il 24 novembre in alcune città italiane -
saranno posti striscioni, affissi manifesti, diffusi volantini realizzate riunioni di informazioni
verso i i lavoratori,lavoratrici, settori delle masse popolari
- diffusi comunicati e documenti
provenienti dai compagni indiani –
saranno date informazioni
sulle iniziative che si svolgono
contemporaneamente in una ventina di paesi del mondo -
realizzato in serata uno streaming
nazionale
per denunciare massacri contro i
maoisti, contro le popolazioni adivasi in lotta
denunciare l’infame operazione Green Hunt
che colpisce ogni opposizione operaia, studentesca, contadina, femminile
democatica e popolare
chiedere la liberazione per i 10.000
prigionieri politici nelle carceri indiane - tra cui leader maoisti prestigiosi
quali il compagno Ajith e Kobad Gandhi, - sottoposti a torture e verso le
prigioniere e le combattenti stupri sistematici
denunciare la politica globale al
servizio dell’imperialismo e delle classi dominanti indiane del governo fascista
indu Modi
sostenere la guerra dei popolo guidata
dai maoisti, che nonostante la feroce repressione resiste e si estende in tanti
stati indiani
il comitato internazionale di sostegno in
italia fa appello a tutte le forze comuniste, rivoluzionarie, democratiche e
antimperialiste a prendere posizione e a scendere in
campo
info
comitato
internazionale di sostegno alla guerra popolare – sede italia
–csgpindia@gmail.com
icspwindia
Partito comunista dell’INDIA (Maoista)
sul massacro di Malkangiri
Le dichiarazioni rilasciate finora dagli ufficiali di polizia
sull'attacco congiunto delle polizie di Andhra Pradesh e Odisha contro un nostro
campo presso il villaggio di Ramaguda nel distretto di Malkangiri in Odisha il
24 ottobre e il massacro di 31 dei nostri compagni sono ingannevoli e molto
distanti da quanto effettivamente accaduto. Il ritardo da parte nostra nel
rendere noto al popolo i fatti è dovuto al fatto che siamo completamente
circondati dalla polizia.
Ciò che è realmente accaduto è che una nostra squadra ha
raggiunto villaggio di Ramaguda il 23 ottobre mattina e vi si è accampata. Hanno
dormito nei pressi del villaggio quella notte. all’alba del giorno dopo dal
villaggio hanno visto la polizia avvicinarsi al nostro accampamento e hanno
cercato di avvertirci ma la polizia lo ha impedito arrestando chiunque cercasse
di avvicinarsi. Mentre nel campo si teneva l’appello, alle 6 del mattino circa,
la polizia ha stretto il nostro campo dai due lati. L’EPGL ha immediatamente
aperto il fuoco. Alcuni giovani adivasi disarmati che erano con noi in quel
momento, uomini e donne provenienti dai villaggi vicini, hanno cercato di
fuggire verso un villaggio vicino. La polizia ha sparato indiscriminatamente
contro chi correva, anche alcuni Adivasi che stavano pescando nel ruscello
vicino al nostro campo sono rimasti uccisi. Molti adivasi sono rimasti feriti
nello scontro e alcuni sono stati catturati vivi. La nostra squadra ha comunque
resistito e si è ritirata indenne dal campo. Non abbiamo subito alcuna perdita
al campo.
Ma nel frattempo la polizia aveva circondato l’area con un
doppio cerchio. Abbiamo proseguito il fuoco per 40 minuti riuscendo a ritirarci
salvi dal primo cerchio. Ma c’era ancora un altro cerchio. La polizia aveva
occupato le colline circostanti e ha continuato a seguire la nostra ritirata
sparandoci contro da ogni lato. Era già passata un’ora dall’inizio dello
scontro. La polizia aveva sparato migliaia di colpi, noi centinaia di colpi. Per
rompere il secondo accerchiamento dovevamo passare da un poggio da un altro,
attraverso una zona pianeggiante nel mezzo. In quel momento le forze di polizia
erano molto vicine. Centinaia poliziotti erano in posizione sicura e favorevole
in alto mentre noi eravamo sotto tiro, in basso. La polizia ha aperto un fuoco
rapido e indiscriminato. Stretti dal fuoco nemico da entrambi i lati, alcuni dei
nostri compagni sono caduti martiri e molti sono rimasti feriti, ma hanno
salvato il resto dei compagni. Centinaia di poliziotti si sono avvicinati ai
compagni feriti immobilizzati e li hanno assassinati sul posto a sangue freddo.
