pc 1 ottobre - 27° ANNIVERSARIO DISCORSO "DALLA GABBIA" DEL PRES. GONZALO - NON MERA CELEBRAZIONE
Vogliamo
riprendere il contributo dato dal presidente Gonzalo, fino al suo
arresto nel settembre del 1992, all'applicazione della linea, strategia,
concezione maoista della guerra popolare sia per i paesi oppressi
dall'imperialismo che per i paesi imperialisti. Lo
facciamo riportando stralci dal lungo articolo "Sulla strategia e
applicazione della guerra popolare in Italia" apparso sulla Rivista
marxista-leninista-maoista La Nuova Bandiera, che riprende alcune parti
dell'Intervista rilasciata dal Pres. Gonzalo nel 1988.
Di questa Rivista sono in corso delle presentazioni - per info: pcro.red@gmail.com
L'intervista integrale fu dai compagni che poi diedero vita al PCm
-Italia pubblicata nel 1990 sull'allora giornale comunista
"Rossoperaio".
Già Lenin sottolineava come ogni sciopero, per dire ogni lotta, che i lavoratori, proletari conducono suggerisce con grande forza agli operai l’idea del socialismo, della lotta di tutta la classe operaia per la sua liberazione dal giogo del capitale. Lo sciopero fa capire agli operai chi sono non soltanto i capitalisti, ma anche il governo, le leggi. Aggiunge Lenin che il governo stesso comprende molto bene che gli scioperi aprono gli occhi agli operai. E dice Lenin, citando un ministro degli Interni tedesco, ma potremmo dire qualsiasi ministro degli Interni di oggi, “dietro ogni sciopero è appostata l’Idra della rivoluzione”. Ecco perchè - dice Lenin - i “socialisti chiamano gli scioperi una scuola di guerra”. Quindi noi attingiamo le prime lezioni, dalla pratica applicata storicamente dal movimento comunista internazionale e dall’esperienza concreta che conduciamo nel corso di questa lotta.
Il Presidente Gonzalo nella sua magistrale intervista così affronta lo stesso problema: “Quello che scrisse Marx in ‘Passato, presente e futuro dei sindacati’... la lotta di rivendicazione è una guerra di guerriglia... La lotta per il salario, l’orario, le condizioni di lavoro e gli altri diritti che la classe,
il proletariato, il popolo conducono lanciando uno sciopero, è una guerra di guerriglia, in cui non si lotta soltanto per una concreta questione economica e politica, se d’interesse generale, ma anche li si prepara per i momenti decisivi, futuri; è questa la sua essenza storica. Questo è il nostro problema: coniugare la lotta rivendicativa alla lotta per il potere e chiamiamo questo sviluppare il lavoro di massa dentro e per la lotta popolare”...
...Lenin, procedendo sempre nell’analisi degli scioperi, dice: “gli scioperi sono una scuola di guerra, non già la guerra stessa”. Anche nell’approcciare questo problema i maoisti italiani, nello sforzo di applicazione alla realtà del nostro paese, dovevano collocare storicamente questo problema nella storia concreta dell’Italia, e in particolare nella sua storia più recente, e quindi dovevano osservare e andare a rileggere, riprendere le lezioni che venivano dalla storia della lotta nel nostro paese.
La Resistenza prima esperienza di guerra di popolo
In questo noi godiamo di un vantaggio eccezionale, perchè nel nostro paese la guerra rivoluzionaria ha una storia e ha scritto pagine eccezionali. Prima fra tutte, chiaramente, la Resistenza, la guerra di resistenza, la guerra partigiana, la guerra di liberazione dal nazifascismo. Ed è singolare come questa che è stata la pagina più gloriosa della storia del nostro paese, se si vede dal punto di vista della classe proletaria, della sua battaglia di liberazione, non venga riconosciuta come la prima esperienza di guerra popolare nel contesto di un paese imperialista come il nostro, una dimostrazione pratica del proletariato della via della lotta popolare in un paese imperialista. Negare l’applicazione della guerra popolare nei paesi imperialisti, è negare la Resistenza. Non si sta negando una categoria astratta dei classici del marxismo, si sta negando la realtà storica del nostro paese e di tante altre realtà che nei paesi imperialisti si sono date, che pur non avendo raggiunto le alture della Resistenza, sono state interne alla stessa strada.
Quindi, le lezioni della Resistenza antifascista forniscono ancora oggi in un contesto di paese imperialista, che chiaramente è modificato in tanti aspetti, le lezioni necessarie per costruire il nostro ‘patrimonio’ di partenza.
E anche il Presidente Gonzalo nella sua intervista questo dato lo mette pienamente in rilievo, vale a dire che la Resistenza in Italia sia stata una dimostrazione di come la rivoluzione nel cuore dei paesi imperialisti avesse ben bisogno della teoria militare della guerra popolare, e come questa fosse non certo la negazione della rivoluzione dell’Ottobre, ma il suo necessario sviluppo nell’edificazione di una teoria militare completa del proletariato, che nell’applicazione apporta ulteriori esperienze e sviluppi. Certo, nella III Internazionale l’opportunismo di destra ha sempre rappresentato la stessa esperienza dell’Ottobre in maniera estremamente travisata, come esperienza fatta di lunghi anni di lotta pacifica e legale sfociata nell’insurrezione e nella ‘presa del Palazzo d’Inverno’; mentre la lotta armata in Russia c’è stata in lunghi anni e in particolare in alcune fasi prima dell’insurrezione dell’Ottobre...
