Strage e disastri ambientali a Valencia: intervento di un compagno che ha seguito la situazione in Spagna di questi giorni
da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 5/11
“Las tormentas son peligrosas, el capitalismo es mortal!”/Le tormente sono pericolose, il capitalismo è mortale, questa frase ha accompagnato una vignetta de El Salto, una rivista dell'estrema sinistra spagnola, a commento dei fatti che in questi giorni sono accaduti nella regione di Valencia, l'alluvione che attualmente ha provocato più di 200 morti, dovuti sì a un fenomeno naturale, le cui conseguenze però sono da attribuire alle responsabilità politiche, alle scelte economiche e naturalmente alle motivazioni ideologiche di chi governa quella Regione e quello Stato.
Andiamo a vedere i fatti. Martedì scorso sulla regione di Valencia, di cui la città principale è appunto Valencia città, e anche sulle regioni limitrofe, Castiglia-la Mancia, si è abbattuta la cosiddetta “Dana”, che è una sigla per indicare un fenomeno atmosferico molto estremo attribuito al cambiamento climatico, fenomeno che sta diventando sempre più frequente e sempre più imponente nei suoi effetti, e che mette in discussione la definizione di “naturalità” di questi fenomeni. Gli spagnoli chiamano “gota fria”- goccia fredda, questo fenomeno che arriva ad avere questi effetti così devastanti a causa del fatto che il Mediterraneo si sta sempre più surriscaldando e quindi il calore che sale, incontrandosi con le correnti fredde che provengono dal nord dell'Europa,
provoca delle vere e proprie tormente, dei veri e propri cicloni che si abbattono sui territori, provocando quantità di pioggia impressionanti. A Valencia 600 mm sono caduti in 8 ore, quando la media è di 500 mm all'anno e questo dà le proporzioni degli straripamenti di fiumi, delle inondazioni, con tutte le conseguenze del caso.Ma, tornando alla frase principale, comunque tutti i giornali già denunciano - anche quelli della stampa borghese lo mettono in evidenza - le responsabilità non sono soltanto della natura, ma questi fenomeni raggiungono questi estremi anche per il cambiamento climatico, frutto di un sistema che sta rovinando anche la natura e l'atmosfera del pianeta terra.
Anche i disastri recenti in Emilia Romagna, in Liguria, sono delle “Dane” che si sono abbattute nel nostro paese e che sono dovute alle stesse motivazioni. Proprio in queste ore un’altra Dana ha colpito Barcellona e speriamo con conseguenze meno devastanti in termini di vittime.
Ma perché a Valencia e nella regione di Valencia è avvenuto un disastro di queste proporzioni? E’ perché il capitalismo ha una responsabilità precisa in questi disastri! A Valencia alla guida della Regione c'è un'esponente del PPE, il Partito Popular, di destra, alleato con Vox, che è l'estrema destra spagnola. Questi partiti politici sono, come sappiamo, negazionisti sulla questione del cambiamento climatico oltre ad avere politiche di taglio dei servizi pubblici, dei servizi essenziali e di privatizzazioni. Carlos Mazon, il presidente della Generalidad della Regione valenziana, il cui primo atto appena eletto alcuni mesi fa è stato quello di tagliare il servizio di emergenza istituito proprio per affrontare dei disastri di queste proporzioni, ha tagliato l'Agenzia che era adibita al pronto intervento e al coordinamento dei soccorsi, lasciando tra l'altro circa 187 vigili del fuoco per strada, non rinnovandogli il contratto. Questo è stato fatto per assecondare le posizioni negazioniste del PPE e di Vox e per tagliare quelle che loro considerano dei costi inutili. Questa è stata una delle prime ragioni all'origine del fatto che non ci siano stati i soccorsi indispensabili.
L'alta ragione è di tipo ideologico, è di tipo politico e di conflitti politici. Sappiamo che già alle 7 del mattino di martedì l'agenzia statale di meteorologia aveva annunciato l'arrivo di questa Dana dando un livello rosso di rischio estremo. Alle 11:50 sempre un'agenzia nazionale avvisava della crescita dei fiumi oltre i livelli di guardia e dell'inizio di straripamenti. Alle 12:20 l'Agenzia di Stato dava l'allarme idrogeologico. Quindi, fin dal mattino si sapeva dell’arrivo di una tormenta di proporzioni gigantesche su quella Regione e che bisognava provvedere ai ripari.
Il fatto di aver smantellato il sistema di sicurezza e di emergenza si è accompagnato al negazionismo sulle conseguenze. Infatti alle 13 il presidente della Generalità, Carlo Mazon, ha detto che la situazione era sotto controllo e che il temporale nel giro di qualche ora sarebbe cessato. E invece è accaduto esattamente il contrario. Dopo questa dichiarazione fatta su X (ex Twitter), che è stata tra l'altro fatta sparire, Mazon non si è più fatto vedere in televisione, nei media e nei canali social, e l'allarme è stato dato soltanto alle 20:00, cioè 12 ore dopo il primo avviso dell'Agenzia statale. Questo perché c'era una sorta di competizione con il governo nazionale di centrosinistra e Manzon non ha voluto dare spazio a posizioni che in qualche maniera potevano mettere in difficoltà il governo regionale.
