Friday, June 6, 2014

special number of proletari comunisti - PCm Italia about european elections

pc 5 giugno - speciale elezioni - 6 - Editoriale - una analisi di parte dei dati - contro euroconfusi e europportunisti

Non è vero che i risultati elettorali non si potevano prevedere, come dicono alcuni “euroconfusi” nel nostro campo; non è vero che la vittoria di Renzi non era già delineata nella sua storia concreta - già da noi analizzata; non è vero che le masse sono state comprate ad 80 euro, anche se questi soldi hanno contribuito non nell'azione economica ma nell'immagine di Renzi. E' vero, invece, che nel movimento operaio e di massa e nelle sue avanguardie, è mancata e manca una lotta politica e ideologica che certo chi si limita a documentare le lotte o ad esaltarle così come sono sicuramente non fa.
Non è vero che il trionfo dell'estrema destra in alcuni paesi non fosse ampiamente prevedibile come unico risultato concreto e pericoloso delle elezioni europee; è vero, invece, che è mancato un contrasto sia alla demagogia di Renzi, sia alle forze fasciste, che in Italia sono state rappresentate essenzialmente da Grillo nella contesa elettorale, ancor più che dalla Lega che pure ne ha tratto giovamento; contrasto che si incarnava e si incarna non solo nelle lotte, ma nel boicottaggio attivo delle elezioni e nel contrasto aperto anche di piazza al moderno fascismo.
Chi oggi si lamenta o si stupisce dei risultati elettorali, quali azioni, quali volantini, quale campagna ha fatto per orientare correttamente le masse? Nella maggior parte dei casi ha taciuto, è stato a guardare, non contribuendo neanche all'ampia esistenza di una massa in crescita dei 'non votanti', principale forma nelle elezioni europee della ribellione al sistema elettoral/parlamentare. Gli “euroconfusi” in campagna elettorale si sono trasformati in “euro opportunisti”.
Per non dire quale grande disorientamento comporta anche nelle avanguardie la sciagurata politica dell'antieuro e dell'antiEuorpa, che, oltre ad essere obiettivamente frutto di un'analisi sbagliata di come combattere l'Europa imperialista, ha lasciato campo libero ai veri beneficiari di questa politica, la destra imperialista e l'estrema destra fascista e nazista.
SUI DATI
Nelle elezioni i dati non sono tutto ma i comunisti hanno sempre necessità di provare ad analizzarli per cogliere anche in essi elementi e particolari necessari alla valutazione e soprattutto alla lotta di classe.
Innanzitutto, i comunisti analizzano il loro “voto” e ciò che si muove nel loro campo. Cosa che non fanno gli opportunisti, anche quando non si presentano alle elezioni e anche quando, per ragioni di orientamento economicista, ad esse danno scarso rilievo, salvo lamentarsi dopo. Per questo, il nostro primo problema è il 'non voto'.
L'Agenzia SBMB ha analizzato l'astensionismo. Non ci mettiamo la 'mano sul fuoco' ma qualche indicazione la dà. L'astensionismo è cresciuto dell'8%, portando i non votanti a 23.595.650, una percentuale del 48%, la più alta mai raggiunta in un'elezione generale.
Questa indagine, poi, sia pure a campione, individua gli strati sociali dell'astensionismo, e mostra che sono gli operai la prima forza dell'astensionismo. Azzardando percentuali: 51,25% (pari a 11.992.272) operai e nuclei familiari operai,12,04% (pari a 2.843.207) operai disoccupati, 16,11% (pari a 3.978.867) operai in pensione – che portano il totale dell'astensionismo operaio a 79,40% (pari a 18.814.346).
Il 20,60% (pari a 4.881.304) è dato invece da fasce di piccola borghesia e dai suoi nuclei familiari impoveriti o rovinati dalla crisi, artigiani, padroncini, piccoli contadini, e altre figure simili.