Ma anche allora alcuni compagni sono fuggiti, nonostante le
ferite.
Il giorno dopo, 25 ottobre, sono giunti sul posto ulteriori
rinforzi di polizia e l’intera area è stata rastrellata per impedire la fuga dei
nostri compagni. Lo stesso giorno il direttore generale della polizia
dell’Andhra Pradesh ha visitato la zona e, forse in segno di benvenuto, quattro
giovani civili adivasi, uomini e donne detenuti in custodia dalla polizia, sono
stati trucidati ed è stata diffusa ancora una storia di falso scontro. I civili
uccisi quel giorno sono Komali (dal villaggio di Koduruguda), Shyamala (da
Pillipoduru), Kaveri Mudili e Lacha Mudili (da
Daklapoduru).
Un’altra compagna che era rimasta ferita e catturata dalla
polizia durante l’accerchiamento, è stata trucidata il 26 ottobre davanti agli
occhi della gente del villaggio di Ramaguda, così anche altri due compagni,
Goutham e Naresh, immobilizzati per le ferite subite, sono stati catturati e
uccisi davanti degli abitanti del villaggio alle 7 del mattino del 27 ottobre, e
ancora una volta è stata montata la messinscena di una falso
scontro.
Nel resistere a questo assalto, i nostri compagni hanno mostrato
estremo valore, coraggio, odio di classe e spirito di sacrificio. Quelli che
cadevano feriti, prima di morire passavano le loro armi ai compagni vicini
perché non finissero in mano mano al nemico. Il massacro è durato quattro
giorni, dal 24 al 27 ottobre. In tutto, 31 compagni sono caduti martiri. Nove di
loro erano civili disarmati giovani uomini e donne Adivasi. Oltre ai martiri,
nove sono stati catturati vivi e quattro di loro sono stati assassinati il 24
ottobre, quattro il 25 ottobre e uno il giorno in cui le forze di polizia si
sono ritirate.
Lista dei martiri:
1.
Comrade Prasad alias Bakuru Venkataramana (AOB SZCM), Bakuru,
Visakhapatnam
2.
Comrade Daya alias Kishtaiah (AOB SZCM), Nalgonda
district
3.
Comrade Gangadhar alias Prabhakar (DVCM), Yapral, Rangareddy
district
4.
Comrade Kiran alias Suvarnaraju (DVCM), West Godavari
district
5.
Comrade Munna alias Prudhvi (Platoon Deputy), Alakurapadu, Praksham
district
6.
Comrade Birsu alias Kesavarao (Section Commander), Tadipalem,
Visakhapatnam
7.
Comrade Rajesh alias Somlu (Section Deputy), Kottam, Bijapur
district
8.
Comrade Erralu alias Nangalu (CPCM), Erram, Bijapur
district
9.
Comrade Buddhi alias Budri Sori (ACM), Gurnam, Bijapur
district
10.
Comrade Manjula alias Unji (ACM), Nangelgudem, Sukma
district
11.
Comrade Goutham (Commander of Technical Squad), Kanker
district
12.
Comrade Murali alias Simhachalam (ACM), Vizianagaram
district
13.
Comrade Madhu alias Dasu (ACM), West Godavari district
14.
Comrade Lata alias Bharati (ACM), Hyderabad
15.
Comrade Mamata alias Bottu Kundana (PM), Srikakulam
district
16.
Comrade Dasu alias Sadhuram (PM), Vakapalli, Visakhapatnam
district
17.
Comrade Naresh alias Suresh (PM), Samana, Koraput
district
18.
Comrade Tilaka (PM), West Bastar, Bijapur district
19.
Comrade Ganga alias Ganga Madhavi (PM), Seelakota, Visakhapatnam
district
20.
Comrade Rajita alias Kami (PM), Nanadari, Visakhapatnam
district
21.
Comrade Jyoti (PM), Sumanova, Visakhapatnam district
22.
Comrade Kamala alias Lakki (PM), Alum, Bijapur district
Civili Adivasi
1. Lacha
Modili, da Daklapoduru, distretto di Malkangiri
2. Kaveri
Modili, da Daklapoduru
3.
Bumili, da Bachcharapoduru
4. Malkan
Pangi, da Bachcharapoduru
5. Amala,
da Bachcharapoduru
6.
Shinde, da Mukkudupalli
7.
Shyamala, da Pillipoduru
8. Jaya,
da Koduruguda
9.
