1° PARTE
Se non sei in grado di difendere i tuoi diritti, i tuoi salari, il tuo lavoro, evidentemente non puoi pensare di cambiare il mondo. Siamo di fronte a un mondo che purtroppo ci costringe a guardare altrove. Nel senso che non possiamo fare un l'eterna lotta per difendere semplicemente il fatto che dobbiamo esistere. Non possiamo essere coloro che vogliono “svuotare il mare con un secchiello”. Non lo possiamo fare, perché non è giusto che si debba tutta la vita fare la lotta per tutelare i diritti alimentari. Siamo in un mondo spaccato in due, da una parte i ricchi, padroni, le multinazionali, le banche, i loro governi, i loro Stati, dall'altra parte le masse popolari, i tantissimi lavoratori, proletari, i tanti senza lavoro e reddito.
Questo mondo diviso in due è diventato sempre di più mostruoso.
Però dove c'è sfruttamento c'è ribellione, dove c'è oppressione c'è ribellione. La storia è una continuo scontro tra oppressori e oppressi. Dai tempi di Spartaco, degli schiavi, continuamente il popolo ha cercato di mettere in discussione questo assetto del mondo, a volte lo ha rovesciato e altre volte ha perso. Perché, come si dice anche Carlo Marx - il primo dei nostri maestri che ha analizzato questo mondo, offrendoci degli strumenti scientifici per leggere il sistema sociale in cui viviamo – i proletari in generale perdono, ma a volte vincono. E a questo tipo di vittoria che dobbiamo puntare.
Non possiamo assistere e ascoltare tutti i giorni il genocidio in Palestina, è una cosa che fa male al cuore, oltre che ingiusta, inumana. Non è possibile che uno Stato sionista di di Israele, sostenuto dai miliardi e dagli armamenti di tutto il mondo imperialista, possa fare al popolo tutto quello che vuole. Possa bombardarlo, massacrarlo, possa considerarlo meno che animali, può uccidere dei combattenti, li può umiliare, e se ne può vantare.
Ma chiaramente la Palestina sembra il paradigma di tutti gli oppressori e gli oppressi del mondo.
Sì, al peggio non c'è mai fine. A questo orrore senza fine bisogna mettere fine. Non ci può essere un
altro scopo della lotta dei lavoratori, perché altrimenti, ripeto, siamo al “secchiello con cui vogliamo svuotare il mare”. Noi dobbiamo metterci in condizione di avere una possibilità di rovesciarlo.In questo mondo non è niente sicuro. Chi si aspettava che ti esplodeva in mano il telefonino? Chi si aspettava che col sistema dei droni ti venissero a uccidere in casa o in un tunnel? Chi se lo aspettava che fosse possibile utilizzare tutta la tecnologia e il suo sviluppo, non solo per spendere miliardi su miliardi sottratti al lavoro, alla sanità, alla salute e a tutto quello che ci manca, ma per uccidere le persone? Il progresso, tutte queste belle parole, la scienza, il lavoro, dovrebbe servirà a far progredire il mondo, a far progredire la condizione dei lavoratori, di tutta l'umanità. Perché tutte le oppressioni devono essere eliminate, le oppressioni razziali, le oppressioni di genere, l'oppressione delle donne, l'oppressione dei contadini, l’oppressione verso gli intellettuali che devono essere irreggimentati, l'oppressione dei giovani, giovani che in questi paesi studiano per anni e poi devono andare in un call center, se gli va bene o essere sfruttati e ultra precari in fabbrica.
Questa oppressione si porta dietro un cumulo di barbarie che non si erano mai viste così continue. Non solo i femminicidi, ma le barbarie di strada, il teppismo, ecc. Tutto ciò che c'è di brutto, che uno pensa che sia brutto, succede. Ma davvero arriveremo peggio? Sì, arriveremo. Certo, la gente che non ce la fa e ruba, però dove sta che uno va a rubare un “gratta e vinci” e viene ucciso a forbiciate? Siamo proprio a un imbestialimento del sistema sociale. Non c’è soltanto sfruttamento, c’è la riduzione a barbarie della società.
Bisogna riuscire a mettere fine a tutto questo. Bisogna provarci… È un'aspirazione in termini ideali che sta nel cuore di tutti. Nessuno vuole un mondo così. Ma un'aspirazione per concretizzarsi ha bisogno di una forza materiale. La forza materiale ci sarebbe, i milioni e milioni di operai e lavoratori, di sfruttati, di masse povere, di masse bombardate - non solo realmente con le bombe, ma con un lavaggio del cervello per farci accettare un mondo impossibile.