L'astensionismo al 48% è il doppio del voto reale raggiunto da Renzi che, calcolato sul numero complessivo del corpo elettorale, ottiene in realtà il 22,1%.
L'astensionismo al Sud supera quasi dovunque il 50%: siamo a circa 51% in Basilicata, 55% Calabria, 57,5% Sicilia, 58% Sardegna, circa il 50% in Campania e in Puglia.
L'astensionismo sarebbe stato molto più alto in alcune Regioni se non ci fossero state in contemporanea elezioni regionali e comunali. Vale a dire, alle elezioni europee, dove il voto era fino in fondo politico, l'astensionismo è più alto.
Le cifre dell'astensionismo negli altri paesi europei sono molto alte ma lo erano già prima, quello che conta è che in Italia è cresciuto del 26,9%, nettamente più alto della crescita media in altri paesi. A livello europeo, su più di 400 milioni chiamati alle urne nei 28 Stati membri, 240 milioni, pari al 57% le hanno disertate: Slovacchia 87%, Repubblica Ceca 80,5%, Slovenia 79%, Gran Bretagna 64%, Olanda 63%, Francia 56,5%, Germania 52,1%.
Il voto a Renzi è drogato. Nasce dalla riuscita dell'operazione Renzi, non nel conquistare il voto popolare, come dicono sbagliando gli euroconfusi, ma nel mangiarsi gli altri partiti alleati: Scelta civica, Italia dei Valori, ecc., e in parte recuperando voti da Berlusconi e da Grillo. Secondo Sky Tv Tg24, il PD avrebbe assorbito 1.270mila voti da Scelta civica, 450mila voti dal Pdl, 750mila voti dal M5S.
Secondo gli osservatori, Renzi non ha recuperato un solo nuovo voto a sinistra e non ha intaccato quasi per niente l'astensionismo operaio e proletario – che invece è cresciuto notevolmente – altro che 'popolo conquistato dalle 80 euro'. Il PD ha fatto il pieno della destra di governo e di non governo. Forza Italia ha perso oltre 2milioni di voti, il cui elettorato corrisponde oggi a 9,1% dell'elettorato totale.
Dal sondaggio SVG: “Il Pd attualmente è diventato il primo partito tra gli imprenditori... Oltre agli imprenditori, l'altra categoria strategica del PD sono gli artigiani”. Il maggior numero di artigiani che l'hanno votato sono quelli del nord est, oltre 900mila voti nella vandea veneta (ex leghista)”.
Spiega Tonini, senatore del PD: “Renzi ha ribaltato. L'avversario non sono più gli evasori del nord, come aveva detto il Ministro Visco, ma lo Stato da cambiare e alleggerire (Renzi raccoglie il voto degli evasori – ndr)”. Renzi sfonda in zone dove la sinistra era sempre stata minoritaria, facendo il pieno dei voti della Lega e di Forza Italia, compreso quelli provvisoriamente transitati da Grillo.
Non è vero che la Lega nord è cresciuta, anche se l'operazione 'Salvini' e l'azione da estrema destra lepenista sono servite a non farla sparire. La Lega nord ha raccolto rispetto alle europee del 2009, 1.688mila voti, la metà di quelli raccolti appunto nel 2009 che erano oltre 3milioni di voti.
Grillo in soli 15 mesi ha perso 2.884.044 voti, e di questi parte rilevante è andata all'astensionismo, secondo alcuni calcoli circa 2milioni. Grillo aveva raccolto nella precedente elezioni il 30% del voto dei giovanissimi, ora ha perso oltre il 5% tra i giovani. Il dato più importante che si osserva sul fronte grillino è la delusione, 2,7milioni di italiani che l'anno scorso gli hanno dato fiducia quest'anno sono rimasti a casa. Grillo ha perso essenzialmente non per i suoi toni urlati che in realtà sono stati imitati, ma per l'incapacità di dare risposte alle esigenze di proletari e masse che l'avevano votato e per l'emergere chiaro e netto che la natura della sua politica e dei suoi metodi è dittatoriale, razzista, antioperaia travestita da antisindacale, antipopolare in genere.