Komali, da Koduruguda
Esigiamo un’inchiesta giudiziaria
La polizia ha trattato i cadaveri dei nostri martiri nel modo
più disumano. Gli esami postmortem sono stati realizzati frettolosamente, a
parenti e amici non è stato permesso di riconoscere le salme, le foto dei corpi
non sono state mostrate e i corpi abbandonati in comuni cartoni. I famigliari
non sono stati autorizzati a ricevere le salme dei loro cari e a dare loro un
ultimo sguardo. Il nostro Partito rende umilmente il più alto omaggio a tutti i
martiri. Il Partito condivide il dolore dei famigliari, parenti e amici. Il
Partito prende l’impegno a vendicarsi contro lo Stato che ha ucciso i nostri
martiri. Il Partito promette che porterà avanti la loro causa, fino alla fine.
Tutti i compagni martiri provenivano dai settori più oppressi della società.
Hanno combattuto per la democrazia. Hanno preso le armi coscienti che non c'è
altro mezzo che la lotta armata per risolvere il problema della democrazia. Non
è problema di ordine pubblico, come sostiene il governo. È il problema del 90
per cento del nostro popolo. È il problema socio-economico del nostro popolo. Un
problema che non può essere risolto solo uccidendo i nostri compagni. Il popolo
continuerà a combattere fino a quando questo problema sarà risolto. Svilupperemo
ancora la direzione di tutte le masse che lottano. Colmeremo il vuoto lasciato
dalla perdita dei nostri martiri. I sacrifici non sono nuovi per il nostro
partito. Abbiamo portato avanti il movimento aprendoci la strada attraverso i
sacrifici. In questo particolare incidente abbiamo pagato un prezzo altissimo
per un nostro errore di valutazione delle forze nemiche e riconosciamo umilmente
di fronte al nostro popolo il rammarico per il nostro errore. Facciamo appello
al popolo ad affilare l’odio di classe nella lotta contro il nemico e a portare
avanti la causa dei nostri martiri. Esigiamo che un'inchiesta giudiziaria venga
istituita sull'assassinio di nove giovani civili disarmati adivasi, che sono
stati catturati e trucidati. Chiamiamo tutto il popolo e i democratici a
condannare questo massacro.
Ritirare le forze di polizia
La propaganda della polizia afferma che questa regione remota
viene utilizzata come area sicura dai maoisti, è una menzogna assoluta. Il
popolo di questa regione, sotto la guida del nostro partito, sta organizzando
movimenti combattivi contro le miniere di bauxite e contro il governo,
rivendicando la soluzione del problema dei deportati nel bacino di Balimela. In
questa area il nostro partito sta portando avanti il programma della rivoluzione
agrario, occupando centinaia di acri di terra e assegnandole ai senza terra, con
la parola d’ordine: la terra a chi la lavora. Allo stesso tempo il nostro
partito ha intrapreso diverse attività per lo
sviluppo e il
benessere sociale
di questa
area. È questo che ha reso
furiose le forze dello Stato, in particolare la polizia dell’Andhra e
dell'Odisha che da anni attaccano congiuntamente con sedicenti operazioni di
rastrellamento. Hanno ucciso molti civili e combattenti dell’EPGL. Negli ultimi
due anni si sono concentrati sull’eliminazione dei
nostri dirigenti. Il massacro del 24 ottobre è anche
parte di questa operazione.
Ma non
c’era
nessuna riunione
di comitati dirigenti
o plenum di
partito nella zona in quei giorni, come
sostiene polizia .
La nostra squadra era nella zona
per un
giro
organizzativo di
routine. La notte 23
ottobre le forze
di polizia hanno avvicinato il
nostro campo,
grazie ad informazioni precise,
e lo hanno
circondarono.
Ricevuti i rinforzi, lo hanno
attaccato alle 6 del mattino
seguente. Hanno
contato sull’aiuto di pentiti
ed ex attivisti.
Sicuramente riesamineremo i nostri
errori che hanno contribuito all’incidente e, con l'aiuto
del popolo puniremo tutti
quegli informatori e rinnegati che hanno collaborato a questo
massacro. Anche in queste
ore centinaia di forze di polizia
continuano operazioni di rastrellamento
per terrorizzare
la popolazione della regione, che non
può occuparsi dei raccolti maturi
né curare
il bestiame.
Se le
forze di polizia non saranno ritirate,
i
dirigenti dei
partiti al governo
in entrambi gli Stati, TDP e BJD, ne
pagheranno
il prezzo.
Con
saluti rivoluzionari,
Compagno
Jagabandhu,
portavoce, PCI (Maoista),
Comitato
Speciale di Zona Andhra–Odisha Border (AOB)
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