...Come pure non nascerà certo dal caso il più ampio fenomeno di ripresa della lotta armata in un paese imperialista che si manifesta in Italia negli anni ‘70.
Il Presidente Gonzalo tuttora offre il criterio di lettura più avanzato di questo fenomeno nella realtà attuale del movimento comunista internazionale e del Movimento Rivoluzionario Internazionalista (Mri).
Il Presidente Gonzalo scrive: “In quanto all’azione insurrezionale in Europa, si tratta di fenomeni ampi, espressione di una realtà oggettiva. Di conseguenza la questione non è condannare, bensì comprendere, studiare, analizzare, e vedere come si stanno esprimendo. Come anche nella vecchia Europa si danno situazioni rivoluzionarie e che anzi vi sono uomini che impugnano la lotta, avendo compreso che è l’unico modo per conquistare il potere. Questo è un duro colpo per il revisionismo che nella stessa Europa, considerata uno dei suoi bastioni, comincia ad essere abbandonato. Qualunque sia il livello raggiunto, e i problemi pendenti, innegabilmente questo fenomeno è un importante passo in avanti”...
Continua il Presidente Gonzalo, sempre parlando delle lotte insurrezionali in Europa: “...crediamo che queste lotte debbano essere seriamente studiate, nel vedere qual’era la loro ideologia, quale politica seguono, di quale classe sono al servizio, di come affrontano la questione delle due superpotenze...”. Il Presidente Gonzalo indicava una traccia. Non si possono considerare le formazioni combattenti il punto di riferimento della ripresa del mlm, perchè la loro ideologia ispirata da altre correnti di pensiero - America Latina, Tupamaros, guevarismo - la loro politica non fu di unire la lotta insurrezionale alle masse, non di colmare il divorzio, ma di avere programmaticamente una linea che eternizzava questo divorzio. E’ lì che sta la matrice profonda della loro progressiva degenerazioni in gruppi militaristi, fino a terroristi puri, nella loro espressione negativa. Di quale classe sono al servizio? - dice il Presidente Gonzalo. Della piccola borghesia, molto semplicemente. Sono stati la traduzione armata dei sentimenti della piccola borghesia rispetto ai mali del mondo e alla realtà dell’esistenza di una classe rivoluzionaria fino in fondo nel nostro paese...
...Continua il Presidente Gonzalo: “...osserviamo che vi sono organizzazioni che si orientano verso la ripresa di Mao, altre che cominciano a porsi il problema del partito, a comprendere che la sola lotta insurrezionale è insufficiente. Dobbiamo considerarlo come un nuovo risveglio, comprendere che si possono commettere gli errori - chi non li commette? - ma essi stessi potranno trarre lezioni dai propri errori, così come stanno facendo; e così avanzeranno, scopriranno il mlm, formeranno i loro partiti e faranno le loro guerre popolari secondo il carattere socialista delle loro rivoluzioni...”.
Continua il Presidente Gonzalo: “...in sintesi è una prova che anche in Europa esiste una situazione rivoluzionaria in sviluppo diseguale, vi sono uomini stanchi del putrido revisionismo...”. E sottolinea il Presidente Gonzalo, e lo sottolineiamo anche noi: “...in condizioni tanto difficili, nel ventre dell’imperialismo in cui la lotta è assai complessa...“. Tutti devono fare i conti con la profondità con cui il Presidente Gonzalo sottolinea il problema. Certo che bisogna costruire partiti comunisti marxisti leninisti maoisti militarizzati, ma in paesi in cui vi sono “...condizioni tanto difficili, nel ventre dei paesi imperialisti in cui la lotta è assai complessa...”.
...ciò costituisce già una speranza e una prova di come la tendenza principale sia la rivoluzione e di come anche in Europa ci si orienti verso la rivoluzione... occorre comprendere che anche se si tratta di pionieri stanno aprendo delle brecce e che ciò merita più fiducia e più comprensione, se vi è chi già si pone il problema del partito e della ripresa di Mao, che significa orientarsi al marxismo, sceglierlo a fondo, scegliere il mlm... In Europa si svolgono lotte che presentano limiti ed errori come tutte, ma che vanno considerate come un’espressione della marcia incontenibile della rivoluzione e di come sempre più i popoli scelgono di prendere il fucile per rovesciare l’ordine esistente, fanno esperienze e si orientano verso il ml”.
Anche qui, Gonzalo dice “in Europa si svolgono lotte che presentano limiti ed errori”. E’ chiaro che questo è inevitabile e che si presenta in ogni esperienza che inizia, ma chi intende riprendere questa strada, dall’analisi di questi limiti ed errori deve pur partire, è dal superamento di questi limiti ed errori che dimostra quale strada sta percorrendo. Chi invece riprende considerando secondari limiti ed errori, oggi non allora, non marcia verso il mlm ma si contrappone ad esso.
