Thursday, September 14, 2017

extraordinary mass women campaign in Italy for comrade prisoner Red Brigade - Nadia Lioce MFPR ITALY

Il 15 settembre facciamoci sentire, NO AL 41 BIS SU NADIA LIOCE

Riportiamo di seguito, un articolo pubblicato su un giornale aquilano il 4 giugno dello scorso anno, 3 settimane prima della manifestazione nel capoluogo abruzzese, della campagna "pagine contro la tortura". Da allora le condizioni di Nadia Lioce sono ulteriormente peggiorate e anche i vaglia inviati da terzi le vengono bloccati. Tutto questo è accanirsi non solo su Nadia, ma sulla solidarietà e umanità. Se il 15 settembre vogliono processarla per aver fatto chiasso in cella, noi ci saremo, ovunque saremo. Da tutta Italia e da tutta Europa, dall'America, alla Russia e all'Australia faremo sentire la nostra voce: "No al 41 bis per Nadia Lioce".
Intasiamo, per il 15 settembre, la posta del carcere e del DAP con mail ad oggetto "NO AL 41 BIS PER NADIA LIOCE"! Indirizziamole a cc.laquila@giustizia.it e a dgdetenutietrattamento.dap@giustizia.it

Ma mandiamo messaggi anche ai media, che inizino a prenderci sul serio!
Qui segnaliamo gli indirizzi di media aquilani e di alcuni giornalisti e radio nazionali a cui inviare messaggi il 15 settembre (se voi ne avete altri che possano essere utili a far conoscere questa campagna usateli pure):

info@laquilablog
redazione@abruzzo24ore.tv


Facciamoci comunque vedere e sentire, lì dove siamo e come possiamo.
La solidarietà non conosce confini e non si può ingabbiare!
(se fate foto con striscioni o cartelli o altro che possa essere importante per questa campagna, inviatele a mfpraq@autistici.org)

Di seguito l'articolo e il link a un comunicato su Abruzzo Web

Da ottobre 2014 chi è sottoposto al regime 41bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa. Tutta la lettura è sottoposta a censura. E’ vietato leggere, studiare, tenere più di due libri in cella, comunque decisi dal carcere

La casa circondariale dell’Aquila è oggi l’unico carcere, sul territorio nazionale, unicamente dedicato al 41 bis. Su 131 detenuti sottoposti a regime di carcere duro nella nostra città, 7 sono donne e “sono trattate peggio dei boss mafiosi”. Tra queste Nadia Lioce è l’unica prigioniera politica. Per quanto il 41-bis sia già un regime di detenzione speciale, al suo interno sono previste delle ulteriori aree riservate, nelle quali sono detenuti i prigionieri politici, allo scopo di aggravarne la condizione di isolamento.

Il 29 novembre 2014, il personale di Polizia penitenziaria della casa circondariale dell’Aquila, sottrasse alla disponibilità di Nadia Lioce materiale di cancelleria, libri e quaderni, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile limitazione della naturale estrinsecazione della personalità umana, con conseguente cancellazione dei più basilari e inviolabili diritti umani. Giulio Petrilli fornì una fotografia terrificante della condizione detentiva delle donne recluse alle Costarelle e in particolare della Lioce. Come altro può definirsi questo trattamento se non tortura? Questa tortura “bianca”, che punta ad annientare lentamente il corpo e la mente, ha già ucciso. “È accaduto a Diana Blefari, prigioniera nello stesso carcere dell’Aquila. “Era caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo”, racconta Elettra Deiana. “Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009″.

“La lettura è ossigeno per le coscienze” ha detto il presidente Mattarella, “Leggere ha a che fare con la libertà e con la speranza”. Ma L’Aquila, dove si seppellisce chi è libero di leggere sotto le macerie e la speranza di chi non lo è sotto i muri e il filo spinato, è il simbolo del moderno medioevo in cui questa Repubblica è caduta, sotto il peso dell’ignoranza di molti e il profitto di pochi, coltivato da questo sistema capitalistico di barbarie.

12/09/17

15 settembre processo a Nadia - Comunicato stampa

“Il carcere e' lo specchio della società: Non sarò mai libero e mi giro dall'altra parte se una persona viene violentata nei suoi diritti fondamentali da chi (lo Stato) dovrebbe, invece, tutelare e proteggere”.
Con questo messaggio, quanto mai attuale, un sostenitore della campagna “No al 41 bis per Nadia Lioce”, ha sottoscritto stamattina la petizione lanciata su Change.org dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
E’ un messaggio che come donne proletarie facciamo nostro, perché contiene in sé le contraddizioni di questa società e i rapporti di dominio con cui riesce a governarle, grazie all’indifferenza di un popolo addomesticato e succube.
Noi quell’indifferenza l’abbiamo scalfita e vogliamo continuare a farlo. Lo abbiamo fatto con lo stupro di Pizzoli, da parte di un ex militare in servizio nell’operazione “strade sicure”, lo abbiamo fatto con lo sciopero delle donne dell’8 marzo scorso e lo facciamo adesso con la campagna per la difesa delle prigioniere politiche “No al 41 bis per Nadia Lioce”.
Dal 7 luglio ad oggi l’appello del MFPR è arrivato a oltre 1300 sostenitori. Ci sono le firme di diversi avvocati, medici, lavoratrici e lavoratori, ex detenuti, attivisti dei diritti umani, dell’osservatorio repressione, associazione Antigone, ma anche parenti di Nadia, e artisti, registi. In molti hanno firmato anche dall'estero e tante donne hanno sottoscritto la petizione.
Tantissimi messaggi ci hanno accompagnato con calore, umanità e convinzione in questa campagna, che rilanciamo in vista del 15 settembre, quando Nadia Lioce verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”.
Ricordiamo che questi reati sono relativi a battiture di protesta che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP del 2011 e del 2014, per le quali chi è recluso in 41 bis non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa, se non quella acquistata tramite l’amministrazione penitenziaria. Inoltre alle detenute delle Costarelle è vietato detenere più di 2 libri in cella, comunque decisi dal carcere.
Negli ultimi anni poi è stato sottratto nell’immediata disponibilità della Lioce vario materiale cartaceo già sottoposto a censura, che non eccedeva la quantità massima consentita dalle varie restrizioni. Questa tecnica di deprivazione psichica, di isolamento totale e permanente, non può chiamarsi altrimenti se non tortura bianca, perché mira all’annientamento della personalità e identità.
Da 14 anni Nadia è ostaggio di questo Stato, che di diritto non ha più niente, da 12 anni è sottoposta a tortura, in più di 1300 persone sinora hanno detto BASTA!
Benvenga quindi il processo, ma a questa falsa democrazia, a questo stato di polizia, a questo sistema di sfruttamento, di barbarie e di guerra. Noi ci saremo. E porteremo otre 1300 firme e centinaia di messaggi

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