SALVINI IN TUNISIA RIBADISCE GLI INTERESSI IMPERIALISTI ITALIANI NEL PAESE ARABO
Da mesi era stata annunciata la visita
del ministro dell’interno italiano Matteo Salvini tramite i suoi account
social, più volte rimandato a causa di un rimpasto nel governo Chahed e
delle contraddizioni acuitesi tra i due principali partiti di
maggioranza, Nidaa Tounes e Ennahdha, Salvini conferma il proprio arrivo
a Tunisi solo 48 ore prima del suo viaggio.
Cio’ da un lato denota l’accoglienza
tiepida del governo tunisino, seppur sempre servile verso i paesi
imperialisti da cui elemosina “aiuti” finanziari e materiali, dall’altro
per evitare la possibilità che venga organizzata una degna accoglienza
al ministro razzista.
Infatti dopo che lo scorso giugno Salvini
ebbe a dire che la Tunisia è un paese che “esporta solo galeotti”, la
sua impopolarità è assai cresciuta aggravandosi in seguito all’arresto
del “pescatore salva migranti” Chamseddine e di altri 6 pescatori al
largo di Lampedusa ( non a caso scarcerati dal tribunale di Palermo
pochi giorni prima la visita di Salvini in Tunisia).
Nella visita di ieri invece Salvini ha ripetuto la retorica/elogio
della Tunisia come “modello di democrazia” nella regione, proprio quella
“democrazia” contro le cui ingiustizie i giovani tunisini lottano
quotidianamente e da cui, alcuni di essi, scappano.
Già a giugno scorso era stata scritta, da alcuni docenti di italiano in Tunisia, una lettera di protesta alle
suddette dichiarazioni via via allargatasi a italiani residenti,
insegnanti tunisini, francesi, algerini di italiano e pubblicata sul
quotidiano italiano di ispirazione cattolica L’Avvenire.
Anche la FTDES (Federazione Tunisina dei
Diritti Economici e Sociali) aveva preso posizione, nonchè alcune ONG
straniere presenti in Tunisia e operanti nel settore dei migranti, dei
diritti umani e dell’antirazzismo. Inoltre tre partiti comunisti maoisti
italiani e tunisini presero posizione con un comunicato congiunto diffuso in più lingue a livello internazionale.
Inoltre nelle ultime settimane centinaia di pescatori erano scesi in
piazza sia nella città meridionale di Zarzis che a Tunisi, per chiedere
l’immediata liberazione del pescatore Chamseddine come ricordato su.
Questo spiega l’accortezza della preparazione dell’incontro da un lato e l’annuncio lampo dell’incontro stesso dall’altro.
I rappresentanti dei governi italiano e
tunisino sono in parte riusciti a svolgere il proprio incontro
tranquillamente senza particolari disturbi (non è solo merito loro,
torneremo su questo più avanti) anche se in fretta e furia una
quarantina di membri delle famiglie di alcuni migranti dispersi è
apparsa per pochi minuti nei pressi del Ministero dell’Interno in cui
avrebbe avuto luogo l’incontro per poi andarsene sperando che cosi
facendo un paio di rappresentanti delle ONG avrebbe avuto il permesso di
partecipare all’incontro, aspettativa delusa. Inoltre sono apparsi dei
manifesti ad hoc nei pressi dell’ambasciata italiana di Tunisi.
L’incontro lampo (com’è stato definito)
con il ministro dell’interno tunisino Fourati e il presidente della
repubblica tunisina Beji Caid Essebsi non ha raggiunto gli obiettivi
annunciati a gran voce da Salvini nei giorni scorsi: non vi è stato
nessun impegno formale da parte del governo tunisino di aumentare le
quote settimanali di rimpatri di immigrati tunisini (attualmente 80
unità con 2 voli charter), i tunisini hanno invece chiesto l’apertura di
canali legali di emigrazione (ovviamente riservati a uomini d’affari,
professionisti, membri della medio-alta borghesia locale) non di certo a
favore dei giovani delle classi disagiate che ogni settimana rischiano
la vita, considerando anche il fatto che addirittura quest’anno sono
stati rifiutati molti visti per motivi di studio nonostante i giovani
studenti tunisini avessero i requisiti per ottenerli.
Nelle 5 ore di visita in Tunisia, oltre
alla conferenza stampa congiunta di rito (su cui vi sono state
speculazioni circa la scelta di piazzare nella sala alle spalle dei due
ministri un dipinto raffigurante il passaggio di Annibale delle Alpi) il
vero risultato concreto raggiunto di concerto da entrambe le parti, è
stata la donazione da parte del governo italiano di due motovedette di
pattugliamento “entro ottobre e altre ne arriveranno…”, fuoristrada,
apparecchiature elettroniche e addestramento; quindi più controllo delle
frontiere e repressione. Inoltre Salvini ha speso parte del suo tempo
per incontrare gli imprenditori italiani in Tunisia che, a suo dire,
rappresentano “800 imprese nazionali con 63mila posti di lavoro in
Tunisia più l’indotto”. “Impreditori” (le virgolette sono d’obbligo dato
che a questi signori piace giocare facile non pagando alla Tunisia le
tasse per i primi 10 anni, pagando a costo quasi zero la forza lavoro
locale comparandola ad una con qualifica corrispondente italiana e
avendo la possibilità di trasferire tutto il capitale all’estero, spesso
inoltre si tratta di padroni di aziende fallite in Italia) vera e
propria feccia razzista, non a caso grandi sostenitori della Lega Nord
(in Tunisia!!!) razzisti, xenofobi e islamofobi ma a cui piace
arrichirsi e fare la bella vita in un paese arabo e a maggioranza
musulmana.
Purtroppo in questa occasione, anche la parte “migliore” della
comunità italiana in Tunisia, piuttosto che raggiungere i familiari dei
dispersi e dare una degna accoglienza al razzista Salvini, ha preferito
non scomodarsi più di tanto diffondendo da internet un inutile appello
rivolto a Salvini al quale si chiede di “sostenere la Tunisia e i
tunisini e di non dividere i popoli”,come chiedere al carnefice di avere
compassione per le proprie vittime.Inoltre il documento scade nella stessa retorica razzista del ministro affermando che in fondo, anche tra gli emigrati italiani vi era qualche “galeotto” (!).
Anche la FTDES è scaduta in un’altrettanta “lettera aperta al ministro Salvini“, se pur con toni diversi e più schietti, ma per l’occasione proprio fuori luogo.
Altrettanto inutili e controproducenti i tentativi “democratici” dei membri delle ONG che illudono se stessi e i 30 manifestanti di poter raggiungere qualche obiettivo facendosi ricevere nel Ministero dell’Interno di Avenue Bourguiba mentre era in corso l’incontro bilaterale tra i due ministri.
Risultato: come contropartita il sit-in improvvisato è stato sciolto pochi minuti, le famiglie dei dispersi hanno atteso invano per ore a distanza di centinaia di metri sulle scalinate del teatro municipale, ai rappresentanti delle ONG dopo essere stati identificati è stato comunque negato l’accesso, che comunque sarebbe stato un ben futile risultato.
Ma non è finita qui, adesso bisogna continuare a contrastare le politiche fascio-razziste del governo italiano e del governo tunisino ad esso subordinato nel comune intento della militarizzazioni delle frontiere.
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