Le masse sono milioni di milioni, unite in una forza materiale possono cambiarlo questo mondo. Quando hanno provato ci sono riusciti, quando ci sono riusciti per anni hanno mantenuta questa speranza. Non è un'utopia che dobbiamo coltivare, ma un mondo reale che dobbiamo trasformare. Per trasformarlo la via è la rivoluzione. La rivoluzione non è soltanto una parola, un'aspirazione, ma è mezzo materiale. La cosa più concreta per cercare di cambiare è la rivoluzione.
Sempre Marx ci dice che la rivoluzione serve innanzitutto a noi, perché nel fare una rivoluzione ci trasformiamo noi stessi. Perché le persone così come sono non possono fare nessuna rivoluzione e né possono cambiare il mondo. Per cambiare il mondo devono cambiare un pò se stessi. Ma non si cambia perché uno ti fa un corso di psicologia, ma perché siamo dentro un movimento collettivo che riesce a guardare più in là del proprio io e della propria lotta.
Quindi la rivoluzione è una necessità storicamente oggettiva. Si basa sulle lotte dei lavoratori, sulle lotte dei popoli, le grandissime lotte dei contadini, dei tanti movimenti della gioventù (quando ci si mettono, gli studenti del Bangladesh hanno buttato giù il governo in due mesi, eppure era un governo dittatoriale anche quello, controllava tutto, aveva la sua polizia, il suo esercito, aveva il controllo delle persone, ecc. Eppure è stato rovesciato in pochi mesi).
Le classi non sono acqua, la classe dominante non è fatta solo da chi sfrutta, da chi guadagna, ma anche da chi pensa a come far guadagnare, da quegli intellettuali che si sentono una casta. Il sistema di casta non c'è solo in India, altrove le “caste” esistono anche se non si chiamano tali.
Quindi noi dobbiamo rovesciare questo sistema capitalista. Non siamo né i primi né gli ultimi che lo devono dire. Però ognuno ci deve provare con le sue idee e con le sue possibilità.
2° PARTE
Come fare? I compagni indiani dicono: ci sono tre armi magiche. E queste tre armi magiche sono il Partito, il fronte unito, l'esercito proletario, per cambiare il mondo, per rovesciare i governi in ogni paese e poi tutti insieme, in tutto il mondo.
L’Italia è il paese che ha inventato il fascismo. Ma il popolo ha visto che significano fascismo e nazismo attraverso ciò che hanno fatto i fascisti e i nazisti in Italia e nel mondo: guerra, genocidi, dittature, tutte le mostruosità che ancora oggi fanno orrore. Li vediamo nei film, ci commuoviamo guardandoli, ma quando la polvere non viene spazzata rimane e dopo un po' fa i vermi e infetta tutto il luogo dove attira i parassiti, i topi, tutto ciò che c'è di male.
Anche nel nostro paese dobbiamo costruire le tre armi magiche.
Dobbiamo costruire il Partito dei proletari, dobbiamo costruire il fronte unito di tutti gli oppressi in cui i lavoratori abbiano un ruolo di avanguardia, perché sono coloro che hanno non solo le armi della ribellione, ma hanno le armi della produzione. Perché non puoi cambiare un modo di produzione per sostituirlo con una devastazione, puoi sostituire un modo di produzione con un altro modo di produzione, sostituire al modo di produzione in mano ai padroni che fanno profitto, un modo di produzione in mano ai lavoratori che costruiscono per sé e per gli altri una vita migliore e realizzano le scoperte scientifiche. Per questo gli operai sono al centro di questa impresa. I lavoratori però sono una categoria astratta. Se i lavoratori sono “individui” o se i lavoratori sono di un settore, di una vertenza, evidentemente, questa funzione i lavoratori non la possono svolgere. I lavoratori devono scegliere tra essere i più succubi della situazione o coloro che possono risolvere questa situazione. Attualmente una parte dei lavoratori è parte del problema non della soluzione ma l'altra parte dei lavoratori più coscienti deve diventare parte della soluzione.