Il Nuovo Centro Destra è un miracolato, questo sì, dall'astensione, dato che si è elevata la percentuale tra i votanti permettendo di superare la soglia di sbarramento. Ma i voti sono stati pochi, basti pensare che l'Udc da sola nel 2009 – ora invece fa parte della coalizione del NCD – aveva preso 800mila voti in più.
Altra miracolata dall'astensionismo è la lista Tsipras, ma anch'essa ha preso pochi voti, nonostante avesse raccolto esponenti borghesi, pezzi della Repubblica, del Fatto quotidiano, socialdemocratici, il grottesco ex “disobbediente” Casarini, e coloro che non mancano mai, falsi comunisti, troskisti, e ha contando su Il Manifesto quasi come suo organo ufficiale; nel 2009 Prc, Pdci e Sel avevano raccolto 800mila voti in più. In termini assoluti la lista Tsipras ha ottenuto meno della somma dei voti presi neanche un anno fa da Sel e Ingroia messi insieme. Sicuramente Tsipras non ha recuperato nulla sull'astensionismo operaio e popolare, anzi gran parte degli elettori di sinistra di quest'area questa volta non hanno votato.
E' inutile dire che l'astensionismo ha potuto contare su pochissime forze attive che hanno portato tra le masse questa battaglia - tra cui, nella forma del boicottaggio attivo, quella del nostro partito.
Il nuovo parlamento europeo nella sostanza non conterà neanche questa volta nulla, ma la crisi dell'Europa imperialista fa sì che l'Europa stessa e i suoi governi abbiano bisogno di una foglia di fico e una camera di compensazione che completi il ruolo della troika e aiuti a trattare le contraddizioni interne e nello stesso tempo a far sfogare in un recinto di parassiti le istanze anti euro e anti Europa che brulicano nei paesi europei.
Uno strumento nuovo, aggiuntivo dell'Europa imperialista ma molto vecchio perchè somiglia ai vecchi parlamenti dell'epoca d'oro della legge proporzionale e di un'Europa non in crisi. In questo nuovo parlamento non è cambiato granchè; dei 776 seggi i popolari ne avevano 274 ora ne hanno 213, targhettati Merkel ed esprimenti la presidenza, probabile Junker, sono in questo momento forza di maggioranza, ma nella sostanza di minoranza rispetto al panorama maggiormente venato di critiche e di euroscetticismo.
I socialisti sono passati da 190 a 196, il loro peso relativo è cresciuto, la direzione è schiacciantemente socialdemocrazia tedesca, la prospettiva è l'intesa condizionante con i popolari.
La sinistra radicale, ringiovanita da Syriza, è passata da 35 a 42.
Tutto il resto è un mare dove destra e sinistra non esistono più, sono tutti euroscettici a parole, a caccia poi in sostanza di inclusione nelle larghe intese della maggioranza parlamentare, liberali (passati da 83 a 64), verdi (passati da 57 a 53), conservatori antifederalisti (passati da 57 a 46). Questi più o meno dovrebbero sostenere la maggioranza.
E' cresciuta notevolmente l'opposizione di destra tra gruppi euroscettici indipendenti. Queste forze piene di fascisti, nazisti, xenofobi, razzisti, hanno attualmente la loro base oggettiva in Francia con agganci significativi in Inghilterra, Italia, e di simile orientamento è anche la maggioranza dell'Est Europa. Il pericolo di questa presenza è la legittimazione parlamentare e istituzionale, non tanto dei sentimenti reazionari che dentro la crisi c'erano e ci saranno, quanto della militanza paramilitare organizzata che vuole sporcare i paesi europei di nero e di sangue.
In questo senso l'europarlamento può diventare un centro politico organizzato della reazione.
Serve quindi un fronte antifascista e antimperialista europeo come movimento ma anche come rappresentanza alternativa fuori dal parlamento.

