La strage dei migranti nelle acque tunisine - Una denuncia e presa di posizione di proletari comunisti/PCm Italy
Il
10 maggio, al largo di Sfax in acque internazionali si è consumata
l’ennesima tragedia di migranti con oltre 70 morti, la maggior
parte provenienti dal Bangladesh ma anche da Marocco, Egitto e Paesi
dell’Africa subsahariana la cui nazionalità non è ancora chiara.
16 sono invece i sopravvissuti, salvati da alcuni pescatori tunisini,
di cui due in condizioni gravi trasferiti all’ospedale
universitario Habib Bourguiba di Sfax, gli altri invece nel centro di
accoglienza della Luna Rossa nella città di Zarzis.
11 maggio 2019
Il
barcone su cui viaggiavano i migranti era salpato dal porto libico di
Zuara e dopo essere stato abbandonato dallo scafista al largo di
Sfax, è andato alla deriva.
In
seguito all’inasprimento dello scontro in Libia tra le truppe del
generale Haftar e quelle fedeli al governo con sede a Tripoli di Al
Serraji, entrambi sostenuti da diversi Paesi imperialisti e potenze
regionali, la vita dei migranti in Libia e ancora più in pericolo.
Ciò
che il Ministro fascio-leghista dell’Interno Salvini chiama “porti
sicuri” in Libia, in realtà sono sede di campi di detenzione per
migranti gestiti dai vari signori della guerra locale che vendono i
migranti come schiavi, stuprano le donne, torturano e uccidono.
Inoltre con l’infuriare della guerra civile alcuni di questi campi
sono stati chiusi con i migranti dentro facendoli rimanere senza
acqua e cibo e con il rischio di morire sotto il fuoco incrociato,
altri ancora sono stati obbligati a divenire mercenari nelle ultime
settimane.
In
questo contesto i migranti provano ancor più a scappare dall’inferno
libico creato dall’imperialismo, sempre ieri 13 migranti senza
documenti avrebbero provato ad attraversare la frontiera
libico-tunisina via terra nei pressi di Ben Guardane ma sono stati
intercettati dalle forze di sicurezza tunisine, hanno dichiarato di
essere per la maggior parte somali.
Queste
ennesime morti in mare sono la conseguenza delle politiche per la
“sicurezza” delle frontiere europee di cui il governo
fascio-populista italiano è in prima linea nel loro rafforzamento ed
estensione oltre i confini della “Fortezza Europa”, facendo
accordi con i governi reazionari dei paesi del nord Africa tra cui
Tunisia e Libia e dei Paesi della fascia subsahariana immediatamente
a Sud di questi Paesi.
Proprio
la settimana scorsa in occasione dell’incontro inter-governativo
tra Italia e Tunisia, Conte, Di Maio e Salvini si sono recati
personalmente a Tunisi promettendo ulteriori finanziamenti al governo
anti-popolare e reazionario Chahed per bloccare l’immigrazione e
allo stesso tempo hanno incassato il sostegno di quest’ultimo sulla
posizione italiana per promuovere il proprio interesse nello scenario
libico in cui si incrociano differenti interessi inter-imperialisti
(le contraddizioni inter-imperialistiche).
Nell’ottobre
2017 come frutto di questi accordi anti-immigrazione tra Italia e
Tunisia, una motovedetta tunisina aveva speronato un barcone di
migranti causando la morte di almeno 44 migranti e lo scorso giugno
oltre 60 migranti (principalmente tunisini) morirono sempre a causa
del ribaltamento del barcone appena salpato. Davanti ad una tale
strage provocata lo stesso primo ministro tunisino Chahed era stato
costretto a licenziare il ministro degli interni per salvarsi la
faccia.
Intanto
in Tunisia si intensifica la lotta degli immigrati, quasi tutti
dell’Africa subsahariana, contro il razzismo e perché lo Stato
tunisino riconosca i loro diritti.
È quanto mai necessario che gli immigrati in Italia e Tunisia si uniscano alle lotte dei lavoratori in entrambi i Paesi contro le politiche razziste e imperialiste che stanno trasformando il Mar Mediterraneo in un vero e proprio cimitero di popoli.
proletari comunisti/PCm ItalyÈ quanto mai necessario che gli immigrati in Italia e Tunisia si uniscano alle lotte dei lavoratori in entrambi i Paesi contro le politiche razziste e imperialiste che stanno trasformando il Mar Mediterraneo in un vero e proprio cimitero di popoli.
11 maggio 2019
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