Quando si parla di “Partito” è una parola che è venuta a noia perché i partiti, tutti i partiti parlamentari sono diventati sezioni della classe dominante, rappresentano interessi di ceti che hanno il solo scopo di farsi le scarpe l'un l'altro sulla pelle del popolo, o ingannandolo o opprimendolo come dittatore. Quindi i partiti in quanto tali non sono una cosa buona.
Partito significa parte, essere di parte. Ecco il partito dei lavoratori, il partito dei proletari è quella parte che non può essere simile all'altra parte, agli altri partiti. Noi dobbiamo costruire il partito dei lavoratori. Un partito rivoluzionario comunista, perché comunismo significa uguaglianza, libertà,
proprietà del popolo e così via.Dici ‘va bene’, ma poi? Poi il mondo è difficile, si prova, si va avanti, si va indietro, finché poi si vince, Mao Tse tung dice fallire ricominciare, fallire ricominciare... così si vince. E obiettivamente lui può dirlo perché almeno nella sua epoca, una vittoria l'ha conseguita.
Quindi noi dobbiamo costruire il partito rivoluzionario, comunista.
Il comunismo è un movimento reale che abolisce lo stato di corsa esistente ed è un movimento che continua finché non riesce ad abolire lo stato di corsa esistente. Non si ferma, va avanti, va indietro, riprende il cammino; come la vita delle persone, a volte riesci di avere un futuro migliore, a volte no. Il comunismo è fatto di persone, non è una invenzione mentale o un'utopia che ci viene, da Dio,. Certo, il “Dio” del popolo esiste, è il popolo stesso, perché è il popolo e solo il popolo la forza motrice della storia. Ma questa forza motrice deve mettersi in moto. Se il popolo non si mette in moto, resta suddito sfruttato, più sfruttato degli altri.
Il partito del proletariato mette insieme le avanguardie del proletariato, perché il proletariato, le masse, non sono tutte uguali, c'è chi capisce prima e c'è chi capisce dopo, chi si ribella e chi invece non si ribella mai. Quindi le avanguardie sono una realtà storica che viene prodotta dal popolo, però sono una parte minoritaria del popolo. Ma questa parte se non si organizza, non può guidare il resto del popolo. Il Partito è la minoranza del proletariato che si organizza e guida il resto del popolo. Questo partito lo fanno le avanguardie così come sono, non cadono dal cielo, poi imparano a nuotare nuotando, nessuno nasce già avanguardia.
In questo senso il Partito è lo strumento, è uno strumento magico se è in mano ai proletari, se le avanguardie lo prendono nelle loro mani, lo tolgono dalle mani degli individui in quanto tali e lo fanno proprio.
Il Partito serve anche per unire le nostre idee, per confrontarsi, dire la propria e poi verificare con gli altri nella pratica.
L’altra “arma” è fronte unito, perché in questa società gli operai possono fare tutte le lotte che vogliono, ma se non riescono a spaccare in due, in tre questa società non ce la possono fare. Perché la società non è fatta solo di lavoratori, è fatta di piccola borghesia, media borghesia, cioè di classi sociali. Senza riuscire ad alleare quelli che non hanno un vero interesse a stare dalla parte dei miliardari e dei padroni, non c’è la forza materiale per rovesciare questo sistema capitalista; perché i padroni hanno nelle mani tutto.
Abbiamo bisogno del fronte unito, cioè di unire agli operai gli studenti, le masse intellettuali onesti, tutti i settori sociali oppressi in questa società, perché gli effetti di questo sistema che ricadono essenzialmente sui lavoratori, piano piano ricadono su tutti. L'insoddisfazione sociale cresce fra tutti i settori della società, non solo tra gli operai; ci sono i giovani che hanno una funzione di forza d’urto, le donne che sono doppiamente oppresse, ecc.