Questa situazione ha provocato un disastro immane, perché senza
un pronto intervento di emergenza -perchè smantellato, non c'erano gli uomini,
non c'erano i mezzi, non c'era il coordinamento, l'organizzazione - senza un
allarme fatto in maniera anticipata, un allarme generale che
avrebbe permesso alla protezione civile - che in Spagna è controllata dai
presidenti della regione - di attivarsi, il risultato è che i cittadini valenziani
si sono trovati totalmente impotenti di fronte a questa tormenta, a questa
massa d'acqua incredibile, a questa invasione delle strade di fango che ha
travolto tutti, auto, persone, che si è insediata nelle case, che è arrivata a
livelli di altezza superiori all'immaginabile. Tutto questo ha portato a un
conteggio dei morti che nelle ore seguenti diventava sempre più alto.
Gli assassini non sono soltanto i politici populisti, fascisti, negazionisti, ma ad essi si accompagnano, e spesso sono d'ispirazione, i capitalisti economici. Infatti, un altro elemento, scandaloso e criminale, che si è avuto in questa situazione, è stata la negazione dell'emergenza da parte di grandi centri commerciali, come l'Ikea, come Mercadona, come Carrefour. Tutti questi grandi centri commerciali che hanno centinaia di dipendenti e che ospitano migliaia di clienti non hanno tenuto in considerazione gli allarmi e hanno obbligato i dipendenti ad andare a lavorare e a non tornare a casa in tempo, rimanendo aperti. Il risultato è stato che proprio i centri commerciali si sono trasformati in enormi cimiteri, e questo lo dicono i sommozzatori che hanno iniziato a fare le ricerche all'interno dei parcheggi di questi centri commerciali dove c'erano migliaia di macchine posteggiate, invase dall'acqua e dal fango, dove sono state trovate gran parte delle numerose vittime. Queste grandi aziende, con l'appoggio e con la complicità del governo, non hanno permesso di chiudere il centro, di mettere in una situazione di sicurezza i loro dipendenti e di conseguenza anche i loro clienti.
Si potrebbe dire che non c'è niente di nuovo e di sorprendente, ma ci spinge a parlare la proporzione dei morti, la ferocia con cui questo evento naturale si è abbattuto sulla Regione e anche la concatenazione dei crimini, di responsabilità dei governi e delle imprese che hanno determinato che questo disastro avesse queste proporzioni.
E ancora non è finito. I fenomeni naturali permangono in quella parte e ancora i soccorsi non hanno completato il loro lavoro di salvare chiunque è possibile ancora salvare.
Qual è stata la risposta della popolazione (perché bisogna anche vedere cosa questi fenomeni, questi effetti, provocano in termini di consapevolezza e di lotta)? E’ di ieri la notizia che sui luoghi del disastro, come sempre accade, sono andate le grosse personalità dello Stato, è andato il re Felipe VI, Mazon, il presidente della Generalità e poi è andato Sanchez, il Primo ministro spagnolo. Queste persone che si sono recati nelle strade ancora invase dal fango, con la gente sfollata per strada, con i soccorritori ancora a scavare e a cercare vittime, sono stati letteralmente presi a fango in faccia dalla popolazione. Ci sono immagini video dove Felipe VI è obbligato a scappare con un ombrello aperto per il fango che gli veniva addosso. Il fango che questa gente si merita perché ha contribuito a questa situazione, dalla responsabilità diretta che è del PPE di Mazon, alla complicità del governo centrale, dello stesso governo, non solo Sanchez, che ha cercato di minimizzare la responsabilità del Presidente della Regione pur essendo un avversario politico, ma avendo la stessa politica di tagli dei servizi essenziali, di anteporre l'economia alla vita dei cittadini; come sono complici anche i media di regime che hanno cercato di dare una rappresentazione solo di un fenomeno naturale, imprevedibile, fatale e fatalista, senza cercare di svelare realmente il perché di questi fenomeni.
E’ stato un disastro, una grande tristezza, un lutto per la popolazione spagnola, per i lavoratori spagnoli, perché ovviamente a morire sono stati soprattutto i lavoratori, gli sfruttati, quelli che erano obbligati a lavorare e non hanno trovato subito riparo.
Ma c'è anche una parte che lascia sperare. Quella della protesta di ieri, della contestazione al re, al Presidente, ma anche la grande mobilitazione dei volontari da tutta la Spagna che, da qualsiasi Regione, stanno andando a dare una mano. Sono scene che si sono viste anche in Emilia Romagna, si sono viste anche in Italia, soprattutto dei giovani - e non solo dei giovani - volontari.
La Spagna ci lascia ben sperare perché ci ricorda quella grande mobilitazione dal basso di volontari di 22 anni fa, con il disastro del “Prestige”; anche lì un disastro non naturale, causato dall'affondamento di una nave petrolifera che ha contaminato tutte le coste della Galizia. Anche lì ci fu una grossa responsabilità del governo di allora del PPE di nascondere, di minimizzare, di non tamponare subito gli effetti. E anche lì la grossa ondata di emozione e di sostegno, di solidarietà pratica portò migliaia di persone ad andare in Galizia a “spalare” nel petrolio, oggi nel fango.
Quello fu il punto di partenza, un inizio di un cambio in Spagna, in cui le proteste e la consapevolezza aumentarono; e questo portò nel 2004 alla rivolta contro Aznar e poi a quella più recente del 2011, che nasceva da anni di lotte, con l'esplosione del cosiddetto movimento “Indignados”, che ha creato una stagione di cambiamenti e di lotte in Spagna che oggi sicuramente si è esaurita e ed è involuta a livello politico. L'indignazione, la rabbia da una parte e la corruzione e la criminalità del capitalismo spagnolo dall'altra come in tutti i paesi sono gli stessi.
Quindi speriamo che il fango che è stato gettato contro il re, contro i presidenti si tramuti in un fango che travolga questa classe politica spagnola e che porti a una nuova stagione di lotte.
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