pc 5 giugno - speciale elezioni - 5 - Siryza e altri


Nel parlamento europeo, però, è cambiata, se non nella sostanza, la forma della presenza della sinistra parlamentare. 
  
Essa ora ha come traino principale Siryza greca, neo socialdemocrazia di sinistra, di stampo eurocomunista, con un più aperto legame con la parte moderata dei movimenti.
Questa realtà ha avuto un risultato importante in Grecia, come è naturale, che ne può segnare la forza ma anche il limite, Siryza è quasi partito di governo e per quanto si possa dare una veste alternativa e movimentista, sempre “di governo” in un paese capitalista minore è. Questa componente ha ritenuto un risultato significativo anche in Spagna, favorita qui dalla gestione dei piani della troika da parte di un governo di centrodestra. La lista Podemos ha raggiunto l'8% dei voti e 5 seggi, che si aggiungono a quelli di Isquierda Unida e suoi alleati che è passata dal 4 al 10%, più ancora la sinistra catalana che ha ottenuto 3 seggi. Podemos è l'unica lista in Spagna, però, che è riuscita a trasformare il movimento di base riformista 'Occupy' in forza elettorale. Lo stile del movimento è grillino, senza la demagogia populista reazionaria di Grillo: star televisiva, il 35enne professore di scienze politiche, Pablo Iglesias.
Queste liste hanno eroso l'astensionismo e quindi hanno portato uno scarto alla dimensione politica europea dell'astensionismo, in questo appaiono abbastanza inoffensive verso i poteri dominanti ma invece insidiose nel quadro della costruzione dell'opposizione proletaria antagonista e antimperialista.
Altri temi che camminano attraverso queste presenze e queste liste sono quelle: 'non vogliamo essere una colonia della Germania', 'dignità er i paesi del sud' (visti come un tutt'uno e in questo candidarsi ad essere copertura a sinistra degli interessi di frazioni delle borghesie capitaliste imperialiste di questi paesi), il tema gettonatissimo dei 'costi della politica' e del 'colpiti dai mutui bancari', 'costi della politca, corruzione politica', 'limitazione dei mandati parlamentari', 'comunicazione web', 'rifiuto delle categorie destra, centro, sinistra'.
Podemos è la classica lista di grillino di sinistra, certo meglio del Grillo di destra che conosciamo in Italia. Iglesias conclude una sua intervista su Il Manifesto, parlando dell'Italia: “Siete stati un mio riferimento politico per molti anni. La mia tesi di dottorato è stata sulle 'tute bianche'” - un allievo che ha superato il maestro, vista la grottesca fine della cariatide italiana, Luca Casarini, cantore attuale di piccoli imprenditori, artigiani, ecc.
Anche in Germania l'ultima incarnazione è Linke che ha eletto tra i suoi 7 deputati un economista italo-tedesco, De Masi. Questo è molto chiaro nel suo ruolo di socialdemocrazia di sinistra e del suo ruolo attuale, si lamenta dell'astensionismo, guarda a Tsipras, invita la SPD ha collaborare con il leader di Siryza (ovvero a cooptarlo come copertura) e intende fare di più per essere un interlocutore credibile del movimento sindacale. Ma anche qui la venatura di destra non tarda ad emergere. Ci siamo difesi bene dalla concorrenza di AFD che ha tentato di pescare nel nostro stesso bacino del voto di protesta, cercando addirittura di passare per il partito della povera gente.
AFD è uno dei partiti della destra, capeggiato dall'ex presidente della confindustria tedesca che raccoglie voti nell'ala insoddisfatta della CDU bavarese.
Alcune cose giuste però De Masi le dice nell'attaccare, sia pure a fini elettorali, la natura di destra dei Verdi tedeschi, questi sì più simili al Grillo di destra italiano, “le cui tesi – dice De Masi – sono simili a quelle dei neocons americani. Sostengono Kiev e i neo nazisti interni e là dove i Verdi sono al governo conducono politiche del tutto simili ai socialdemocratici ufficiali, e, per esempio, nel governo dell'Assia fanno un governo di larghe intese con la CDU.
Dopo l'elezioni - la lista Tsipras dà il meglio di sè e qualcuno sfiora il ridicolo

