Monday, July 1, 2019

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più di 20 migranti sono morti in un centro di detenzione tra spazzatura ed escrementi. Salvini boia criminale razzista!





Oltre 20 persone morte di fame e sete dopo essere state rinchiuse per mesi, in centinaia, in un hangar nel deserto della Libia occidentale, a Zintan. Secondo l’agenzia stampa AP News, questi migranti sarebbero deceduti tra la spazzatura e gli escrementi, senza alcun rispetto dei diritti umani.
Secondo alcune testimonianze ai detenuti nel carcere di Zintan sarebbe stato dato un solo pasto al
giorno e appena un paio di secchi d’acqua da dividere fra tutti. La loro dignità sarebbe stata calpestata nell’indifferenza generale nonostante le denunce pubbliche, come mostrano alcuni video pubblicati da Channel 4 in Gran Bretagna.
I sopravvissuti e i loro avvocati accusano le agenzie umanitarie dell’Onu per aver “chiuso un occhio” e non aver “risposto con troppa lentezza” alle richieste di aiuto.
L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, Unhcr, ha respinto le accuse, spiegando di non aver potuto accedere a certe parti del centro di Zintan, gestito da milizie libiche.
L’Unhcr avrebbe negato la mancanza di cibo, pur precisando di non aver potuto vedere la maggioranza dei migranti detenuti in quella struttura. Sono centinaia gli africani detenuti nel centro di detenzione di Zintan, in maggioranza di nazionalità eritrea. Inizialmente sarebbero stati tenuti in un capannone e poi trasferiti in due strutture più piccole ma sempre in condizioni critiche.
Quello di Zintan è solo uno dei tanti centri di detenzione in Libia, in cui i migranti vengono incarcerati.
Sono passati due mesi da quando, il 4 aprile scorso, le forze del generale Khalifa Haftar hanno avviato l’offensiva contro le milizie fedeli al governo di Tripoli di Fayez al-Sarraj, in Libia, e da allora gli scontri non danno tregua alla popolazione civile e ai migranti rinchiusi nei centri di detenzione [A che punto è lo scontro tra Haftar e al-Serraj].
La Libia è il paese dove il ministero dell’Interno italiano aveva proposto di far attraccare la Sea Watch 3, invece di arrivare a Lampedusa.
L’Italia aveva chiesto di portare lì i 42 migranti bloccati a bordo dal 12 giugno scorso, proprio il luogo dal quale sono scappati per le detenzioni arbitrarie, le violenze, gli stupri e le torture.

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