I giovani… Noi veniamo dalla manifestazione a Roma del 5 novembre. Una manifestazione per la Palestina che avevano vietato perché secondo il governo, il Ministro degli Interni essere in piazza il 5 ottobre significava dire “Viva Hamas”, e questo a loro disturba - A noi no, perché i popoli scelgono loro chi li devono guidare, se il popolo palestinese si è organizzato con Hamas avrà avuto le sue ragioni e non sta a noi, di un paese imperialista, dire no, devi organizzarti come dico io. La prima libertà di un popolo è quella di organizzarsi e di lottare, di fare la resistenza. Certo, con quale organizzazione stai o con chi non stai ha un effetto sul futuro di una lotta, ma questo è un altro discorso. Tornando alla manifestazione del 5/10, questa non si poteva fare, invece si è fatta. Certo si è passati tra le “forche caudine” per cui per andare alla manifestazione dovevi mostrare i documenti, altri compagni non li hanno fatti arrivare, come i compagni venuti da Bergamo, ma poi si è fatta lo stesso, Certo, a un certo punto, nella piazza sembravamo in un recinto, tutti, 7/8mila persone, circondati da tutte le Forze dell’ordine che impedivano di muoverci da quella piazza. Ma dopo un pò ci siamo mossi! E chiaramente per primi si sono mossi i giovani e si sono difesi dalla polizia con tutto quello che potevano avere nelle mani; alla fine l'equilibrio delle forze in quella piazza non è stato a favore delle forze dell'ordine. La manifestazione si è fatta, l'equilibrio è stato rotto, le abbiamo avute, ma le abbiamo anche date.
Ecco, in un contesto come questo i giovani sono assolutamente decisivi.
Se gli operai, i lavoratori hanno con loro i giovani, le donne, ecc. hanno il “minimo sindacale” che ci serve per cominciare, per fare la nostra battaglia.
Non facciamo il Partito perché dobbiamo vincere alle elezioni. Perché finché le elezioni sono questa forma ridicola in cui chi prende il 17% - ed è questo che ha preso materialmente la Meloni - diventa capo del governo, perché fai la legge elettorale a trucco, come un gioco a carte che se esce asso prendi tutto, non è un sistema elettorale democratico, e diventa impossibile partecipare alle elezioni. E finché esiste questo sistema, le elezioni servono alla borghesia per gestire il potere e scegliere fra loro chi deve comandare, e per comandare bisogna anche ingannare. Così la peggiore feccia sociale finisce per andare al governo. Quindi, la via elettorale non può essere quella dei proletari.
La via è la lotta, è la via dell'insurrezione. Noi dobbiamo costruire le condizioni per l'insurrezione. E l’insurrezione richiede un Partito che la voglia fare, richiede un fronte che sia d'accordo col farla, e infine, richiede le armi. All’esercito infinito della borghesia, dell'imperialismo che usa armi sempre più sofisticate e devastanti, bisogna opporre il mare armato delle masse. L'esercito proletario è alla fine l'arma vincente. Ma le armi in mano al popolo non sono la stessa cosa delle normali “armi”, sparano tutte e due, ma non sono la stessa cosa.
L'unica obiezione che noi facciamo attualmente alla resistenza palestinese, ad Hamas, e a tutte le organizzazioni della resistenza palestinese, che appoggiamo amiamo, perché quello che stanno facendo per il loro popolo, pagando con la propria vita – lì essere capi non significa farsi i soldi, significa morire, organizzare il popolo e morire – è da onorare prima di tutto. Ma nello stesso tempo è il popolo armato che può vincere non un esercito parziale di esso rappresentato da un'organizzazione ben organizzata militarmente. O le armi le ha il popolo o il popolo perde.
Noi in Italia lo abbiamo provato Quando le armi le ha avute il popolo abbiamo vinto, nella Resistenza antifascista, quando le armi le ha avute solo un'organizzazione armata, le Brigate Rosse nel nostro paese. Le armi o le ha il popolo non le ha nessuno o c’è un esercito popolare, come è stato in Vietnam, in Cina prima, e di tanto in tanto in altri paesi nei grandi movimenti di liberazione, oppure non è possibile una rivoluzione vincente.
I compagni indiani parlano di “3 armi magiche”, perché è una “magia” che può permetterci di rovesciare questo sistema. Non è un piano a tavolino in cui siamo “strateghi del tavolino”.
La magia sta nella capacità di fare un Partito d'avanguardia, la magia sta nel costruire un fronte. La magia sta nel trasformare un popolo sfruttato in un popolo armato.
Dobbiamo lavorare per questo. Se non lavoriamo per questo non abbiamo chance. Non lo dobbiamo fare perché siamo idealisti, ma perché siamo comunisti. E noi lo possiamo fare perché abbiamo la necessità storica di farlo e quando le cose sono necessarie prima o poi si fanno, e qualcuno comincia e qualche altro segue. E chi se non noi che lottiamo tutti i giorni possiamo cominciare?
october 2024
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