“...per me - dice Gonzalo - è motivo di gioia osservare che in Europa si sta aprendo la strada della rivoluzione. E quali che siano gli urti, gli inciampi che essi incontrano, occorre avere fiducia nelle masse, fiducia nei popoli, fiducia nel fatto che anche qui come altrove si darà una rivoluzione insurrezionale, seguendo il marxismo. Questo che dobbiamo pensare, insisto, che dobbiamo guardare in prospettiva storica più a lungo termine, studiare seriamente questi movimenti e incoraggiare tutto ciò che tende verso il mlm, alla costruzione dei partiti e alla guerra popolare”...
Il ruolo della guerra rivoluzionaria nella formazione dei militanti
Dall’‘Intervista’ del Pres. Gonzalo: ”...altri cambiamenti sono legati alla formazione dei militanti. Ovviamente la guerra forgia in maniera diversa, tempra, ci permette di incarnare più profondamente l’ideologia, di generare dei militanti ferrei nel principio di affrontare la morte, di strappare l’alloro della vittoria...”.
Questo passo indica il ruolo della guerra rivoluzionaria non solo nel cammino strategico verso la vittoria, ma anche nella formazione dei militanti...
Nella Tesi approfondiamo qual’è l’elemento decisivo nella formazione dei militanti di un partito rivoluzionario che abbia intenzione di fare la guerra popolare. E’ la scelta di vita, di dare la vita, di mettere in gioco la propria vita, di considerarsi in guerra permanente con l’imperialismo, di considerare i problemi della lotta politica e sociale in termini militanti.
Numerosi militanti di queste formazioni sono stati un esempio di questo, che nel putrido sistema imperialista occidentale rappresenta un contributo storico e un insegnamento, su cui bisogna plasmare i nuovi quadri di un partito autenticamente rivoluzionario che abbia serie intenzioni di fare quello che dice...
...Il Presidente Gonzalo risponde ad una domanda precisa che gli viene dall’intervistatore: “molti si domandano: quale sia la radice della forza e decisione dei militanti del Pcp... da dove la prendono tutta questa energia, tutto questo spirito anche quando prendono i peggiori rovesci, come si sviluppa la formazione ideologica di questi militanti? “La forza dei militanti del partito si fonda sulla formazione ideologica - risponde il Presidente Gonzalo - sul fatto che i militanti abbracciano l’ideologia del proletariato e la sua attualizzazione, il mlm, pensiero Gonzalo, il programma e la linea politica generale e il suo centro, la linea militare...” Che vuole dire “il suo centro la linea militare?”, che accettano che il partito che dobbiamo costruire è di questa natura. “Da ciò - dice il Presidente Gonzalo - deriva la forza dei militanti del partito. Cosa che ci preoccupava parecchio prima dell’inizio della guerra popolare ... Durante la preparazione di essa ci ponemmo il problema fissando due altri obiettivi: rompere con la vecchia società, dedizione completa alla rivoluzione fino al sacrificio della vita...”. E il Presidente Gonzalo continua: ma come si svolge concretamente ciò? Questo è ciò che ci unisce di più al Presidente Gonzalo.
Noi non ci siamo mai posti nella nostra vita, nella storia della nostra formazione politica, da cui nasce il PCm, un problema senza porci immediatamente la domanda: ma concretamente che significa?
Il Presidente Gonzalo ce lo dice. Parte innanzitutto da come si va formando ognuno dei futuri militanti: “prima di tutto nella lotta di classe”.
Prima di tutto nella lotta di classe! Quelli che vogliono fare i partiti comunisti maoisti innanzitutto sono compagni che fanno prima di tutto la lotta di classe, militanti che fanno la lotta di classe.
Ci sono nel nostro paese, così come in altri paesi, compagni, o presunti tali, che pretendono di fare una lotta rivoluzionaria, quando nella loro vita non gli è capitato di dirigere neanche uno sciopero! Neanche uno scontro con la polizia, neanche un’occupazione di una strada.
“...ognuno vi partecipa, avanza, lavora - dice Gonzalo - sempre più vicino a noi, sinchè ciascuno individualmente prende la grande decisione di entrare nel partito. Questo considera la sua situazione, i suoi meriti, i suoi limiti, perchè tutti ne abbiamo...”.
Quando un compagno viene alla nostra organizzazione, quando noi stessi decidiamo di essere organizzazione, ci arriviamo con i nostri limiti. Ci sono limiti dell’esperienza che abbiamo, limiti delle idee che pensiamo, limiti della classe a cui apparteniamo. I comunisti appartengono alla classi, agli strati e ognuno si porta dietro tutto questo anche quando decide di fare il partito, anche quando decide di costruirlo e dirigerlo, viene da un gruppo, da una storia e ogni gruppo ha i suoi lati negativi, e si è porta dietro qualcosa dei limiti della sua esperienza.
“...Nel partito - continua Gonzalo - comincia la sistematica formazione ideologica e in questo che noi diventiamo comunisti e questo che crea dei comunisti...”.
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