Le donne nella Rivoluzione d'Ottobre
«Donne lavoratrici, prendete le armi!» (1917)
Lev Brodarty
Importante opuscolo del Mfpr
LA RIVOLUZIONE E LE DONNE di Clara Zetkin
Il pezzo pubblicato è tratto da: Clara Zetkin,
La questione femminile e la lotta al riformismo - 22 novembre 1918
Sino
a ieri nei Reichstag e nei Landtag degli stati federali si giurava
ancora solennemente sul fatto che noi donne non eravamo “mature” per
svolgere il nostro compito di cittadine equiparate a fianco degli
uomini. Ancora ieri “immature” per poter decidere della nomina d’un
guardiano notturno a Buxtehude, oggi, dichiarate “mature”, elettrici ed
eleggibili, con eguali diritti, siamo in grado di pronunciarci sulle
decisioni più importanti per la vita politica del paese, e per il suo
assetto economico.
In
realtà anche le donne devono partecipare, tramite un diritto di voto
democratico, all’elaborazione delle leggi fondamentali riguardanti la
forma di governo e le istituzioni dello Stato. Questo dev’essere il
compito delle previste assemblee nazionali costituenti in seno alla
“grande” e alla “piccola” patria; e però compito principale di queste
assemblee dovrebbe essere, secondo il desiderio delle classi possidenti,
quello di strappare il potere politico dalle mani delle masse
proletarie in nome della menzognera parola d’ordine “salvaguardia della
democrazia”, e sbarrare in tal modo la via all’edificazione d’una vera
democrazia integrale.
Anche
le donne devono potersi pronunciare sull’alternativa: repubblica
borghese o repubblica socialista, o in altri termini: dominio di classe
politico formale moderato da parte degli usurpatori della ricchezza
sociale, oppure tutto il potere politico in mano ai produttori della
ricchezza sociale.
Politica
socialista radicale in grande stile per rimodellare completamente
“l’antica, decrepita faccenda”, vale a dire lo Stato oppressivo
capitalista e l’economia di sfruttamento capitalista per trasformarli in
un ordinamento socialista, in una società di liberi ed eguali; oppure
una politica di concessioni, d’armonia borghese-proletaria, una politica
senza princípi che ricorre a rattoppature politiche ed economiche al
fine di preservare la società capitalista. Anche le donne dovranno
decidere in merito a queste alternative vitali per il popolo tedesco e
qui si dovrà dimostrare la maturità politica della donna!
Le
donne tedesche non dovrebbero mai dimenticare che l’equiparazione
politica non è il premio ad una loro lotta vittoriosa, bensì il regalo
di una rivoluzione sopportata dalle masse proletarie e che portava
scritto sul proprio stendardo: democrazia integrale e tutti i diritti al
popolo. Pieni diritti anche per le donne! Forse che noi donne non siamo
popolo, la metà del popolo e in conseguenza del sacrificio di milioni
di uomini all’imperialismo, mai come ora la metà più grande del popolo
tedesco? E non siamo forse noi donne, nella schiacciante maggioranza,
popolo lavoratore che accresce la ricchezza materiale e culturale della
società? Al popolo lavoratore appartiene l’operaia di fabbrica come
l’impiegata e la maestra, la piccola contadina, ma anche la massaia che,
attraverso la sua sollecitudine e il suo lavoro, appresta e preserva la
casa per i suoi piccoli ospiti. Al di fuori di questa grande comunità
di sorelle, si situano solo quelle signore che vivono alle spese e sullo
sfruttamento del lavoro altrui, prive di attività autonoma; esse non
partecipano all’aumento del patrimonio sociale, ma solo al suo consumo.
La
rivoluzione ha procurato alle donne lavoratrici i loro diritti civili
senza chiedere se la maggioranza di esse li abbia rivendicati, senza
sapere se abbiano lottato per possederli...



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