L'assemblea post elettorale della lista Tsipras si è svolta in un clima di euforia, tipica da miracolato per aver raggiunto il quorum. Nella falsa sinistra non c'è mai decoro e misura, anche quando si tratta spesso di raggruppamenti di sinceri democratici, di intellettuali e di militanti, per così dire, impegnati e per bene, ma ideologicamente bacati di elitarismo da ceto politico, che già ne aveva fatto le sfortune, da Bertinotti in poi; analisi e spirito critico, quando si tratta di sé stessi, o è di facciata o manca del tutto.
Così in questa assemblea nazionale post elettorale si è assistito ad affermazioni che unicamente si possono definire tragico/ridicole.
Sandro Medici, romano, eterno candidato alternativo, inizia l'assemblea commosso. Revelli che più passa il tempo e più sembra interpretare una sorta di caricatura di sé stesso, già vista all'opera di fronte all'emergenza del movimento dei 4 gatti dei forconi, e si lancia con un linguaggio da nuova guida carismatica: “Tanti voti nelle città, superati i vecchi steccati. Ora i comitati locali si riconvochino subito, si riparta”.
I tre eletti di seconda fila, burocrati da un po' di Sel e di RC, dichiarano di sé: “Parlaimo la lingua di una nuova generazione politica. E potremmo continuare ancora per un po'...
Ma siamo obbligati a tacere di fronte alla dichiarazione di Guido Viale: “Abbiamo messo insieme le migliori intelligenze del paese... Ma adesso apriamo le porte della nostra organizzazione” (!).
Nessun commento:

pc 5 giugno - speciale elezioni - 3 - Tutti sul carro di Renzi

pc 5 giugno - speciale elezioni - 2 - Grillo-Farage e altre perle della campagna elettorale e del dopovoto

Grillo e Farage uniti nella lotta
Farage, o membri del suo partito: “Tutte le moschee andrebbero demolite”, “I paesi che ricevono aiuti da Londra sono terre del 'bongo-bongo' “, “noi diciamo quelli che tutti pensano: c'è troppa immigrazione”. Farange ha cercato di dare lustro al Commonwealth, chiamando sul palco candidati etnici, unendo al fascismo l'imperialismo. “Le alluvioni sono un castigo di Dio contro i matrimoni gay voluti da Cameron”.
A Napoli Grillo borbonico: “I Savoia vi hanno rubato tutto”. In altri comizi: “La Digos, i carabinieri, la Dia, sono tutti con noi”; a Bari: “Comprate la Bari”; “il culone tedesco della Merkel”; “Io sono oltre Hitler”. A Padova: “La secessione? - riferendosi ai leghisti golpisti – E' autodifesa, io sono con voi”.
Grillo è più a destra di Farage. Nel '98 sulla rivista di Storace e Alemanno, “Area” , Grillo scriveva: “Sono in sintonia con la destra”. 



