliardi “mentre noi
dobbiamo scioperare per cercare di essere ascoltati.”
“È il
nostro lavoro che fa guadagnare alla direzione molti soldi. Nel
frattempo, siamo qui, senza un dignitoso riadeguamento e con uno
salario di R$ 1.600 (€320 ndr) facciamo la fame, noi e le nostre
famiglie. Dobbiamo lottare per condizioni migliori”, afferma un
altro degli scioperanti.
L’8 aprile oltre seimila operai hanno
respinto, votando no, la proposta di contratto collettivo presentata
dall’azienda. La proposta aziendale è stata bocciata a larga
maggioranza con il 99,3%, dei voti. Gli operai hanno rifiutato
un misero 8,1% di indicizzazione salariale. Importo che non copre
nemmeno l’inflazione degli ultimi 12 mesi (10,74%).I minatori e gli
operai metallurgici oltre al 30% di adeguamento salariale,
rivendicano un PLR più alto (premio di produzione legato ai profitti
o ai risultati), indennità alimentare di R$ 800, bonus extra a
Natale, salario minimo di R$ 1.815, perequazione salariale,
attuazione del piano di anzianità, stabilità del lavoro, assunzione
dei lavoratori nel programma Trainee e pagamento delle giornate di
fermo.
Un’altra richiesta fatta propria dal comitato è il
ritiro immediato dei licenziamenti nei confronti degli
scioperanti.
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