Un libro uscito in Inghilterra, a firma di Ford e Goodwin, spiega molto bene che l'Ukip, punto di riferimento di Grillo nel parlamento europeo, non rappresenta che il nuovo volto dell'estrema destra, e chi lo scrive è tra i maggiori studiosi europei dell'estremismo razzista. Anzi, Goodwin dice: “il partito di Farage ha conosciuto una progressiva evoluzione, da semplice gruppo di pressione antieuropeo in vera e propria forza politica della destra radicale, in grado non soltanto di raccogliere il consenso del ceto medio conservatore, deluso da Cameron, ma anche di coloro che considerano essere stati lasciati indietro, il voto degli operai, maschi, bianchi, lavoratori o pensionati che vivono soprattutto nelle aree industriali o ex industriali del nord del paese... Votano contro l'immigrazione, perfino non vivendo nelle zone dove la presenza degli immigrati è più forte, perchè identificano con questo fenomeno la loro perdita di status, di ruolo all'interno della società britannica, che osteggiano anche la classe media intellettuale. Il partito di Farage è nato dall'ala destra dei conservatori e pur non essendo appartenenti diretti alle correnti fasciste dell'estrema destra britannica, risponde alla stessa domanda, in una forma che viene considerata legittima, compatibile con il dibattito pubblico del paese. L'Ukip ha svuotato il bacino elettorale dei neonazisti del British national party che avevano raccolto quasi un milione di voti e ha fatto sue molte delle parole d'ordine e della linea politica della destra radicale.
All'ombra dei successi elettorali dell'Utik cresce anche l'attivismo dei gruppi come la English Defence League che ha fatto dell'islamofobia uno strumento di mobilitazione razzista.
 

pc 5 giugno - speciali elezioni - 4 - uno sguardo sul nuovo Parlamento europeo

le pen è analizzata a parte

Il nuovo parlamento europeo nella sostanza non conterà neanche questa volta nulla, ma la crisi dell'Europa imperialista fa sì che l'Europa stessa e i suoi governi abbiano bisogno di una foglia di fico e una camera di compensazione che completi il ruolo della troika e aiuti a trattare le contraddizioni interne e nello stesso tempo a far sfogare in un recinto di parassiti le istanze anti euro e anti Europa che brulicano nei paesi europei.
Uno strumento nuovo, aggiuntivo dell'Europa imperialista ma molto vecchio perchè somiglia ai vecchi parlamenti dell'epoca d'oro della legge proporzionale e di un'Europa non in crisi. In questo nuovo parlamento non è cambiato granchè; dei 776 seggi i popolari ne avevano 274 ora ne hanno 213, targhettati Merkel ed esprimenti la presidenza, probabile Junker, sono in questo momento forza di maggioranza, ma nella sostanza di minoranza rispetto al panorama maggiormente venato di critiche e di euroscetticismo.
I socialisti sono passati da 190 a 196, il loro peso relativo è cresciuto, la direzione è schiacciantemente socialdemocrazia tedesca, la prospettiva è l'intesa condizionante con i popolari.
La sinistra radicale, ringiovanita da Syriza, è passata da 35 a 42.
Tutto il resto è un mare dove destra e sinistra non esistono più, sono tutti euroscettici a parole, a caccia poi in sostanza di inclusione nelle larghe intese della maggioranza parlamentare, liberali (passati da 83 a 64), verdi (passati da 57 a 53), conservatori antifederalisti (passati da 57 a 46). Questi più o meno dovrebbero sostenere la maggioranza.
E' cresciuta notevolmente l'opposizione di destra tra gruppi euroscettici indipendenti. Queste forze piene di fascisti, nazisti, xenofobi, razzisti, hanno attualmente la loro base oggettiva in Francia con agganci significativi in Inghilterra, Italia, e di simile orientamento è anche la maggioranza dell'Est Europa. Il pericolo di questa presenza è la legittimazione parlamentare e istituzionale, non tanto dei sentimenti reazionari che dentro la crisi c'erano e ci saranno, quanto della militanza paramilitare organizzata che vuole sporcare i paesi europei di nero e di sangue.
In questo senso l'europarlamento può diventare un centro politico organizzato della reazione.
Serve quindi un fronte antifascista e antimperialista europeo come movimento ma anche come rappresentanza alternativa fuori dal parlamento.

No comments:

Post a Comment